Le corone suonano anche d’autunno – intervista ai Crown of Autumn

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Autori di un pregevole lavoro che univa in modo piuttosto magistrale il Melodic Death e il Gothic Metal, i milanesi Crown of Autumn sono una band di un certo livello e grado di interesse. Da qui l’esigenza di conoscerli meglio effettuando un’intervista le cui risposte ci sono state dal chitarrista Emanuele Rastelli in collaborazione con il batteria Mattia Stanciou. Pertanto, buona lettura.

Il vostro ultimo album “Byzantine Horizons” è fuori da un po’ di tempo… Qualche parola introduttiva? “Byzantine Horizons” è uscito ormai da più di un anno (Aprile 2019). Si tratta del terzo album in studio della band. E’ stato accolto molto bene sia dal pubblico che dalla critica, soprattutto in Italia. Ha avuto ottime recensioni anche su importanti testate estere. Attualmente non abbiamo ancora ricevuto dati di vendita/distribuzione ma, data la situazione della discografia odierna, la cosa ha un’importanza alquanto irrilevante…

Cosa sono questi “orizzonti bizantini”? “E’ un’immagine che vuole evocare mondi e paesaggi legati alla tradizione mediterranea, egea e vicino-orientale. Il titolo è direttamente ispirato all’antica tradizione cosiddetta “bizantina”, cioè a quel modo di intendere il cristianesimo tipico delle regioni dell’Est-Europa, della Grecia e della Russia. Ma nello scenario dell’album c’è spazio anche per le culture precristiane (in particolare greco-romane), la tradizione cattolico-romana, nonchè le influenze Islamiche dell’Europa Meridionale. Ovviamente il tutto è trattato in modo non eccessivamente didascalico…”

Da quali esigenze nasce questo vostro nuovo album? “Liricamente vale il vastissimo contesto culturale, artistico e spirituale al quale accennavo a grandi linee nella risposta precedente. Musicalmente abbiamo voluto cercare di rendere questo tipo di atmosfere senza fare uso di strumenti tipici di quel tempo o di quelle zone geografiche. Non volevamo fare un disco di Folk-Metal. Abbiamo lavorato tantissimo su composizioni che fossero guidate prevalentemente da l’incrocio di 3 vocalist differenti. Le linee vocali non hanno mai avuto tanta importanza per noi come in questo disco. Ci siamo allontanati un po’ dalle atmosfere più uggiose, medievaleggianti e mitteleuropee alle quali eravamo abituati sugli album precedenti; ci siamo aperti ad influenze ed ascolti più Heavy-Rock / Alt-Rock come A Perfect Circle, Tool, System of a Down e simili. Lo si può percepire in alcuni momenti ma non si tratta di una svolta stilistica; i Crown Of Autumn restano sempre loro stessi, solo con qualche “colore” in più…”

Voi non avete mai fatto molti album… Come mai? Vi piace una lunga preparazione? “Fin dall’inizio non abbiamo mai gestito questo progetto come fanno la maggior parte delle altre band. Non siamo mai stati una vera e propria band in effetti; all’inizio eravamo solo in due elementi ufficiali, oggi siamo in quattro. Non abbiamo mai suonato dal vivo, abbiamo sempre fatto le nostre cose quando ci andava di farle, senza seguire scalette, deadline o cose simili. Per noi è solo uno sfogo artistico e un divertimento. Quando facciamo una cosa però, ci teniamo che sia fatta come piace a noi, così come l’abbiamo in mente. In questo senso la fase di preparazione e registrazione può anche richiedere molto tempo, come nel caso di “Byzantine Horizons”. “

Dal punto di vista dei testi cosa vi interessa esprimere? Come nasce la parte testuale di un vostro brano? “Io sono l’unico autore dei testi, i quali si incentrano sui miei interessi prevalenti: simbolismo ed esoterismo, religioni tradizionali, mistica e metafisica, etica e filosofia, nonché un certo tipo di poetica e di sensibilità estetica. Normalmente però, un brano dei COA nasce dalla parte musicale; direi almeno nel 90% dei casi.”

