Intervista al vibrafonista Alessandro Bianchini in occasione della presentazione dell’album “10/5”

Tempo di Lettura: 4 minuti

Qualche mese fa è uscito il suo primo album dal titolo “10/5” lui è Alessandro Bianchini, vibrafonista jazz di . Lo abbiamo incontrato per voi dopo un concerto a Corvara Badia in Trentino. E per rompere un po’ il ghiaccio gli chiediamo quando si è avvicinato a questo strumento e al jazz.

Ho iniziato a studiare musica all’età’ di 5 anni. Il mio primo strumento è stata una batteria prestatami da un amico di mio padre, musicista a sua volta, ed è con lui che ho iniziato a suonare i primi brani. Essendo mio padre contrabbassista, classico e anche jazzista, ho iniziato fin da subito a suonare i primi blues e qualche standard. Diciamo che il jazz è stato sicuramente il primo approccio alla musica della mia vita.
Successivamente, a 6 anni, ho iniziato lo studio del violino, che ho proseguito fino alla seconda media. Con l’inizio della prima media, i miei genitori mi hanno iscritto al conservatorio al corso di percussioni classiche, che ho concluso a 18 anni. Dopo il diploma classico in percussioni, mi sono specializzato in timpani e percussioni orchestrali a Milano, con David Searcy, primo timpanista della Scala di Milano. La specializzazione biennale mi ha aperto la strada professionale di percussionista classico in varie orchestre sinfoniche e teatri stabili. La collaborazione più prestigiosa è sicuramente quella con L’orchestra Mozart di Bologna, diretta dal Maestro Claudio Abbado. Esperienza che mi ha portato a suonare per 3 anni in giro per l’Europa, in teatri molto prestigiosi, e con i migliori musicisti della scena Nazionale e non solo.

Quindi la tua formazione è sicuramente di impronta classica. La vena jazz degli esordi?
Il jazz ha fatto sempre parte integrante della mia vita, infatti parallelamente alla carriera classica, ho sempre suonato e ascoltato jazz prima come batterista, per poi proiettarmi definitivamente sul vibrafono e sulla marimba, quindi con un approccio e uno studio molto approfondito sugli aspetti armonici e melodici.

Parliamo di 10/5. Come nasce?
10/5 nasce completamente a caso, suona strana questa affermazione, ma è la verità. Non avevo intenzione di registrare un disco, avevo più intenzione di fare una registrazione per un mio interesse e approfondimento personale. Avevo appuntato qualche linea dei brani poi registrati, e così le avevo inviate agli altri musicisti qualche giorno prima di andare in studio. Marco Micheli, il contrabbassista, e Simone Brilli, il batterista, non si erano mai incontrati prima. Io avevo suonato con entrambi, ma sempre in contesti diversi. Sapevo però delle qualità di ognuno di loro e il fatto che non avessero mai suonato insieme non era di certo un problema. Registrammo in 2 ore e mezza circa e il risultato mi sembrava buono. Feci ascoltare il prodotto finito ad alcuni amici e musicisti che mi esortarono a provare ad inviare il master a qualche etichetta di jazz. Da qui il matrimonio con Lorenzo Vella di Birdbox Records.

Che cosa si intende per 10/5 è una data importante?
10/5 non è altro che una rielaborazione della metrica 5/4 di un brano che si trova all’interno del disco!

Hai detto che i tuoi musicisti non si erano mai incontrati prima. Tu in che contesti li hai conosciuti?
Marco Micheli per me è “IL” contrabbassista jazz. Suona sempre la cosa giusta, ha un gusto inconfondibile, musicalità e la giusta serenità. Senza considerare l’esperienza di una vita. È un contrabbassista molto raffinato con un timing infallibile.
Simone Brilli è, per come lo sento io, un talento puro. Una natura pazzesca, credo che ad oggi nel panorama nazionale sia uno dei migliori batteristi in circolazione. Musicalità, facilità di esecuzione, creatività e un timing prodigioso si uniscono in una modernità rara.
Menzione speciale va sicuramente a Beatrice Sberna, cantante bresciana ormai trasferitasi stabilmente ad Amsterdam. Di Beatrice, con la quale non avevo mai suonato, ho apprezzato da subito il suo timbro inconfondibile. Amo la sua voce. Per me anche lei è unica.

Ritorniamo a quel “matrimonio” con Birdbox Records. Un’etichetta che sta puntando molto sulla qualità e al ritorno della musica sottoforma di “oggetto”. Infatti il tuo “10/5” si può trovare in CD ma anche in master tape…
Con Lorenzo Vella, patron di Birdbox Records, abbiamo trovato subito un feeling di idee e intenzioni. Lui propone solo musica di qualità, si può notare anche dal fatto che, a differenza di molte label, ha un numero limitato di artisti. In più il fatto che abbia presentato il mio progetto a Monaco a maggio alla fiera dell’High End 2023, l’esposizione sull’audio più importante al mondo, ha senz’altro contribuito in maniera importante nel decidere di affidarmi a lui, piuttosto che ad altre proposte ricevute. Ad oggi sono molto contento di essere l’unico vibrafonista nel roster di Birdbox Records. 

Un’intervista non può finire senza la domanda sui progetti futuri…
Per il 2024 ho in programma un nuovo disco con musicisti tutti nuovi. Colleghi e musicisti di spessore che ho avuto modo di conoscere grazie a Birdbox Records. Proprio con Lorenzo Vella, abbiamo deciso di registrare presso il suo studio di Roma Nightingale studios. Il disco vedrà La collaborazione al sax con uno dei più stimati sassofonisti del panorama italiano, Max Ionata. Il tutto accompagnato da una ritmica d’eccezione, con Sasha Mashin alla batteria e Makar Novikov al contrabbasso.

Le premesse sono ottime… Ti aspettiamo allora nel 2024 per parlarne assieme.