Esce ZeroSettanta- Volume Uno, terzo e ultimo capitolo della trilogia di Renato Zero

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Dal 27 novembre è disponibile ZeroSettanta- Volume Uno, terzo e ultimo capitolo della trilogia che Renato Zero ha pubblicato a scadenza mensile a partire dal 30 settembre per festeggiare i suoi 70 anni, scandendo così il proverbiale conto alla rovescia 3-2-1 per arrivare a Zero: finora sono 39 brani inediti ma ha annunciato l’uscita di una ghost track

Un viaggio tocca frontiere, percorsi, mete più o meno visibili che tendono verso l’Altro, l’Altrove, l’Oltre. E alla fine del viaggio troviamo sempre noi stessi, o un frammento di noi stessi. In “ZeroSettanta – Volume Uno”, il disco che chiude il cerchio disegnato da questa importante trilogia e disponibile dal 27 novembre, Renato Zero non ha intenzione di concludere il viaggio lungo tre mesi e quasi 40 canzoni inedite da lui intrapreso: semmai invita l’ascoltatore a proseguire, “per dare smacco a questo tempo, privo di logica e di attenuanti”. Il senso del progetto prodotto dallo stesso Renato Zero per Tattica è tutto qui: non battere sentieri già percorsi nell’universo di una discografia che smarca sé stessa, quanto piuttosto spingersi dove il sentiero non è ancora segnato e proprio lì, lasciare una traccia.

Un grande lavoro, coerente dal primo all’ultimo brano, caratterizzato dal pensiero costante di dare e ottenere sempre il meglio, dalla volontà fiera di arrivare alla radice delle emozioni e degli accadimenti. Una trilogia che scruta e legge il presente, composta col cuore lieve di chi ha il coraggio e l’onestà delle proprie convinzioni. 50 milioni di album venduti all’attivo, Zero ha voluto inaugurare questo progetto a partire dal giorno del suo settantesimo compleanno, il 30 settembre scorso.

Il progetto ZeroSettanta è stato anche l’occasione per Renato Zero di presentare i brani dei tre dischi in tv in forme differenti: in ogni apparizione televisiva infatti si è esibito per il pubblico con canzoni diverse tratte dagli album, sparigliando ancora una volta le tradizionali regole promozionali e attingendo a questo vasto repertorio di circa quaranta brani inediti (sono in realtà 39 ma Zero in conferenza stampa ha detto che c’è una “ghost track” che “ascolterà solo chi lo ama”, forse sarà inserita in un cofanetto unico).

In questo terzo ed ultimo capitolo, intimo, immediato e sincero come quelli che l’hanno preceduto, si snodano 13 nuovi brani e ancora una volta si ritrovano e si consolidano le collaborazioni che hanno arricchito tutti e tre i lavori. Il fil rouge che lega le nuove canzoni è ancora una volta l’amore, potenza catartica che muove ogni cosa, scoglio salvifico al quale aggrapparsi quando si è in balia dei flutti imperiosi della vita di tutti i giorni. La maggior parte dei brani di questo lavoro sono prodotti e arrangiati da Danilo Madonia, mentre altri tre sono prodotti e arrangiati da Adriano Pennino.

Tra un racconto onirico e l’altro, Zero non si esime però dal lanciare anche in quest’ultima produzione dei lucidi messaggi di denuncia sull’attualità: coerente portabandiera degli ultimi ormai da decenni, grande e coraggioso sparigliatore di luoghi comuni e di dinamiche ingessate, megafono di voci inascoltate. 

