Due chiacchiere con Giancarlo Pizzi

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Ero a riguardare un po’ di mie recensioni e mi sono imbattuto in Open, l’ultimo lavoro di Giancarlo Pizzi, artista sulmonese con alcune prove musicali già sperimentate ed allora l’ho chiamato per sapere come va

Open è l’ultimo tuo lavoro ed è del 2021 a quasi fine 2023 hai mente cose nuove?
Open mi ha aperto una strada. È quella che, a mia insaputa, avevo dentro: curare la produzione di brani pop/rock, dalla scrittura alla composizione, dalla registrazione  all’arrangiamento. Ho avuto la fortuna di imparare tanto in studio con Luca Carocci e Marco Fabi Arbore e (anche se a distanza) da Michael Barker. Il Verde Studio a Roma è uno spazio sacro per i musicisti. Basta pensare che 30 anni fa è passato di lì Lucio Dalla, per citarne uno, fino a Diodato per parlare dei giorni nostri

Tu insieme ad una cerchia molto ristretta sei un cantautore con la chitarra, come ci si trova in questo settore musicale pieno di trap, rap. Dobbiamo chiamare il WWF?
Il mio unico obiettivo è quello di fare musica nel mio studio, condividere idee e confrontarmi per creare qualcosa con chi sente la necessità di esprimersi.

Alcune tue canzoni hanno avuto sempre come denominatore comune una vena ironica, come si lega questo approccio con anche tematiche serie?
Non saprei spiegare come nasce una canzone, sicuramente nasce dall’esigenza di dire qualcosa. L’ironia  sicuramente accompagna la maggior parte dei miei testi che però sono frutto della spontaneità. In quello che provo a comunicare, il tentativo è sempre quello di essere onesto, prerogativa per la nascita di un brano.

Chi sono i tuoi artisti preferiti con i quali sei cresciuto e chi sono quelli che da tenere d’occhio della nuova generazione
Gli artisti con i qualI sono cresciuto sono i big della storia della musica: Queen, Led Zeppelin, Beatles e Stones. Sicuramente, negli anni , sono andato alla ricerca di qualsiasi cosa, provando anche ad ignorare le  classifiche. Negli ultimissimi anni il mio punto di riferimento è stato Nick Drake, ma anche Sufjan Stevens, John Butler trio, Ben Harper e tanti altri che potrei citare. Comunque penso di aver ascoltato veramente di tutto.

Come ci si fa a proporre in un mondo musicale competitivo che però forse non dà alcun tipo di sostentamento economico se non a pochi eletti?
Non credo molto nel farsi avanti per proporre propri brani o proprie produzioni . Bisogna fare le cose, tutto qua. Oggi abbiamo a disposizione tutti i mezzi per arrivare, più o meno , alle orecchie e alla testa della gente. Ovvio che per alcuni il fuoco del “successo ” si accende velocemente , ma poi potrebbe spegnersi con altrettanta velocità. Credo che le cose fatte con grande passione , professionalità e spensieratezza, sono le più longeve. La risposta potrebbe arrivare anche dopo dieci, venti o trent’anni. Abbiamo molti artisti che testimoniano questo! Sicuramente la competizione penso sia totalmente negativa in musica come per ogni altra forma d’arte,  questo  crea delle spaccature, mentre l’arte dovrebbe fare da collante sempre, quindi, i talent hanno una grande responsabilità sotto questo aspetto. Maria De Filippi ha distrutto una tradizione musicale che viaggiava serena su una strada sicura, creando un pubblico mostruoso e portando un tifo da stadio davanti agli artisti, invece che semplici critici ascoltatori.