Giant The Vine – A Chair At The Backdoor (Luminol, 2023)

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Dopo quasi dieci anni tornano i Giant The Vine e firmano un album ricco di suggestioni!

Forse, come raccontano loro stessi l’esordio “Music for Empty Places” del 2014 venne realizzato tra rattoppi e confusione, ma ciò non toglie che sia ancora oggi un album interessante. Quei frammenti, dove il prog incontra il pop, con verve elegante, con la scelta coraggiosa di escludere le parti cantate, trovano una nuova espressione in questo secondo lavoro che arriva a distanza di quasi dieci anni ed ora tutto appare più maturo e stabile, rafforzato da un’esperienza accumulata anche in altri percorsi.

Un digipack a tre ante racchiude un disco che suona originale, ma senza intoppi o particolari esigenze d’ascolto, anzi scorre in modo lineare e piace per la raffinatezza sin dalle batture iniziali di ‘Protect Us From The Truth’ strutturata in un crescendo cinematografico, che omaggia il suono classico del post rock. Ancora più bella e raffinata ‘Glass’, accompagnata da un suggestivo videoclip in bianco e nero.

Difficile non rimanere incantati davanti alla poesia strumentale di “The Potter’s Field”, con un tambureggiare ritmico, dove il basso si eleva su tutto, scandito da affascinanti arpeggi di chitarra. Rintocchi di pianoforte ricamano “Jellyfish Bowl” che rievoca l’audacia melodica dei loro idoli Talk Talk di fine carriera. “The Heresiarch” spiega le ali elettriche, con rimbalzi ritmici e riff compressi che omaggiano i Porcupine Tree, ed è il pezzo più heavy dell’album, che in “The Inner Circle” torna a coprirsi di meravigliose ombre sonore, dimostrando che c’è una possibile via di innovazione al rock, senza destrutturarne la fisionomia. La chitarra acustica che introduce i dodici minuti della conclusiva title track apre squarci melodici che vagano tra eclissi e luminosità, in un gioco a rimbalzo che dimostra l’ampiezza di influenze del gruppo, con un sax che rievoca Soft Machine, ma anche i più vicini Radiohead.

“A Chair At The Backdoor” è la sintesi di un notevole passo in avanti, per una band che si puntella su percorsi tracciati, ma che ha saputo crearne uno proprio di tutto rispetto.

Biografia

Provenienti dal Levante ligure, i Giant The Vine nascono nel 2014 per volontà dai chitarristi Fulvio Solari e Fabio Vrenna (che si occupa anche di tastiere e mellotron). Il nome è un omaggio a due grandi influenze del gruppo, i Gentle Giant e i Genesis, il loro prog-rock si ispira sia ai giganti del passato, dai King Crimson agli Yes, sia a nomi degli ultimi anni come Mogwai, Porcupine Tree e agli stessi amatissimi Talk Talk. Nel 2019 debuttano con Lizard Records: con “Music For Empty Places”, ottimamente accolto dalla critica internazionale ma la pandemia ferma i programmi del gruppo, Lo stop fa sì che il quartetto si dedichi alla composizione del secondo album “A Chair At The Backdoor”. La band si completa con Antonello Lo Piparo al basso e Daniele Riotti alla batteria.