Nulla è perfetto per Giuseppe Moscato: lo intervisto, con in mano ancora quattro assi di un colore solo..

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Canti gregoriani a Vallombrosa, dove come forestali siamo di casa: così come alla Parrocchia dei Bassi a Firenze ha lavorato il nostro comune amico ossia don Alessandro Berlincioni. Passano gli anni e mi ritrovo Martedì 21 Maggio a chiamarlo sul palco del Teatro Cantiere Florida per l’evento sociale Tante Voci..Una Città: troppe coincidenze sincroniche che mi mi spingono ad intervistarlo, canticchiando la celebre Rimmel ..Ancora i tuoi quattro assi, bada bene di un colore solo, li puoi nascondere o giocare come vuoi, o farli rimanere buoni amici come noi…La canzone per Giuseppe “Pino” Moscato è una forma di riflessione collettiva.

Pino Moscato, come è stato bello presentarti al Teatro Cantiere Florida… e quanta emozione quel tuo intervento! Grazie. Dentro quelle parole c’è la voglia di Luca Milani e Beatrice Barbieri di ascoltare. C’è dentro la mia esperienza professionale, intima e personale. C’è la grande difficoltà della politica a prendersi in carico la diversità. In quel monologo ho espresso il non detto, forse questo lo ha reso emozionante.

Partiamo dai tuoi anni giovanili e dalla frequentazione del FolkStudio: quali ricordi sul concerto che hai aperto di Francesco De Gregori? Negli anni 70, a Centocelle a Roma, dove ho vissuto, il teatro Arci faceva un enorme lavoro di aggregazione sociale. Francesco De Gregori era di casa così come Bruno Cirino e Cecilia Calvi. Quella sera cantò Rimmel con la sua chitarra e poi ci indicarono Giancarlo Cesaroni per andare a suonare al Folkstudio: un’esperienza indimenticabile.

La tua discografia di quanti dischi è composta? Con chi li hai pubblicati? La mia discografia è recente ed è autoprodotta, tranne l’ultimo singolo Polvere nell’aria prodotto e arrangiato da Enrico Andreini. Nel 2018 il cd Viaggiatori di strade, poi due concept album: Nulla è perfetto sulla fragilità e Generazioni che rivela tutta la mia appartenenza alla scuola romana dei cantautori.

La tua vita cambia, quando ti trasferisci a Firenze e qui ci incontriamo alla Parrocchia dei Bassi, entrambi ammaliati dall’iper attività di don Alessandro Berlincioni.. A Roma durante la lunga pausa con la musica e il pubblico, ho lavorato come maestro di scuola. Nel ’98 ho conosciuto mia moglie, cara amica di Don Alessandro, ad un corso di canto gregoriano a Vallombrosa. Devo molto a lui e a Firenze, dove ho potuto lavorare in Indire-Erasmus in questi ultimi vent’anni.

Ritorniamo a quello che hai detto al Teatro Cantiere Florida e guardiamo al futuro: cosa speri possa cambiare la società in ambito sociale? La serata ha funzionato perché si è respirato il desiderio di ricostruire una dimensione collettiva basata sulla genuinità. Vivere accanto alle persone con disabilità ridimensiona il tempo e lo spazio. Se riusciamo a creare occasioni per sperimentare questo rapporto, il resto verrà da sé. E io ci provo anche con le mie canzoni.