Addio a Eddie Van Halen, una chitarra oltre il cielo

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Si è spento all’età di 65 anni Eddie Van Halen, fondatore dei Van Halen e uno dei più influenti chitarristi della storia della musica rock. Il musicista combatteva da circa 20 anni contro un cancro. La notizia della scomparsa dell’artista ha fatto subito il giro del mondo, destando subito grande commozione. Di origine olandese (era nato a Nimega il 26 gennaio 1955), si trasferì da ragazzo con la famiglia negli Stati Uniti, al seguito del padre musicista Jan.

Negli U.S.A. insieme al fratello batterista Alex iniziò a muovere i primi passi nella musica. Eddie Van Halen ha manifestato una grande talento per la chitarra sin da piccolo. I primi esordi nel 1972. Poi nel 1974 la scelta di formare i Van Halen. Oltre ai due fratelli Eddie e Alex, facevano parte della partita il bassista Michael Anthony e all’istrionico cantante David Lee Roth. Dopo la firma per la Warner Bros nel 1977 uscì il debutto Van Halen. Un disco al fulmicotone, che rivelò il grande talento di Eddie e di tutto il combo. Dopo ottimi dischi come “Van Halen II”, “Women And Children First”,“Fair Warning” e “Diver Down”, la formazione incontrò il grande successo nel 1983 con l’uscita dell’epico capolavoro “1984”, contenente alcune delle hit più note del gruppo, tra cui “Panama” e “Jump”. Titolo dell’album profetico: nel 1984 la divisione con David Lee Roth, che voleva dare vita a una parallela carriera solista, e la decisione di far entrare nel gruppo il cantante Sammy Hagar (già nei Montrose e con una carriera solista di successo). Nonostante le perplessità iniziali, con Hagar la band sforna alcuni dei suoi dischi migliori come “5150” (1986, dove è ancora presente l’uso del sintetizzatore), “OU812” (1988) e “F.U.C.K.” (1991). Un doppio disco dal vivo per rendere testimonianza degli effervescenti show del gruppo, e poi “Balance” (1995), che segnerà l’addio (momentaneo) con Sammy Hagar. Da questo momento il gruppo proporrà a tentare nuovi esperimenti. Prima con l’arrivo di Gary  Cherone, con cui hanno realizzato nel 1998 il sottovalutato “III”. Progetto, quello con l’ex cantante degli Extreme, che non è riuscito a decollare e che ha portato anche all’uscita dalla band anche del bassista Michael Anthony, che tornerà a suonare stabilmente con l’amico Sammy Hagar. A quel punto per la band sono seguite alcune reunion di grande successo, che hanno visto sul palco sia il solo David Lee Roth, che tutti gli ex componenti (quindi anche Lee Roth e Hagar insieme), salvo poi tornare con il solo David Lee Rock, con cui hanno realizzato nel 2012 il disco di inediti “A different Kind Of Truth”, in cui compare in qualità di bassista, il figlio di Eddie Wolfang Van Halen. Sull’influenza di Eddie Van Halen nei confronti di milioni di chitarristi si è scritto e si continuerà a scrivere. In ogni referendum sui migliori chitarristi di tutti i tempi l’artista è sempre risultato primo o al massimo nei primissimi posti. Inoltre in tanti si sono avvalsi del suo contributo, a partire da Michael Jackson che lo ha voluto nel pezzo “Beat It” contenuto nell’album “Thriller”. Da ricordare anche la collaborazione con Brian May dei Queen per l’EP “Star Fleet Project”.

Sammy Hagar e Eddie

In questi anni Eddie non ha mai mollato la sua battaglia contro il tumore. Fu lo stesso artista ad annunciarlo, sul sito del gruppo, il 30 aprile 2001, dopo il rincorrersi di una serie di voci. Un messaggio in cui l’artista si scusò con gli appassionati della band per non aver parlato prima della sua malattia, ma, aggiunse, che “si tratta di una vicenda privata”. Il chitarrista spiegò poi di essere stato visitato da oncologi  e chirurghi specializzati in interventi alla testa e al collo del Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles.

Nonostante i pochi passaggi in Europa, i Van Halen hanno sempre goduto di un considerevole seguito in Italia. In molti ricordano la loro partecipazione alla serata conclusiva del Festival di Sanremo del 1982. Nell’aprile 1993 la band (con Sammy Hagar) si è esibita al Palaghiaccio di Marino (Roma) e al Palatrussardi di Milano. Proprio il concerto alle porte di Roma è restato a lungo impresso agli appassionati, che hanno praticamente assistito a due ore di lezioni di chitarra elettrica sempre in bilico tra l’Hard Rock e i filoni più romantici del Pop. Era il “Right here, right now tour”, in cui hanno dato sfoggio di tutto il loro repertorio, costituito da chicche come “Eruption”, che hanno confermato il grande contributo apportato all’innovazione dell’hard rock grazie a contaminazioni con altri filoni del Pop. Nel giugno 1998 erano attesi al Monster of Rock di Torino, ma per un infortunio capitato al batterista Alex sfumò la loro partecipazione.

Da parte dei fans italiani è sempre rimasto il rammarico di non averli potuti più rivedere dal vivo. Aspetto dovuto probabilmente ai cachet stellari del gruppo, sostenibili nel mercato statunitense dove sono sempre star osannate, rispetto all’Italia dove non sono riusciti ad arrivare a un pubblico di massa. Nell’ultimo anno erano girate voci di un nuovo tour, ipotizzato da Sammy Hagar, ma smentito da David Lee Roth. Di Eddie Van Halen restano fortunatamente tanti dischi e soprattutto le sue partiture, che continueranno a essere studiate da generazioni di musicisti.