Sick’n’Beautiful – viaggi interstellari

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Avevamo conosciuto Herma Sick in occasione dell’intervista alle Venus 5 di cui fa parte. Ora ci presenta il suo gruppo i Sick’n’Beautiful che hanno pubblicato il loro terzo album per conto della potente indie napoletana Frontiers Records. Ma bando alle parole e diamo subito la parola a Herma Sick. Quando avete deciso di fondare la band? “Diciamo che più che una decisione, è il frutto di un vero e proprio stile di vita. I Sick N’ Beautiful sono da sempre nomadi in giro per lo spazio e la musica è sempre stato il mezzo comunicativo per inviare messaggi e segnali tramite onde radio o durante le esibizioni sui diversi pianeti. Ed è proprio tra un pianeta e l’altro che la band ha preso forma, componendosi di individui estremamente diversi e variopinti, uniti dalla stessa passione. Io entrai nella band quando l’astronave approdò sulla Terra a causa di un’avaria ai motori… O meglio, mi rapirono e mi innestarono organi alieni e da quel giorno nulla fu più come prima. Nel 2015 rilasciammo il nostro primo album in formato terrestre, quindi potremmo dire che quello è il nostro punto di partenza qui tra voi umani, ma è un viaggio iniziato tanto tanto tempo fa…” Qual è il concept che sta dietro ai Sick’n’Beautiful? “Non c’è un vero e proprio concept, esprimiamo semplicemente la nostra essenza circense attraverso le influenze interplanetarie più disparate, cercando di portare la gente con noi in un viaggio tra lo sci-fi, l’horror, il grottesco… Il tutto condito da tanto colore e divertimento.” Perché SICK e perché BEAUTIFUL? “Perché siamo malati e bellissimi, non trovi? C’è un pizzico di perversione e follia in tutto ciò che facciamo e crediamo ci sia un pizzico di bellezza nella perversione e nella follia.” L’aspetto visuale mi pare molto importante per voi? “Assolutamente sì, ma va di pari passo con tutto il resto: cerchiamo di portare uno show a 360°, in cui ogni aspetto deve essere curato e ben bilanciato per creare un risultato armonioso. Il nostro intento è di portare lo spettatore nel nostro mondo fatto di suoni e colori, cercando di creare una vera e propria esperienza in cui possa arrivare a sentirsi protagonista.” Si parla di un vascello denominato BFS9000… Vi sentite attratti dal mare? “Ci piace vagare e navigare, che sia nello spazio, per terra, per mare… E considerando che la nostra astronave BFS9000 al momento è ferma qui sulla Terra, stiamo esplorando il pianeta utilizzando principalmente i mezzi umani. Siamo attratti dai paesaggi terrestri in generale, senza particolari predilezioni. Poi ognuno di noi ha le proprie preferenze e inclinazioni… La nostra batterista Evey ad esempio, essendo un esemplare vegetale, ama ogni forma d’acqua!” I primi due album sono stati stampati dalla vostra casa discografica la Rosary Lane Records, perché questa scelta in totale autoproduzione? “Essendo arrivati da poco sulla Terra, abbiamo studiato la produzione musicale locale, con l’apporto delle mie reminiscenze umanoidi, e abbiamo prodotto i primi due album a bordo della nostra astronave, sperimentando una fusione tra sonorità terrestri ed extra-terrestri. È stato quindi un modo per conoscervi meglio e iniziare a farci conoscere.” Come mai avete scelto la Frontiers Records per il vostro nuovo album “Starstruck”? “Pare che le nostre frequenze siano state captate dalla Frontiers Records, che ci ha contattato per una proposta che abbiamo trovato in linea con il nostro percorso e che ci ha aperto più possibilità e siamo stati ben felici di accettare!” Quali brani rappresentano al meglio il vostro stile? “Domanda difficile, ogni brano esprime una nostra diversa sfaccettatura, dalla più giocosa alla più cupa. Ovviamente l’ultimo album è quello che ci rappresenta di più in questo momento storico, con tinte più scure e aggressive. Potrei citare ad esempio “This is not the end”, “Deep end dark”, “Starstruck”, “Pray tell me”… Ma ci sono tanti brani dagli album precedenti che continuano a contraddistinguerci quali “Sick to the bone”, “Makin’Angels”, “New Witch 666” , “Radio Siren”, “Fire True”, Megalomaniacal”…” Il vostro sound è molto vario forse perché non vi volete fossilizzare in un unico stile? “Come già accennato, esprimiamo noi stessi in ogni modo e forma possibile, non ci sentiamo legati ad uno stile in particolare, ogni brano e ogni disco mette in luce diversi nostri lati in diversi momenti. Le nostre origini ed influenze sono estremamente varie e il risultato finale deriva dalla loro unione.” Mi pare che l’album sia stato ben accolto all’estero? “”Sì, siamo contenti dei risultati raggiunti fin qui e speriamo possa essere solo l’inizio. Siamo reduci da un tour in UK di supporto ai Wednesday 13 che ci ha regalato grandissime soddisfazioni e puntiamo a farci conoscere sempre di più nelle varie parti del globo!” I vostri piani futuri? “Il nostro piano a lungo termine è sempre quello di raccogliere fondi sufficienti a riparare la nostra astronave e tornare a girovagare nello spazio e ovviamente nel frattempo puntiamo a girare in lungo e in largo questo pianeta per riuscire nell’impresa! Quindi sono sicuramente tra i piani altri tour e festival… E chissà, magari c’è anche del nuovo materiale in lavorazione.” Attualmente il mondo è SICK…ma credo che voi volete che sia BEAUTIFUL, o sbaglio? “La virtù sta nel mezzo. Gli estremi ci affascinano e se ogni estremo ha bisogno del suo opposto per esistere, io credo che il vero equilibrio si raggiunga proprio quando sussistono entrambi. In altre parole, per un mondo più “beautiful”… You gotta stick with the sick!!”

Per saperne di più: https://www.facebook.com/sicknbeautifulband