I mondi sonori di Antonello Losacco: al di là delle immagini predefinite

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Pubblicato dall’etichetta GleAM Records, “Worlds Beyond” è l’ultimo disco di Antonello Losacco che si differenzia dal precedente innanzitutto per una formazione inusuale dove spicca la presenza del basso a sette corde, suonato dal leader, a cui si aggiungono il vibrafono di Vitantonio Gasparro, la batteria di Vito Tenzone con la partecipazione speciale di Roberto Ottaviano al sax soprano e Badrya Razeem. Un album originale, fuori dagli schemi e vista la formazione e la ricerca sonora anche molto coraggioso.

Antonello Losacco

Antonello, Worlds Beyond è il tuo ultimo disco uscito dopo Respira. Cosa è cambiato rispetto al precedente e quali sono le novità che caratterizzano questo nuovo album?
Rispetto a “Respira” le differenze sono moltissime; prima di tutto l’ensemble di Respira comprendeva un quartetto d’archi, il pianoforte, un secondo contrabbasso (in due brani) e mi vedeva impegnato al contrabbasso e su due tipi di basso elettrico, senza percussioni. In “Worlds Beyond” la formazione di base prevede ben due strumenti a percussione: batteria e vibrafono ed io sono impegnato esclusivamente al basso elettrico a sette corde (con un ruolo di strumento armonico e melodico più pronunciato); inoltre ci sono il sax soprano di Roberto Ottaviano e in un brano l’aggiunta della voce di Badrya Razem, intesa con un ruolo strumentale. In conclusione, mi verrebbe da dire che sono cambiato io, sono cresciuto e il mio percorso di vita ha affrontato nuove esperienze. Ci sono differenze dal punto di vista compositivo: l’aspetto ritmico è molto più incisivo (compreso l’utilizzo di tempi dispari) e gli spazi di Interplay e improvvisazione sono maggiori. C’è un equilibrio più evidente tra scrittura e dialogo jazzistico.
Un album fuori dagli schemi, dove ci ha incuriosito anche la presenza del basso a sette corde e del vibrafono. Quali sono secondo te le principali caratteristiche che lo contraddistinguono?
In linea di principio mi reputo un anticonformista, ciò che mi sembra banale, di moda o di maniera, lo evito in generale e soprattutto nella produzione artistica. A partire dai miei strumenti (co-progettati da me e costruiti secondo le mie esigenze); da sempre mi sono interessato alla ricerca sonora e all’esplorazione delle possibilità armoniche e melodiche del basso elettrico e del contrabbasso fino ad intervenire sulla loro morfologia e numero di corde. La personalizzazione è un elemento cui tengo molto. Infatti in questo album suono esclusivamente il basso semiacustico a 7 corde. Venendo al vibrafono, la maggior parte dei brani inseriti in questo album sono stati concepiti immaginando la sonorità di questo strumento fusa a quella del basso a sette corde; laddove l’estensione dell’uno si fonde e completa l’altro. il vibrafono può donare una dimensione incantata ma anche incisiva e fortemente ritmica. Il mio stile compositivo inoltre è caratterizzato da una componente impressionistica, cinematica che si sposa perfettamente con le sonorità di questo strumento e di questa formazione più in generale. Da questo album ci si può aspettare qualcosa di diverso, mi auguro inaspettato ed emozionante.
Perché la scelta proprio di uno strumento particolare come il vibrafono nella band?
Da sempre sono stato affascinato dalle sonorità di questo strumento a iniziare dai quartetti di Gary Burton con Steve Swallow o Joe Locke, fino ai giovanissimi virtuosi di questo strumento in ambito jazzistico; ma non mi si era mai presentata la giusta occasione per coinvolgere questo strumento nei miei progetti. Come spesso accade però sono gli incontri con le persone a definire certe scelte e l’idea di questo trio è nata incontrando la sensibilità di Vitantonio Gasparro (che conoscevo da anni, ma con il quale non avevo mai collaborato) e le caratteristiche di un Batterista straordinario come Vito Tenzone. Il desiderio era quello di creare un trio dalla sonorità circolare sulla falsa riga del trio di Mehldau nel quale il suono e le dinamiche sono aspetti prioritari. Inoltre che io sappia non esiste al mondo un trio con basso sette corde vibrafono e batteria. Quindi per me la forza di questo trio è l’incastro dei tre strumenti ancor prima della scelta di un singolo strumento. Completa la formazione la voce strumentale unica di Roberto Ottaviano musicista e artista con un suono ed un’estetica inimitabili.

