Baustelle: vogliamo essere come Serge Gainsbourg

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Per molti sono il gruppo rivelazione di questa stagione musicale. Per noi invece i Baustelle sono una conferma. Mentre il loro album “La malavita” spopola in classifica e dal vivo, abbiamo incontrato il cantante Francesco Bianconi.

Chi ci legge da tempo sa l’attenzione che abbiamo sempre rivolto ai Baustelle. Abbiamo lodato e recensito il loro secondo lavoro “La moda del lento”, che gli era valso vari riconoscimenti, ma soprattutto aveva messo in evidenza una spiccata sensibilità verso sonorità vintage che, fuse con materiale moderno, hanno dato vita ad un connubio artistico eccellente. “La malavita” è il loro ultimo CD. Uscito lo scorso autunno si è subito guadagnato ampi consensi: vuoi perché è stato anche il primo disco che il gruppo ha realizzato per una major, la Warner, che ha influito anche in termini promozionali, vuoi perché il passaparola che aveva caratterizzato i due lavori precedenti ha ormai raggiunto ampi strati della popolazione. Anche dal vivo poi i Baustelle hanno confermato la loro capacità di mescolare ottime melodie ad ambientazioni coinvolgenti e suggestive. Dal wall of sound di Phil Spector al Gainsbourg più raffinato, dai “poliziotteschi” di serie B alle atmosfere noir più raffinate, dalla musica pop più solare ai riferimenti più urbani e punk, i Baustelle mettono in scena una musica inconfondibile e immediatamente accessibile. In occasione del recente Concerto del 1° Maggio a Roma, dove i Baustelle hanno anche proposto un omaggio a Sergio Endrigo proponendo “Te lo leggo negli occhi”, abbiamo incontrato il cantante Francesco Bianconi.

Come avete accolto il successo, in parte inaspettato, de “La Malativa”?
Lo abbiamo accolto molto bene. Anche se per noi non è cambiato nulla. Certo ora ci sono delle aspettative più alte su di noi. Un merito lo ha avuto anche la Warner, la nostra casa discografica, che si è impegnata molto sul fronte promozionale.

Il primo singolo scelto per promozionale “La malavita” è stata “La guerra è finita”. Il pezzo ha generato un po’ di polemiche per il suo contenuto, visto che parla di un suicidio. Vi aspettavate di scatenare qualche reazione da parte delle solite associazioni di genitori?
Un po’ si, anche perché sin dall’inizio sapevano che stavamo affrontando un argomento non facile. Come ho già detto più volte per questa canzone mi sono ispirato ad una storia vera: la protagonista della canzone era una persona che conoscevo, che ad un certo punto aveva deciso di togliersi la vita. Comunque siamo sempre al vecchio discorso che attanaglia il rock’n’roll. Se parli di droghe e cose di questo tipo vieni subito bollato e criticato.

Mi ha molto colpito, tra i vari brani dell’album, “Corvo Joe”. Chi è il “Corvo Joe” della canzone?
“Corvo Joe” è veramente un corvo che si chiama così. Un giorno ero a Milano. A un certo punto mi ritrovai davanti ad un gruppo di barboni che davano da mangiare a questo corvo. La cosa mi colpì molto. Mi misi a parlare con loro e mi spiegarono che questo corvo lo avevano raccolto con una zampa rotta, e da quel momento lo presero con loro per accudirlo e curarlo.

Molti hanno definito “poco coraggiosa” la vostra scelta di collaborare con Syria per il suo album “Non è peccato”, uscito lo scorso anno. Al contrario ritengo la cover di “Bonnye & Clyde” di Serge Gainsbourg, che tu hai tradotto e cantato con lei, un lavoro molto riuscito. Com’è nata questa collaborazione?
Anche io non ero un grande ascoltatore ne tantomeno un fan di Syria. Però quando ci siamo incontrati a Milano per capire come collaborare, lei ha proposto di realizzare una cover di Serge Gainsbourg. E’ stata una cosa fantastica, perché queste sono proposte che mi sarei aspettato da artiste tipo Cristina Donà. Questo dimostra che ci sono artisti che, pur non appartenendo al tuo ambito, sono molto interessanti ed intelligenti. In effetti dopo l’uscita della cover di “Bonnie & Clyde” abbiamo ricevuto molte critiche ed insulti, però è anche vero che molti altri artisti hanno chiesto di poter collaborare e cantare con Syria. Secondo me bisogna togliersi i paraocchi. Viviamo in un contesto in cui tutto ciò che è indie è fico. Ed invece nell’ambito indie c’è anche tanta immondizia.

Ci sarà una versione estiva del tour?
Dopo i concerti invernali, che sono andati molti bene, ci stiamo preparando per una serie di concerti estivi. Questo mese faremo le prove. Ovviamente ci saranno alcune modifiche alla scaletta.

Con il vostro passaggio alla Warner è prevista anche la ripubblicazione dei vostri lavori precedenti, tra cui “Sussidiario illustrato della giovinezza”?
Credo che il “Sussidiario” verrà ristampato sicuramente, visto che il master è di nostra proprietà e all’epoca venne concesso solo in licenza alla casa discografica di allora. E’ una cosa che aspettano in tanti, visto che tutti lo chiedono e l’album non si riesce più a trovare. Per quanto riguarda il nostro secondo disco “La moda del lento”, invece, non sappiamo bene se e quando verrà ristampato. Infatti, questo disco venne coprodotto da noi insieme alla Bmg edizioni musicali, che quindi detiene la metà dei diritti. All’epoca non uscì con etichetta Bmg (ma con distribuzione Venus nda) perché per statuto interno la Bmg edizioni non poteva stampare dischi con la rispettiva casa discografica. Nel frattempo la Bmg si è fusa con Sony e le cose si sono un po’ complicate.