“ZeroSettanta – Volume Uno” si apre con Amara Melodia, una monumentale richiesta di scuse proprio alla Musica che, agonizzante, tenta di sopravvivere nell’era in cui karaoke e plug-in sembrano aver preso il sopravvento. Una rassegnata apologia della lucente musica vera, che lentamente muore sotto i colpi dell’appiattimento sonoro. È proprio in quest’immagine che si condensa l’esaltazione del lavoro manuale, vera forza motrice in grado di mettere a tacere gli artifici adottati oggi nella musica italiana, tutte quelle “voci lontane dal sentimento”. Aperto da un intro maestoso e potente di archi e fiati, il brano scritto con Maurizio Fabrizio, esplode in un ritornello a cui si accompagna una ritmica soft che scorta l’ascoltatore fino alla fine della traccia, chiusa da un’elegante scala di pianoforte. Un amaro messaggio diretto alla musica “copia-incolla” di oggi, dal cui pentagramma “è sparita la stella”.

Il disco prosegue con Io non mi stancherò mai di te, una ballad romantica e potente scritta ancora con Maurizio Fabrizio, un appello rivolto alla persona amata con la preghiera di un ultimo incontro. Il piccolo intro di piano anticipa una ballad diretta e toccante che scava, nota dopo nota, nei sentimenti di un uomo senza più fantasia, stretto nella morsa dei ricordi e smanioso di tornare a vivere emozioni con la persona amata. E mentre l’organo Hammond ricama in sottofondo, l’entrata dei cori e il ripetersi ostinato del risoluto verso che sintetizza il concept del brano (“Non mi stancherò, non mi stancherò, non mi stancherò, non mi stancherò”) somministrano la giusta iniezione di pathos.

In Orfani di Cielo, la terza traccia dell’album, scritta con Danilo Madonia, Zero volge gli occhi al tetto blu del mondo, aprendo un dialogo sincero e misericordioso con una forza benevola. In un mondo in cui soprusi, incertezze, violenze e ingiustizie regnano sovrane, il brano vuole essere una preghiera rivolta proprio al cielo, perché continui ad avvolgere poeti e ladri, e a regalarci le mille meraviglie del creato. Un arpeggio di chitarra estremamente evocativo e dal sapore rock, mentre il basso è cattivo e portante. Zero canta di uomini insoddisfatti, in balia della precarietà e senza la guida di una luce sovraterrena. Nel ritornello, costruito sulle note di un pianoforte acuto, eleva la sua accorata supplica al Cielo. Sul finale spazio a versi recitati, il naturale prolungamento di una preghiera piena di speranza per il domani, un ultimo, significativo pensiero rivolto ai lavoratori del mondo dello spettacolo: “Benedici attori, musicisti, fantasisti, è il popolo del circo, tutta questa gente che comunica felicità, attiva, positiva, generosa e che sorride sempre, fosse ancora così..”.

Un ossimorico appellativo, e il titolo è servito! Nel quarto brano del disco, scritto con Gianluca Podio (coautore di “Cercami” che nel 2001 aveva firmato guarda caso anche “Un nemico sincero“) Zero manda una missiva ad una vecchia conoscenza, quel Nemico Caro che, offuscato dalla vanità, troppe volte gli ha teso trappole, ma che non riesce mai completamente ad allontanare dalla mente e dalla vita: “ciò che non uccide fortifica” sembra essere il messaggio della canzone, in cui Zero grida al suo detrattore “Sfidami / torna qui / dove vai / mi annoio se non ci sei”. Sound pop, cori campionati e chitarre elettriche fanno da scenografia musicale a una lettera scanzonata e irriverente indirizzata a tutti i nemici cari che, nascosti dietro sorrisi compiacenti, hanno impugnato armi a tradimento e teso trappole subdole, stimoli in realtà di un rinvigorimento per chi è stato offeso e tradito. A condire il tutto, inserti di voci campionate nei cori ed efficaci riff di piano nel ritornello.

Il disco prosegue con Io e Te, scritta con Danilo Madonia, una delicata cartolina d’altri tempi. Il mittente: un uomo che ritrova il coraggio di spazzare via i grigiori della vita e lottare per preservare un sentimento purissimo, nonostante il peso dell’età che avanza e il timore di rimanere ingabbiato nelle maglie dell’amore. Aperto da maestosi archi e da un elegante pianoforte a cui si aggiunge poco dopo una delicata ritmica, il brano è la preghiera accorata dell’uomo, servitore pronto a qualsiasi cosa pur di ritornare ad amare la sua bella che, nel fiore degli anni, è volata via da lui. Una ballad ariosa e sofisticata.