Quali sono i brani a cui sei più legato di questo disco?
Diversi sono i brani cui sono molto legato in questo album (in realtà tutti per svariate ragioni) di sicuro ve ne sono alcuni in particolare ad esempio “I tuoi occhi” (già inserito nell’album Respira in un arrangiamento molto diverso) ma anche “L’attesa”, “Here and and now”, “La doppia ora”, “Devo andare”… Ognuno ha la sua storia e a ognuno sono legato. Durante i concerti ne parlo spesso.
Worlds Beyond è a nostro avviso un titolo molto evocativo. Ha un significato particolare per te e la tua musica?
Questo titolo nasce da un confronto con il mio discografico Angelo Mastronardi il quale ha seguito la genesi di questo album fin dai primi brani ed è stato un punto di arrivo comune quello di ispirarsi alla metafora dei mondi oltre, quei mondi al di là della parola e delle immagini definite. In generale tutta la mia produzione compositiva ha un’impronta evocativa e le suggestioni che mi portano a scrivere certi brani hanno più possibilità di lettura. “I tuoi occhi”, ad esempio, indaga ciò che è nascosto dietro uno sguardo, tutto quel vortice di emozioni e pensieri che non sarebbero mai descrivibili a parole; “la doppia ora” è come la trama di un film noir, un’avventura intera che si svolge nello spazio di un minuto, esattamente la doppia ora come può essere le 22:22… Potrei continuare ma vi lascio all’ascolto del disco.
Dal punto di vista compositivo, come avete lavorato in studio a questo album?
La particolarità di questo album è che la maggior parte del materiale è stato composto in pochissimi giorni nell’estate 2023; ciò che risale invece a periodi precedenti è stato arrangiato per questa nuova formazione. La mia visione della musica mi porta a pensare da arrangiatore, di conseguenza quando un’idea si fa spazio nella mia mente spesso è già accompagnata da una forma, comprese le distribuzioni delle parti, i momenti riservati all’improvvisazione, nonché i vari episodi interni ai brani e non ultima la durata. Su questi aspetti mi concentro particolarmente per cercare di stupire innanzitutto me stesso ed evitare scelte ovvie. Cerco di comporre ciò che mi piacerebbe ascoltare. Il lavoro in studio è stato molto naturale e quasi per ogni brano abbiamo scelto la prima o la seconda take anche se l’ambiente perfetto per questa musica è il live, a contatto col pubblico.
Quali saranno invece le prossime novità? Hai qualche concerto in cantiere o qualche progetto nuovo in arrivo?
Sono in fase di programmazione alcune date di presentazione di “Worlds Beyond” sia in trio, sia in quartetto. Le date si svolgeranno presso alcuni festival e jazz club italiani, ma non solo, sono molto felice infatti di avere la conferma per alcune date all’estero che presto svelerò. Chi fosse interessato alla mia attività concertistica potrà seguirmi sui miei canali social (Instagram e Facebook) per restare aggiornato. Sono particolarmente orgoglioso per le numerose recensioni, interviste ed articoli che stanno accompagnando questo disco. Al di là di questo album ci sono alcune collaborazioni che stanno partendo, e altri progetti nei quali sono coinvolto in qualità di sideman, che mi entusiasmano molto. Infine, sto componendo nuova musica, progettando un nuovo strumento (in collaborazione con la liuteria chitarre Lodato con la quale collaboro dal 2014) e immaginando una nuova produzione discografica. Insomma, c’è fermento.