Camilla Pandozzi: Come-Te la voce della mia generazione

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“Come_Te” è il nuovo inedito di Camilla Pandozzi. Un brano molto particolare, che vede la giovane artista di Formia accompagnata al pianoforte dal suo produttore Beppe Carletti dei Nomadi, è una vera e propria celebrazione della musica italiana che sa attraversare le generazioni. Con un ritmo vivace e irresistibilmente ballabile, questa canzone cattura l’essenza di un sentimento profondo, esplorando le complessità delle relazioni umane. La melodia coinvolgente, unita all’ inconfondibile timbro di Camilla rende “Come_Te” un pezzo che risuona agli ascoltatori di tutte le età, celebrando la capacità della musica di connettere, confortare e ispirare. Abbiamo incontrato Camilla.

Cominciamo parlando del tuo nuovo singolo “Come-Te”. Qual è stata l’ispirazione dietro questo brano e qual è il messaggio che desideri comunicare attraverso la tua musica?
“Come-Te” è nato con l’idea di creare un brano che preannunciasse l’arrivo dell’estate. Viviamo vicino al mare, e qui, ad aprile, l’aria è già frizzante. L’obiettivo era quello di creare una canzone ballabile ma con un testo significativo. E così, tra un beat e l’altro, tra una frase e una risata, abbiamo dato vita a una canzone che, secondo me, rappresenta il giusto equilibrio tra raccontare qualcosa di serio, come la fine di un amore, e saperlo fare con l’entusiasmo e la gioia di chi sa che domani il sole sorgerà ancora… e la giornata può diventare ancora più bella di quanto possiamo immaginare.
Hai avuto l’opportunità di collaborare con una leggenda della musica italiana, Beppe Carletti dei Nomadi. Puoi condividere con noi un po’ dell’esperienza di lavorare con lui e in che modo questa collaborazione ha influenzato il tuo percorso artistico?
Il mio rapporto con Beppe Carletti, tastierista e membro fondatore della storica band Nomadi, è nato per un felice caso. Una sera mi sono trovata a cena proprio accanto a lui. Inizialmente ero emozionata, mi sentivo come una bambina accanto a un gigante. Durante la cena, però, ho scoperto che Beppe è un gigante buono, sia a livello musicale che umano e artistico. Lavorare in studio con Beppe è un onore e un grande valore aggiunto. È la migliore scuola che potessi desiderare perché riesce a guidarmi in tutto: dal timing all’arrangiamento, dai testi al rapporto con il pubblico. Oggi per me Beppe è un padre artistico, ma non solo, perché gli voglio davvero un bene dell’anima.

Camilla Pandozzi e Beppe Carletti

Sei giovanissima. Quali sono stati i principali ostacoli che hai incontrato lungo il percorso e come li hai superati?
Parlare di ostacoli al passato mi fa sorridere. La vita che ho scelto è costellata di sfide continue; l’idea che tutto possa procedere senza intoppi è un’illusione. Proprio questa realtà mi ha insegnato come affrontarli: non permettendo alla paura e all’emozione di sopraffarmi. Ho imparato a controllare le mie reazioni, a prendere un respiro profondo, a pensare prima di agire, mantenendo sempre ben chiaro il mio obiettivo: diventare una cantautrice rispettata.
Oltre alla tua carriera musicale, sei anche molto attiva sui social media, interagendo con i tuoi fan e condividendo il tuo lavoro. Quanto ritieni che i social media siano importanti per gli artisti emergenti oggi e in che modo li usi per promuovere la tua musica?
Questa questione è piuttosto delicata. Oggi, purtroppo, i social media rappresentano l’unico vero canale per farsi conoscere. Tutto passa attraverso quello schermo che ci separa dagli altri, rendendoli di conseguenza essenziali per noi giovani artisti. Questo aspetto non mi entusiasma particolarmente. Prediligo il contatto diretto, mi piace essere in mezzo al pubblico e interagire con esso, ed è per questo motivo che esibirsi in concerto con Beppe e i Nomadi mi emoziona tanto: loro incarnano la mia concezione di relazione.

Hai avuto l’opportunità di esibirti in vari luoghi e eventi. C’è un’esibizione che ricordi in particolare come un momento significativo nella tua carriera? Se sì, ci puoi raccontare di che cosa si trattava e perché è stata così importante per te?
L’esibizione che mi ha entusiasmato di più è stata quella per i 60 anni dei Nomadi a Novellara. Cantare davanti a 15 mila persone è stata un’esperienza indimenticabile, specialmente avendo avuto il privilegio di farlo a 14 anni. Prima di salire sul palco, l’adrenalina era alle stelle, ma si è trasformata in passione e gratitudine al termine dell’esibizione, nei confronti dei Nomadi e dei loro fan, che mi hanno accolta come una figlia all’interno di una famiglia. Ancora oggi, molti di loro mi seguono sui social… ed è meraviglioso.
Guardando al futuro, quali sono i tuoi obiettivi e le tue ambizioni nel mondo della musica? C’è qualcosa di nuovo che i tuoi fan possono aspettarsi da te nei prossimi mesi?
Guardo con grande speranza al Festival di Sanremo, mi piacerebbe tantissimo avere l’occasione di portare sul Palco della Musica Italiana la mia musica. Sono cosciente che è una grande ambizione, ma ci sto lavorando seriamente e non c’è giorno in cui io non mi impegni a scrivere e comporre, insieme al mio team, nella speranza di avere “l’occasione”. Nel frangente attendo impaziente l’estate, spero di avere tante occasioni per esibirmi per portare in giro la mia musica