Francesco Maria Mancarella: profondo Nord

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Nord” (Sony Music Italia), il nuovo Ep del direttore d’orchestra, pianista e compositore Francesco Maria Mancarella, conosciuto a livello internazionale per il progetto “Il pianoforte che dipinge”. Il grande pubblico lo ha visto di recente sul palco del Festival di Sanremo dove ha diretto l’orchestra durante l’esibizione di Alessandra Amoroso. “Nord” è un EP diviso in due parti. Alla prima parte uscita lo scorso gennaio, si aggiunge il volume 2 in arrivo nei prossimi giorni. Un’artista da seguire con attenzione, che in questi ultimi anni si è distinto per l’attenzione alla melodia, pur muovendosi nell’ambito della musica contempranea.

Foto di Michele Giannone

Complimenti per il tuo nuovo Ep, “NORD”, registrato in Islanda. Puoi raccontarci quali sono stati gli elementi e le esperienze che hanno ispirato questo lavoro e come hai amalgamato influenze musicali così diverse come la musica classica, il jazz e la contemporanea?
Nord è un progetto diviso in due parti. Dopo il primo volume, il 28 febbraio uscirà la seconda parte. Sono 4 nuovi brani che vanno a completare questo percorso, caratterizzato dalla grande presenza dell’elemento naturale, che scaturisce in me una grande emozione. Il disco è sto ispirato dalle atmosfere dell’Islanda, in particolare dalla sua terra e dal mare. Io vivo a Lecce e posso dire che dove c’è il mare mi sento sempre a casa. Ma il mare è sempre diverso da quello che vivo. Noi del Salento quando vediamo il mare facciamo il bagno. In Islanda invece non lo fa nessuno, perché può essere pericoloso. Tra i brani del disco c’è “Aura”, un omaggio all’Aurora Boreale, così come “Violet”, che racconta le sfumature di questa aurora che alla fine di settembre sono riuscito a cogliere.
L’Islanda è conosciuta per il suo paesaggio unico e suggestivo. In che modo il contesto geografico e culturale dell’Islanda ha influenzato il tuo processo creativo durante la registrazione di “Nord”?

C’è da dire che non c’ero mai stato in passato. Per una questione di carattere non torno mai in posti in cui sono stato, ma cerco di trovare sempre nuovi stimoli in posti nuovi. E’ chiaro che l’Islanda è un posto che conoscevo, perché è un paese collegato a un filone di musica nord europea e neoclassica. Inoltre, tanti colleghi avevano registrato dischi in questo paese. E poi sono un grande ammiratore di Björk. Il disco è stato infatti registrato negli Syrland Studio di Reykjavík, utilizzati dalla stessa Björk, e dove per 10 giorni ho messo le mani sul pianoforte e cercare di farmi ispirati. Si può dire che è quasi un disco dal vivo. Sono arrivato con dei bozzetti e delle idee, che poi sono state modificate sul momento.

Hai svolto il ruolo di direttore d’orchestra al Festival di Sanremo per Alessandra Amoroso. Come questa esperienza ha influenzato la tua percezione e il tuo approccio alla musica? Ci sono delle sfide particolari che hai affrontato in questo ruolo?
Parto dal presupposto che mi indentifico come compositore. Una di queste sfaccettature è anche la direzione d’orchestra, che è subordinata al fatto che ho potuto partecipare al brano che ho composto o arrangiato. Dunque, non è un ruolo di direttore d’orchestra a se stante, ma un direttore che ha messo mano alla partitura e dato un contributo all’opera eseguita. E’ sicuramente un’attività che mi completa e che mi piace fare. Nel caso del Festival di Sanremo è stata l’esperienza più bella della mia vita. E’ uno dei palchi più importanti dal punto di vista professionale.
La tua musica spazia attraverso vari generi e stili musicali. Quali sono i principali elementi che ritieni siano costanti nel tuo approccio compositivo, indipendentemente dal genere che stai esplorando in un determinato momento?
La costanza riguarda la melodia. Mi piace molto seguire la melodia. Quando compongo al pianoforte il mio modo di fare è questo. Da studente di composizione non era mai visto di buon occhio il fatto che componevo al pianoforte. Studiando ho scoperto che anche Modest Mussorgsky componeva in questo modo. Lui riusciva a fare bellissime armonie direttamente al pianoforte. Se prendo una strada continuo in quel senso. La melodia è come se tracciasse la via.
Hai collaborato con diversi artisti nel corso della tua carriera. In che modo credi che la collaborazione influenzi il tuo processo creativo?
La influenza perché è come se due persone palano lingue affini ma diverse. Io ho avuto l’opportunità di lavorare in diversi settori della musica. Con Alessandra Amoroso per esempio che è legata al pop. Io adoro il pop ma l’orchestrazione pop è legata alla classica. Bisogna cercare di parlare la stessa lingua e farsi forza l’un l’altro. Nel corso della mia carriera ho aperto grandi concerti, come quelli di Francesco De Gregori e Nek e collaborato con grandi orchestre. Esperienze che reputo tutte fondamentali.

Foto di Michele Giannone

“Nord” è un lavoro che esplora i confini tra i generi musicali. Qual è il tuo punto di vista sull’importanza di sperimentare e mescolare stili musicali diversi nella musica contemporanea?
Il panorama della musica contemporanea vive oggi di leggi diverse rispetto a qualche anno fa. E’ un ambito soggiogato dall’aspetto tecnologico, che sottrae sempre qualcosa. Per esempio il mio spartito è scritto al computer. Prendere carta e penna a mio modo di vedere non è un valore aggiunto. Per questo oggi la scena nazionale subisce anche questo. Bisogna prendere quello che la tecnologia ci dà. Ricordo tutte le polemiche legate all’Auto-Tune, che ora viene usato come un distorsore della chitarra. Prima invece veniva usato per intonare un cantante. Per quanto mi riguarda cerco sempre di vedere semppre il bicchiere mezzo pieno.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Ci sono nuovi progetti musicali o collaborazioni che puoi condividere con noi?
Intanto il 28 febbraio uscrà la seconda parte di “Nord”. Queste 8 tracce mi aiuteranno a presentarlo da vivo. Stiamo preparando un calendario estivo di concerti. Spero che la musica mi possa portare il più lontano possibile e farmi conoscere posti e persone nuove.