Se fai uno starnuto al bar, qualcuno ti guarda male: intervista a Fabrizio Festa ed anteprima del suo nuovo videoclip ..

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Sarebbe bello che un nuovo Jimi Hendrix o Kurt Cobain scuotesse il panorama musicale, ma per Fabrizio Festa c’è qualcuno di più urgente e fisiologico: ha un bisognino fisico impellente o il suo brano Sono andato a far pipì nasconde altro? La sua pubblicazione è prevista per Venerdì 18 Ottobre, ma siamo riusciti ad incontrare prima l’artista, perchè la curiosità è veramente forte ..
Fabrizio, possiamo dire che il tuo brano sia un serio atto d’accusa? Un dito puntato verso un modo di vivere fatto da furbi?

Più che un atto d’accusa, è una constatazione di quello che ho vissuto/vivo da anni sulla mia pelle, e credo che di non essere il solo a percepire un corto circuito sociale, un mondo paradossale e capovolto, dove si son disintegrati valori di rispetto, educazione, empatia, cultura, per non parlare della coerenza. La saturazione in cui siamo arrivati, lascia spazio all’unica e costruttiva via d’uscita. Sì proprio costruttiva, dove l’arroganza, la presunzione, il cinismo, l’invidia, la “furbizia” e la “sordità”, hanno polverizzato il dialogo. La mia è una sveglia sociale, una sensibilizzazione occidentalizzata, come il colpo del Nagual dietro la schiena di Castaneda. L’accusa semmai, viene additata molto spesso da chi per frustrazioni proprie e malessere di vivere, la rigetta al primo che gli capita davanti, talvolta senza rendersene conto, talvolta volontariamente. Le proprie “incazzature” vanno “focalizzate” verso la giusta direzione, senza trincerarsi nel vittimismo e nella vigliaccheria. Così siamo tornati al far west, a una involuzione umana e non se ne esce vivi. Ma questo vale anche in amore, come nelle amicizie, tutto è sempre più complicato. Per il titolo ovviamente, c’è il sapore non solo dell’evidenza di questo malcostume di vivere, talvolta capriccioso, ma anche della provocazione.
Anche nel videoclip che tu stesso hai girato, il disagio è palpabile …
Come scrivo nel testo “se fai uno starnuto al bar, qualcuno ti guarda male”, la psicosi, la frustrazione è straripante, tutto questo non è “normale” e accade davvero. È difficile e complicato ma bisogna aver coraggio di dirlo, così come ho fatto io in questa canzone. Lo stato emozionale è così saturo, che basta un niente per accendere gli animi. Questa inquietudine tinta di odio e rigettata verso l’altro ha tante sfaccettature, non possiamo tollerarla. Si legge e percepisce anche attraverso i social, “dici una cosa e c’è sempre chi la vuole calpestare”. Questa solitudine va presa di petto, senza passività. Racconto un aneddoto. Cercavo un volto che rispecchiasse questa inquietudine sociale, un personaggio dei film di Danny Boyle, Ken Loach. Non solo con la faccia giusta, ma aveva vissuto fregature, incoerenze di vario genere, che la canzone rispecchiava esattamente il suo vissuto in quel momento.
In pochi mesi sei passato dal pubblicare il tuo primo romanzo a questo brano in cui racconti di questo tuo bisogno impellente. Cosa ci dobbiamo aspettare nel tuo immediato futuro?
Lascio che la curiosità si alimenti. Posso accennare che sto pensando al prossimo singolo da far uscire, sperando di farvi ascoltare qualcosa lontano dalla ripetizione.
Quali sono stati gli artisti che hai amato da giovane? Quali invece quelli che segui di più ora?
Ho avuto la gran fortuna in adolescenza di crescere all’interno di una radio privata (le prime che nascevano a Roma). E questo mi ha portato ad ascoltare i più svariati generi musicali, senza avere pregiudizi. Sono arrivato alla considerazione che le belle canzoni fanno la musica, mi hanno attraversato l’anima e le porto con me nel mio percorso di vita. Una ricchezza da preservare. Dire un nome toglierebbe qualcosa a tanti che ho apprezzato e apprezzo tuttora. Oggi non vedo grossi stimoli musicali, c’è molto manierismo e poca originalità, personalità, autenticità. Vorrei venisse fuori un nuovo Kurt Cobain, un nuovo Hendrix, per intenderci, qualcuno che avesse coraggio di essere se stesso, nel bene o nel male. Oggi quando posso, rifuggo nell’ascolto della musica passata.
La tua discografia comincia a diventare importante: mi ricordo il tuo live MusiConcert …
La dimensione che prediligo. La verità, quella che non mente, lì sei nudo davanti agli altri, ma anche a te stesso. La musica che non ha bisogno di essere descritta, ma vissuta anima e corpo insieme a chi hai davanti. Se ci pensiamo, è quell’energia unica che tiene in vita il miracolo di questa Arte così densa, senza la quale si sarebbe polverizzata e estinta come il cd, ormai a far da soprammobile casalingo.