110 e lode a mamma Angela Carli, tra Bowie ed un ciuchino

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Pittrice, vive a Siena ed ha una collezione di vinili storici: da Elvis Presley a Santana, passando per David Bowie, Simon and Garfunkel, Led Zeppelin, Beatles! E poi c’è la copertina del disco di Matteo Addabbo intitolato L’asino che vola), pubblicato dall’attiva Dodicilune: da subito lo sguardo umano di quell’asinello mi ha colpito e quindi logico mi è sembrato proporle di rispondere alle mie domande … perché lei innanzi tutto è una pittrice che scruta nell’animo!

Angela bentrovata: quanta emozione con quella copertina del disco di Matteo Addabbo: come è nata? Matteo è piombato da me allo studio e mi ha detto .. Ti offro l’opportunitá di avere soldi e fama! .. Naturalmente scherzava. Siamo amici fin da bambini e credo sia venuto naturale collaborare a questo progetto che è anche il simbolo della sua rinascita e il ritorno ad una quasi normalità che da tempo mancava, a lui, ma anche a noi amici che gli siamo fortemente legati. Il ciuchino rappresenta lui e chi come lui è delicato ma con un animo d’acciaio. Proprio per questo mi sono concentrata sugli occhi dell’asino… doveva avere lo sguardo umano, trasparente come come quello di chi nonostante le ammaccature ti guarda dritto negli occhi consapevole e fiero. È un pegaso nell’anima nonostante tutto.

Sul tuo profilo vedo tanti lavori e molti sono di argomento musicale: da dove nasce la tua ispirazione? In realtà il mio lavoro è puro divertimento, rappresento persone diventate icone e le interpreto. Senza la musica come sottofondo avrei un divertimento dimezzato. Pittura e musica parlano un po’ la stessa lingua, i colori e le forme si bilanciano e creano equilibri, così come i suoni combinandosi tra loro creano la melodia.

Angela da ragazza quale musica ascoltava? Ed ora quali cantanti ti convincono di più? Sono un po’ vintage: mio padre mi ha cresciuto con i Rolling Stones e i Pink Floyd ,ho una collezione di suoi vinili veramente spettacolare, da Elvis a Santana, David Bowie, Simon and Garfunkel, Led Zeppelin, The Beatles e molti altri che ascolto con il suo giradischi scassato ma ancora funzionante. Ero ragazza negli anni 90 e per fortuna avevamo un ampia scelta: Nirvana, Radiohead, R.e.m., Massive Attack, Sinéad o’ Connor, Red Hot Chili Peppers, sono solo alcuni dei miei preferiti, potrei elencarli altri venti. Attualmente ascolto sempre questi vecchi gruppi, a cui ho aggiunto un po’ di repertorio jazz: John Coltrane, Miles Davis, Oscar Peterson, Keith Jarrett. La scena musicale attuale non mi entusiasma e non riesco a trovare gruppi o artisti che mi facciano appassionare. Forse i Negramaro di qualche anno fa e i giovanissimi Maneskin per il loro slancio e la forza con cui ci provano.

I tuoi anni all’Accademia delle Arti di Firenze: quali i ricordi e quali contatti mantieni ancora con quel mondo? Non è stato un periodo semplice: mio padre è morto mentre frequentavo il terzo anno ed ho voluto finire il prima possibile, esami e tesi al volo.. ho finito il percorso di studi solo per lui che era il mio più grande sostenitore. Avevo promesso che avrei preso 110 e lode per farlo felice e così è stato. Anche se non era fisicamente con me spero lo abbia visto. Non ho mantenuto rapporti con quel mondo., ho voluto chiudere. Ricordandomi l’evento doloroso della perdita di mio padre rappresentava un qualcosa da cui venire fuori il prima possibile, ma devo alla mia formazione di quegli anni tanta consapevolezza e lucidità in ambito artistico. Se non avessi frequentato l’Accademia probabilmente non avrei mai avuto gli strumenti, soprattutto intellettuali, per fare questo lavoro.

Ci racconti la tua giornata tipo? In quali attività sei maggiormente coinvolta? Dipingo, tantissimo, ora sto collaborando con tre gallerie che mi permettono di fare esattamente quello che voglio. Mi diverto a dipingere quadri sempre più grandi dove puoi spaziare e muoverti con l’intero corpo. È un processo istintivo dove diventi parte di quello che stai creando, ti perdi dentro. Ho una mia galleria a Siena che è anche il mio studio, lavoro qui per la maggior parte della giornata. Mi piace essere a contatto con il pubblico, lo trovo stimolante. La figura dell’artista rinchiuso nel suo studio che dipinge da solo non mi si addice. Per un periodo l’ho fatto ed ho rischiato la depressione. Per il resto faccio felicemente la mamma .