Analisi di Michele Bovi sui titoli delle canzoni presentate al Festival di Sanremo 2020

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In attesa di ascoltare tutti i brani di Sanremo 2020 per rintracciarvi le somiglianze con melodie del passato (che puntualmente faranno gridare al plagio con relative contestazioni e citazioni in giudizio), il giornalista Michele Bovi (autore del libro Ladri di canzoni, edito Hoepli ed impostato sui plagi musicali) nel suo sito ufficiale analizza i titoli delle 24 canzoni in gara. Ricordo ai più distratti (e non addentro a questo specifico settore della giurisprudenza) che anch’essi sono tutelati per legge, rientrando nel diritto d’autore.

Il Festival di Sanremo è la vetrina più appropriata per statistiche e paragoni riguardo allo stato e al livello della creatività ed è la prova tangibile di quanto sia sempre più inafferrabile l’originalità. A cominciare dai titoli delle canzoni. Apprezzabile l’accortezza degli autori dei brani di Rita Pavone e di Elettra Lamborghini che hanno aggiunto sottotitoli per marcare le differenze: Niente (Resilienza 74) quello di Rita, Musica (e il resto scompare) quello di Elettra. Originali TikiBomBom di Levante, Nell’estasi o nel fango di Michele Zarrillo, Lo sappiamo entrambi di Riki, Voglio parlarti adesso di Paolo Jannacci, Rosso di rabbia di Anastasio. Con gli altri cominciano i potenziali guai in merito a plagio e contraffazione. A partire dal Me ne frego di Achille Lauro che nell’Archivio delle opere musicali della SIAE conta 18 precedenti: il primo del 1921, firmato dal compositore Manfredo Lina con il testo di Rino Visconti, inno degli squadristi della mussoliniana Marcia su Roma. Degni di nota sono anche i Me ne frego depositati da due celebri direttori d’orchestra: il primo del 1981 a firma di Mario Bricarello, storico flautista del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, il secondo di David Sabiu – già in due edizioni sul podio di Sanremo – inciso nel 2001 dall’Orchestra Borghesi. Come mia madre, il titolo del motivo di Giordana Angi ha un precedente del 1981 di Anselmo Genovese, cantante anni Settanta e autore per Mina e Ornella Vanoni, così come Fai rumore è stata depositata alla SIAE nel 1990 dall’autore e disc-jockey torinese Beniamino Luppino. Ho amato tutto di Tosca ha 2 precedenti come Finalmente io di Irene Grandi . Il sole ad est di Alberto Urso ha 4 precedenti mentre ne elenca 12 il No grazie di Junior Cally. Poi partono i titoli molto ricorrenti, come Baciami adesso (14 precedenti) di Enrico Nigiotti: un’altra Baciami adesso addirittura aveva gareggiato proprio nel Festival di Sanremo edizione 2008 scritta da Pasquale Panella e Daniele Ronda per la voce di Mietta.
Sono 15 i Sincero registrati alla SIAE prima di quello di Bugo e Morgan, 16 i Gigante come quello di Piero Pelù e 17 i Il confronto come quello di Marco Masini, l’ultimo è del compositore Andrea Guerra per la colonna sonora del film La finestra di fronte diretto nel 2003 da Ferzan Özpetek. Oltre 20 sono i Dov’è del gruppo Le Vibrazioni. Arrivano poi gli iper-inflazionati. Carioca di Raphael Gualazzi è originariamente il titolo di uno dei brani più famosi del jazz, creato nel 1933 da Vincent Yumans, uno dei più celebrati compositori statunitensi dell’epoca: è stato di volta in volta pubblicato da mostri sacri come Coleman Hawkins, Artie Shaw, Gerry Mulligan, Chet Baker fino al nostro Henghel Gualdi nel 1960. Carioca, con oltre 50 utilizzi, è anche un titolo della colonna sonora composta da Guido e Maurizio De Angelis per il film Savana violenta diretto nel 1976 da Antonio Cimati e Mario Morra. Viceversa di Francesco Gabbani è un titolo diffusissimo, con oltre 60 depositi, negli Stati Uniti e in Sudamerica (ma regolarmente registrati anche alla SIAE da sub-editori italiani) ed è il titolo della colonna sonora composta da Stephane Meer per una tra le più popolari serie tv francesi. In Italia il primo Viceversa fu scritto ed eseguito nel 1958 da uno dei supremi interpreti della canzone napoletana: Giacomo Rondinella. Supera i 60 precedenti anche il titolo Andromeda di Elodie: il primo è del 1964 a firma di Ernesto Nicelli, direttore dell’Orchestra ritmico-sinfonica della RAI di Milano, il più recente (2019) è del pianista jazz Claudio Filippini. Il primato dei precedenti spetta in questa edizione a Eden di Rancore: più di 100 canzoni con lo stesso titolo, oltre 2400 quelle che contengono la parola Eden. I brani Eden più blasonati nel nostro paese sono stati quello del 1977 di Carlo Savina, il compositore italiano con all’attivo il numero maggiore di colonne sonore cinematografiche, quello di Paolo Conte nel 1990, quello di Renato Zero nel 1991 per l’album La coscienza di Zero e quello dei Subsonica nel 2011.
“I titoli simili sono confondibili e la SIAE dovrebbe rifiutarli innanzitutto per il rispetto dovuto alla proprietà intellettuale che secondo me è la più sacra delle proprietà. – dice l’avvocato Gianpietro Quiriconi, tra i massimi esperti italiani in Diritto d’autore – Il titolo andrebbe considerato come segno distintivo non soltanto dell’opera dell’ingegno ma anche di un prodotto aziendale in quanto bene economico. Pertanto un titolo che imita servilmente il segno distintivo di un prodotto altrui andrebbe considerato in base allo stesso principio giuridico di un illecito civile per concorrenza sleale”. Di certo dopo un secolo di canzonette occorre un po’ d’impegno per rintracciare un titolo che non sia stato utilizzato in precedenza. Facciamo l’esempio di Ringo Starr , il brano che eseguiranno al Festival i Pinguini Tattici Nucleari. Possibile che in passato ad altri sia venuto in mente di intitolare una canzone con il nome del componente dei Beatles? La risposta è sì. L’Archivio della SIAE custodisce altri 5 brani col titolo Ringo Starr: la più famosa è della rockband statunitense Devilhead (1996), la più recente (2010) dei party-rocker milanesi Deluded By Lesbians. Per completezza di cronaca va aggiunto che il batterista dei Fab Four fu per la prima volta citato in una canzone pubblicata nel 1978 da I Nuovi Angeli, scritta da Umberto Napolitano con le parole di Paolo Limiti. Era intitolata Non piango per Ringo Starr.