Bobby Solo / Dario Salvatori – Cronache di Una lacrima sul viso (Azzurra Publishing)

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Una vita e una carriera che sembrano la trama di un film. Eppure è tutto vero. E’ la storia di Bobby Solo, probabilmente il cantante più noto che ha scelto il nome d’arte per sbaglio. L’artista, grazie alla complicità del giornalista Dario Salvatori, ha deciso di raccontare la sua vita e la sua carriera del libro intervista “Cronache di Una lacrima sul viso”, pubblicato da Azzurra Publishing, diramazione editoriale della casa discografia che da alcuni anni pubblica i dischi del cantante. Bobby Solo si racconta nel modo più naturale per un personaggio noto per la sua simpatia. E gli aneddoti e gli episodi divertenti non mancano, così come i momenti più difficili che l’artista ha dovuto affrontare, ma da cui è stato sempre in grado di rialzarsi e ritornare a essere un vincente.

Bobby Solo e Dario Salvatori

Alcune delle tappe fondamentali della carriera di Roberto Satti (questo il vero nome dell’artista) sono tra gli aneddoti più celebri della canzone italiana degli anni ’60. A cominciare dal nome. A chiamarlo Bobby fu Vincenzo Micocci, uno dei grandi della discografia italiana, che lo aveva messo sotto contratto. Micocci intendeva chiamarlo Bobby (papà Satti non voleva che il figlio usasse il cognome per emulare Presley) e disse alla segretaria: “chiamiamolo Bobby, solo Bobby”. Così nacque Bobby Solo. Poi c’è l’episodio del primo playback della storia di Sanremo. Era il 1964 e Bobby, in coppia con Frankie Lane, cantava “Una lacrima sul viso”. La sera dell’esibizione fu colpito da una laringite, si esibì in playback (che era vietato) e non vinse. La canzone però  è entrata nella storia (solo in quell’anno vendette due milioni di copie). E a proposito di aneddoti, Bobby Solo aveva scritto la musica del brano, ma non l’aveva firmato perché’ minorenne. Solo nel 1991 è riuscito a riaverne i diritti (grazie anche all’aiuto di Red Ronnie).

Con Little Tony si è diviso la scena dei fan di Elvis Presley: li volevano rivali ma erano amicissimi. Hanno fatto un lunghissimo tragitto insieme: gli anni eroici del rock’n’roll, delle storiche gare dei grandi varietà tv in bianco e nero e del boom del 45 giri, quelli del revival degli anni ’60 quando, era il 1982, con Rosanna Fratello hanno formato i Ro.Bo.T. Nel 2003 hanno pure fatto coppia a Sanremo. Revival a parte, il suo personaggio resta legato agli anni ’60, a quel suo modo tutto sommato rassicurante di interpretare il rock’n’roll senza concedere troppo al suo lato più trasgressivo e dichiaratamente sessuale. Come è accaduto a molti suoi colleghi della sua generazione, Bobby Solo ha attraversato un periodo professionalmente difficile negli anni ’70, quando da una parte l’evoluzione del rock e dall’altra l’irruzione dei cantautori hanno impresso un radicale cambiamento nel modo di fare e di ascoltare la musica. E come si è visto dall’episodio dei diritti di “Una lacrima sul viso”, interpretare successi da milioni di copie non era una garanzia assoluta per il futuro. Da quel momento difficile è riemerso grazie al brano “Gelosia” e, complice la tv, al revival.

Leggendo il libro però emerge soprattutto (e giustamente) il lato di Bobby Solo musicista e grande appassionati di musica rock e di Elvis. Non a casa per alcuni anni ha suonato in  duo con la chitarrista ferrarese Silvia Zaniboni, ha anche collaborato con i Marta sui Tubi, aspetti probabilmente sfuggiti al grande pubblico, che inevitabilmente è affezionato a “Una Lacrima sul Viso”, che è un po’ come “Love Me Tender” per Elvis. E’ notizia di pochi giorni fa che Bobby Solo pubblicherà un EP omaggio a Tony Joe White (grane artista rock americano, scomparso nel 2018, i cui brani erano stati interpretati anche da Joe Cocker), peraltro anticipato dal singolo “As The Crow Flies”. Il libro “Cronache di Una lacrima sul viso” è l’occasione giusta per riscoprire uno dei più grandi artisti della musica italiana.