Zagara – Duat (Overdub Recordings ODR 154)

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Torino e la gita scolastica di Quinta Elementare, provenendo da Sondrio: fu il Museo Egizio la meta più emozionante ed erano i giorni in cui in televisione c’era il bellissimo (e pauroso) sceneggiato Belfagor o Il fantasma del Louvre (con Juliette Gréco come attrice principale). Il melting pot di sensazioni dall’ascolto di questo disco (edito dall’attiva Overdub Recordings) si enfatizza dal ricordare che Anubi (raffigurato dapprima come sciacallo o canide, con grandi orecchie e lunga coda, in seguito in forma ibrida con testa di sciacallo nero e corpo umano) è considerato il Signore della Duat ossia dell’Aldilà. Ma il vortice di sensazioni aumenta con l’analizzare il nome della band, perché per zagara si intende il fiore dell’arancio, del limone e del bergamotto: viene utilizzato nella cosmesi per aumentare il profumo. Il vortice ora è diventato un tornado ed io ne sono al centro: Maat è il brano che apre il progetto e mi ricordo che così si chiamava la dea egizia che personifica equilibrio, verità, ordine e la giustizia. A metà disco compare il brano Apophis, divinità che proprio non andava daccordo con Maat, essendo l’incarnazione della tenebra, del male e del caos: il sound dei tre Zagara è ostico da classificare, oscillando tra un indubbio humus psichedelico e l’alternative rock, toccando anche le basi ritmiche tipiche del grunge. Duat è completata dal progetto grafico, ispirato ai sogni surrealisti di Salvator Dalì. Un bel disco, poco celebrale rispetto alle considerazioni filosofico / artistiche sino a qui enunciate: la riprova dal singolo usato per lanciarlo ossia Se ha fame, forse il momento più easy assieme a Il Giardino Dei Tarocchi, brani dove la mano del produttore Riccardo Salvini è forte, tangibile e piena di esperienza. Mixato da Danilo Bettocchio, vede Gianni Vallino occuparsi della masterizzazione presso il Kalibu Studio. La line-up dei Zaraga prevede Daniele Cimino (voce, chitarra, tastiere), Federico Mao (basso, moog, chitarre acustiche) ed il batterista Federico Bevacqua.

Tracklist di questo disco: Maat, Quello che ha un peso, Se ha fame, Apophis, Pezzi di ossa, Illuminami, Il giardino dei tarocchi, Amnesia, Sole e limo, Lago.