Quali gli aspetti più peculiari di “Byzantine Horizons”? “Come ho già detto “Byzantine Horizons” è molto focalizzato intorno ai tre vocalist e alle linee vocali. Non solo però; anche il riffing chitarristico è altrettanto importante. Abbiamo ridotto ai minimi termini la preponderanza degli arrangiamenti sinfonici di tastiera che caratterizzavano i nostri precedenti album (in particolare “The Treasures Arcane”) prediligendo un suono più asciutto e diretto. Anche i brani seguono più la forma-canzone tradizionale piuttosto che quella della Metal-Suite. “

Ci potete parlare del vostro background personale? “Hai presente l’attitudine Rock e il Rebe-Life-Syle? Ecco, l’esatto opposto! 😊 Siamo quattro persone, con quattro normalissimi stili di vita, che condividono la stessa passione. “

Come si riesce ad amalgamare le differenti carature personali in un sound armonico? “Credo che l’unico “segreto” sia quello di mettersi al servizio della musica. Non so se oggi è ancora così, ma quando ero ragazzino e volevo formare una band nei primi anni ’90, ricordo che era molto difficile trovare musicisti validi che non fossero anche un po’ “primedonne”. Intendo la cosa soprattutto da un punto di vista dell’esecuzione: spesso si tendeva a voler emergere individualmente, ma a discapito del risultato finale dell’insieme. Noi, fin dall’inizio, abbiamo sempre ragionato in maniera diversa. Quello che conta non è quanto lunga o articolata sia la mia parte; quello che conta è che la mia parte – piccola o grande – sia al servizio dell’equilibrio generale della canzone.”

Alcuni vi definiscono Melodic Death/Gothic Metal…siete d’accordo? “Per quello che può importare, direi che è una definizione corretta…”

Cosa avete fatto dopo il vostro album “Splendours of the Darkness” del 2011? “Due figlie, tra le altre cose 😊”

Che novità ci sono da parte vostra? State già componendo il follow-up a “Byzantine Horizons”? “Ho moltissimo materiale da parte. Alcune cose potrebbero andare benissimo per un eventuale prossimo album dei COA, altre meno. Al momento sto lavorando a 3 progetti paralleli differenti.”

Voi siete in attività da un bel po’…come è cambiata la musica in tutti questi anni? “Parlo della scena Metal italiana: 1) E’ aumentata la qualità di produzione e di composizione rispetto al passato. 2) Sono calate drasticamente le vendite dei CD dopo l’avvento di Internet. 3) In Italia è sempre mancata e continua ancora a mancare un’impalcatura solida e professionale che possa supportare una “scena” degna di questo nome. Dalle etichette ai locali, dalla mentalità dei musicisti a quella dei fans…nel giornalismo si passa da una totale e intransigente esterofilia ad un opposto atteggiamento di benevolenza aprioristica verso tutto quello che esce dall’Italia. Mi pare che qui si sia sempre buttato tutto “in caciara”. Non voglio generalizzare, sia chiaro: ci sono molte valide eccezioni, ma in numero ancora troppo limitato perché si verifichi una vera svolta. Per noi, ad oggi, la cosa non ha una grande rilevanza, ormai siamo anziani! 😊”

Che attività svolgete quando non suonate? In che modo vita personale e vita artistica si fondono? “L’unico membro del gruppo a lavorare a tempo pieno nel campo musicale è Mattia, che di mestiere gestisce uno studio di registrazione. Tutti gli altri hanno un lavoro più comune. “

Cos’è che spinge un gruppo ad andare avanti sempre e comunque? “Solo l’amore sincero per la musica, null’altro.”

Pagina ufficiale su Facebook dei Crown of Autumn https://www.facebook.com/crownofautumn/
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