Luigi Turinese: Passaggi. Il Volo di Mangialardi

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Luigi Turinese è un personaggio dalle mille competenze e passioni. Infatti oltre a esercitare la professione di medico, psicologo analista e scrittore è anche un grande amante della musica. La sua arte si potrà ammirare nel concerto in programma sabato 21 gennaio al Teatro Garbatella di Roma (in Piazza Giovanni da Triora 15), dove presenterà il suo secondo lavoro discografico intitolato “Passaggi. Il Volo di Mangialardi”. Dodici canzoni intrise di metafore evocative e visionarie che ben esprimono gli stati di “passaggio” importanti a cui la vita ci sottopone.

“Passaggi” è un album un po’ all’antica, un concept album attraversato dal tema della libertà che ne è il suo fil rouge. Gaber cantava “Libertà è partecipazione”: è d’accordo?
Quello di libertà è un concetto universale, che attraversa epoche e luoghi connotandosi di volta in volta in maniera differente. Il pezzo di Gaber è del 1973 e cinquant’anni fa lui cantava che si è liberi soltanto nella condivisione. Ovviamente concordo con Gaber; ma potrei aggiungere per esempio che non è possibile perseguire un sufficiente grado di liberazione sociale trascurando un percorso di liberazione interiore. Se giriamo intorno al tema della libertà troveremo sempre altre sfumature, che in precedenza ci erano sfuggite. È un po’ come quando si vuole definire l’anima: “Per quanto andrai peregrinando, non raggiungerai mai i confini dell’anima, tanto profondo è il suo logos“, ammonisce Eraclito.
Nell’album è presente anche una sua interpretazione del “Disertore” canzone di Boris Vian (1954). Perché questa scelta?
Come molti, ho conosciuto Le déserteur nella traduzione di Giorgio Calabrese cantata da Ivano Fossati e me ne sono innamorato. In gioventù fui obiettore di coscienza, per cui non è stato difficile aderire al tema antimilitarista. C’è tuttavia, nel brano di Vian, un sapore esistenzialista che ne rivela nascoste valenze metaforiche. Siamo chiamati tutti a disertare, quando una situazione o una relazione mettono a rischio la libertà: libertà di agire, di pensare, di dissentire e così via. Ed eccoci di nuovo al tema della libertà. Nell’album c’è una precisa circolarità, che conduce dalla traccia numero 1 (Intro 4 freedom) alla traccia numero 12, appunto Il disertore, che chiude il disco.
Nella foto di copertina il giovane Mangialardi – protagonista del sottotitolo – è sospeso nell’aria, si lancia apparentemente nel vuoto, ma sotto di lui lo attende l’acqua del lago dove spera di approdare. Mangialardi rappresenta la figura del viaggiatore per eccellenza, dell’esploratore vagabondo alla continua ricerca di nuovi territori inesplorati di libertà. Che cosa rappresenta per Luigi Turinese il viaggio?
Il viaggio è il modo più antico e più nobile per delocalizzarsi, per spaesarsi. Un viaggio può cambiare il nostro sguardo sul mondo. Nell’album precedente, “Ballate di un’altra estate” (2016), due canzoni sono esplicitamente ispirate alla figura di Jack Kerouac: A J. K. e Sulla strada. Con la figura di Mangialardi, eroe non epico, ho messo in scena un Parsifal in versione picaresca.

C’è un viaggio che le ha cambiato la vita?
Sicuramente importanti furono un paio di viaggi che feci a metà dei meravigliosi anni ‘70 con il mio fraterno amico Giuseppe Manfridi, oggi drammaturgo di caratura internazionale. Ci muovevamo in autostop o su tratte ferroviarie notturne, per risparmiare i soldi del pernottamento. Eravamo due beatnik con vent’anni di ritardo: una cosa molto tenera. Poi, a proposito di percorsi di liberazione interiore, voglio ricordare il mio lungo percorso di analisi personale: un viaggio nell’inconscio che non è stato meno importante dei viaggi on the road.
Un posto dove vorrebbe andare?
Il Maghreb.
Perché ha registrato l’album a Tenerife?
A Tenerife vive da dieci anni il mio secondo figlio, Simone, un musicista di rara sensibilità. È il mio produttore artistico, mi piace molto lavorare con lui: sa confezionare sempre una veste su misura alle canzoni che gli porto o che gli mando. Lavora con musicisti locali che danno una coloritura particolare ai miei brani.
Ci ricorda chi sono i musicisti che la accompagnano in questa avventura…
Nel concerto del 21 gennaio mi affiancheranno Adriano Piccioni alle chitarre, Fabrizio Sellan alle tastiere, Francesco Cognetti al basso, Piero Tozzi alla batteria e Ines Melpa ai cori. Per questo evento speciale ho voluto la presenza di Simone Turinese, che come ho detto ha arrangiato l’album, alla chitarra elettrica.
Il brano “L’universo e l’io” ha un arrangiamento molto particolare – sitar e violoncello –: ci vuole dire qualcosa in più di questa scelta?
Il brano ha un testo particolare. Quando l’ho fatto ascoltare a Simone, gli ho chiesto di cercare dei timbri che ne sottolineassero il sapore “mistico”. Come sempre, non ho avuto bisogno di molte parole: ha capito esattamente che cosa volevo.
Che concerto sarà quello del 21 Gennaio al Teatro Garbatella?
Dato che la finalità è quella di presentare un lavoro nuovo, ho scelto di suonare in un teatro, in modo da favorire un ascolto attento. Ho voluto un teatro di dimensioni medie, in modo da poter disporre di un palco sufficientemente grande. Sarà una grande festa, anche perché nella seconda parte riproporrò gran parte dell’album precedente, con la presenza di alcuni amici che mi hanno accompagnato in questi anni.
Progetti futuri?
Vorrei diversificare le proposte musicali, adattandole ai diversi ambienti. Per piccoli club ho allestito un organico acustico (chitarre, basso e percussioni). Inoltre sto lavorando a un recital piano e voce con il pianista Antonio Zito, che sarà tra gli ospiti della seconda parte del concerto al Teatro Garbatella. Infine sarebbe bello che si moltiplicassero i festival dedicati alla canzone d’autore, per i quali sarei disposto a muovermi con organici ridotti: eventualmente anche in duo, con Adriano Piccioni, che mi affianca da alcuni mesi ed è un chitarrista bravo e versatile. Il mio amico e collega Salvatore La Carrubba sta organizzando situazioni del genere in Sicilia e sicuramente lo asseconderò.
Ci saluti con il suo sogno nel cassetto…
Ne ho più d’uno. Visto che considero utopia non ciò che è irrealizzabile ma ciò che non è ancora realizzato, mi piacerebbe portare all’estero la canzone d’autore italiana.