Renato Caruso: incontro tra musica e scienza

Tempo di Lettura: 3 minuti

Renato Caruso è un nome che brilla con luce propria nell’universo della musica, un virtuoso chitarrista e compositore di straordinario talento. In questi anni, Caruso ha incantato il mondo con la sua maestria musicale e la sua abilità unica nel comporre brani che attraversano generi e stili, rendendolo una figura iconica nella storia della musica contemporanea.

Foto di Livio Malla

La musica di Renato Caruso ha attraversato confini geografici e culturali, guadagnandosi un seguito internazionale di appassionati e critici entusiasti. Ha condiviso il palco con musicisti di fama mondiale, partecipando a festival musicali e tour in tutto il mondo. Il suo ultimo lavoro è il libro “Tempo – Musica” (Fingerpicking.net / Edizioni Curci), con la prefazione del musicista e scrittore Renato Bandoni, libro conduce il lettore nei meandri del rapporto tra musica e scienza e, grazie a una serie di aneddoti, dimostra il forte legame tra le due discipline.
Maestro Caruso come è nato il volume “Tempo – Musica”? E in che cosa consiste la sua teoria sul “Relativismo Musicale”? Questo lavoro è frutto di anni di ricerca e di studio, tra la scienza e la musica, ambiti di cui mi occupo da tantissimi anni. Avevo preso tanti appunti su un blocco digitale, e alla fine ho deciso di farne un libro. Per quanto riguarda il “Relativismo Musicale”, secondo questa teoria, la musica non è statica, ma è soggetta a interpretazioni e influenze personali, sia da parte di chi la crea che di chi l’ascolta. Il tempo e l’emozione svolgono un ruolo fondamentale nella percezione e nell’esperienza musicale, rendendo ogni esecuzione e ascolto qualcosa di unico e irripetibile.

Il libro è in qualche modo la prosecuzione del lavoro svolto sul tuo ultimo album “Thanks Galilei”. Prosegue dunque il tuo impegno verso il mondo scientifico?
Si, c’è sempre il concetto legato alla scienza e alla musica. In tutti i miei CD ripercorro la storia della musica dal punto di vista scientifico, prendendo come riferimento le figure di Pitagora, Turing e Galilei. In particolare, Galileo Galilei parlava di relativismo in quanto il movimento dipende dall’osservatore, per me la musica dipende dall’ascoltatore: relativismo musicale.
I tuoi dischi sono di solo chitarra. Come mai prediligi questa forza espressiva?
La chitarra classica è il mio strumento principale. Poi suono anche altri strumenti. Ma sono diplomato in chitarra classica e per questo mi è venuto naturale realizzare il mio album con la chitarra classica. La cosa poi può essere vista come una provocazione visto che ho fatto 10 tracce tutte uguali. Ho suonato la stessa musica in diversi momenti della giornata. Nella musica in realtà è più importante il tempo in cui si registra piuttosto che la solita melodia, il ritmo e le parole. E’ importante il momento in cui si ascolta. E quindi ho fatto 10 tracce che hanno lo stesso nome. Quello che cambia è l’ora in cui l’ho suonata. Ho unito il tempo e la musica.
Con l’uscita del tuo primo album sei stato nominato inventore del genere musicale “Fujabocla”, una delle tante espressioni della tua tecnica multiforme e contaminata. Di che cosa si tratta?
E’ un mix di generi musica Fukn, kazz, bossanova e classica. E’ la contaminazione di questi generi e spesso, quando suoni in giro, si sentono queste influenze. Penso che l’artista che più rappresenta questo genere è Stefano Bollani, perché come suona lui è un mix che va oltre. E’ un mix che io uso sempre nelle mie composizioni e quando suono. Passo da un genere all’altro. Non così, ma con una chiave di lettura simile e continua. Non è come il prog che cambia subito ritmo. Qui si mantiene la melodia, ma il genere viene contaminato.
Ho visto che ti sei cimentato con gli NFT. Qual è la tua opinione al riguardo?
Sicuramente è una strada da conoscere. Non so se è il futuro, però insieme alla strada tradizionale della musica c’è anche questa opportunità. Amo il mondo digitale e sono laureato in informatica. Conosco bene questo mondo. Ho studiato le NFT e dunque ne so qualcosa. Da curioso non potevo che avvicinarmi a questo mondo. E’ un’altra strada. Il mondo si sta avvicinando alle criptovalute. E’ il futuro, però non so se è una bolla. Uno però ci deve essere. Fino a ora – e ci sono da un anno – ho venduto solo un NFT, niente di che…. Però magari riuscirò a vederne anche gli altri. Bisogna farsi trovare pronti.
Hai già in mente nuovi progetti?
Farò lavori sempre sul rapporto tra scienza e musica. Sabato prossimo sarò all’Università di Firenze a tenere un seminario sul mio relativismo musicale, insieme ad altri fisici e matematici. Una cosa abbastanza di valore per me. E poi sono in arrivo diversi concerti.