Roberto Fabbri: una chitarra per il cinema

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“Il mondo del cinema è sempre stata la mia grande passione. Ritengo che molte volte la fortuna di un film può essere riposta nella colonna sonora. Quanti film sono rimasti nella memoria grazie a un tema musicale? E’ una grande forza”. Così il chitarrista e compositore Roberto Fabbri presenta “Guitar Meet Movies”, il nuovo progetto discografico dedicato alle colonne sonore, pubblicato e distribuito da Sony Music Italia. Il musicista è riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori esponenti della chitarra classica contemporanea. Dopo la pubblicazione dell’album “Beyond” (2010) e di “No words” (2011), nel 2013 firma il suo primo contratto con Sony Music con il cd “Nei tuoi occhi”. Fabbri tiene regolarmente concerti e master nei più importanti festival chitarristici e nelle più note sale concertistiche d’Europa, Stati Uniti, Sud America, Russia ed Asia. Alla carriera concertistica ha da sempre affiancato una notevole attività editoriale.

Foto di Francesca Rizzi

Come è nata l’idea di realizzare un album di colonne sonora, mettendo in evidenza però la chitarra con la presenza di un’orchestra sinfonica ?
Quello delle colonne sonore è un campo che ho frequentato molto. Ho avuto modo di scrivere nel tempo delle sonorizzazioni per documentari Rai (come quello sul terremoto dell’Aquila). Inoltre, ho avuto l’onore di collaborare con il maestro Ennio Morricone, conoscerlo direttamente e in un’occasione suonare anche la chitarra in un suo concerto. Ho voluto fare questo omaggio proprio perché è un mondo che mi ha sempre affascinato. Però il punto di vista del progetto doveva essere la chitarra, che è il fulcro di tutta operazione. La chitarra è uno strumento molto evocativo. Soprattutto la chitarra classica ha capacità evocative e romantiche. Ho così cercato brani come il tema del “Postino” di Bacalov e “Over The Rainbow” da “Il Mago di Oz”. C’è sempre una drammaticità che la chitarra riesce a dare al meglio. Sicuramente l’Orchestra da un valore aggiungo al progetto. Non potevo suonare solo con la chitarra, come ho fatto nel mio precedente lavoro su Lucio Battisti. Con l’orchestra la musica assume un’importanza maggiore ed è ancora più bella.
Tra i brani selezionati per questo disco quali reputa i più riusciti?
Mi piace moltissimo il “Tema d’amore” da Nuovo Cinema Paradiso. Ma un brano cui sono molto legato è “Don’t Let Me Be Misunderstood”, nella versione Santa Esmeralda del 1977. Mi sono divertito a giocare su quel brano. Non ci si fa caso, ma ho sovrapposto all’esecuzione un capriccio di Paganini. Hanno le stesse armonie: sovrapponendo i due brani si fondono. E’ un gioco che ho fatto. Questo brano lo avevo già proposto in passato, tanto che uscì un videoclip. Leroy Gomez dei Santa Esmeralda disse “E’ la più bella cover di questo brano”.

Si può ipotizzare già un seguito a questo disco?
“Guitar Meet Movies” fa parte di un lavoro molto più ampio che sto facendo con Sony Music. Abbiamo già fatto uscire due album e ne seguiranno altrettanti: uno di brani internazionali e italiani, dal pop al rock, e un altro di miei brani originali mei, sempre con chitarra e orchestra.
Invece come stato rileggere Battisti in “I successi di Lucio Battisti in cover per chitarra”?
E’ stata un’operazione molto interessante. Battisti nasce come chitarrista. I suoi brani sono connotati molto bene con la chitarra. La mia operazione è stata quella di inserire la melodia della voce all’interno dell’accompagnamento con la chitarra e quindi di riuscire a mantenere l’identità della melodia insieme all’accompagnamento. In tal senso “La canzone del sole” è di una difficoltà estrema. Dovendo unire melodia e accompagnamento i brani diventano molto complessi. Ho voluto dare a Battisti un salto nel classico, rendendo i suoi capolavori dei brani di chitarra classica.