Una prorompente marcetta bandistica condita d’ironia, poi la voce megafonata di Zero annuncia l’entrata in scena de L’Ultimo Gigolò. La sesta traccia del disco, scritta sempre con Madonia, è un brano ritmicamente sostenuto, che spariglia una volta in più luoghi comuni e schemi legnosi. Nel tran tran odierno di appuntamenti frenetici, concorrenza alle stelle e sensualità ridotta all’osso, accade che un gigolò possa ripensare con nostalgia agli occhi sognanti e alla timidezza dei primi incontri, camminando col cuore sul bavero della giacca – perché “puttane siamo tutti, romantici un po’ meno”. Un brano divertente, leggero e a tratti scanzonato, dedicato all’ultimo amante di professione del mondo, un tempo passionale, acuto e irriverente. Il sound è variegato: da una voce campionata stretto attorno al ritmo cadenzato di una marcia, si passa a un’atmosfera tipicamente più pop, per sfociare infine in un maestoso arrangiamento tessuto da potenti assoli di trombe e chitarre elettriche.

Ti ricorderai di me è una ballad riflessiva e profonda, dedicata alla vita e al saliscendi di emozioni contrastanti che regala, andando a segnare inevitabilmente il cammino di tutti noi. Il brano si apre con dei pad atmosferici avvolgenti ed è una riflessione disincantata sulla vita. Incisivi gli assoli di flicorno nel finale, che preparano all’ultimo sussurrato messaggio: “una lacrima ci vuole quando in fondo al cuore c’è serenità, e un sorriso a questa vita per ciò che ci dà”.

Poi un veloce cambio d’abito per Zero, che torna a vestirsi d’irriverenza con Finalmente te ne vai: brano scritto con Adriano Pennino dalle atmosfere pop, scanzonate e vivaci che dipinge con sarcastica ironia la chiusura di un rapporto di coppia. Dentro questo brano, figlio di “Baratto” e “Sbattiamoci”, c’è la tutta la voglia di rinascita di chi, finalmente, si è liberato di un enorme fardello ed è pronto a riprendersi la sua vita… e l’argenteria! Ammiccante nel suo dipanarsi, il brano trascina con il ritmo sostenuto da un basso sporco e slap, miscelando liriche taglienti e groove moderno. Finalmente te ne vai è poi arricchito in corsa da chitarre elettriche e trombe, che contribuiscono a rendere beffarda e divertente la tematica relativa alla fine di un amore. Nel brano è presente anche una sezione di fiati arrangiati da Demo Morselli: Ambrogio Frigerio (trombone), Carlo Micheli (sax) e Giancarlo Cominelli (tromba e corno).

Gli Anni Della Trasparenza è uno scorcio genuino della giovinezza più autentica, di quando ci si sente invisibili ai propri stessi occhi e a quelli di chi ci circonda, e si deve lottare strenuamente per poter affermare la propria identità. In questo immenso e coraggioso vivere, il tempo lascia “amori e stanze vuote”, ma allo stesso tempo regala ogni giorno l’entusiasmo per affrontare nuove sfide e occasioni. Fisarmonica, chitarra classica e mandolino per rievocare le atmosfere di un tempo che ora sembra lontanissimo. Su questo tappeto musicale tenue e lieve, scritto con il giovane Lorenzo Vizzini, Zero ripercorre le tappe fondamentali del cammino di ogni uomo, dagli anni della leggerezza, con “le preghiere della sera e i racconti degli eroi”, agli anni della tenerezza.

La traccia dieci è dedicata al sentimento che più di ogni altro apre imponenti squarci di luce nell’oscurità: l’amore. C’è, scritta sempre con Lorenzo Vizzini, primo singolo estratto dal disco ed uscito il 20 novembre, è introdotto dal tema di un rullante che contribuisce a creare un’atmosfera iniziale di solenne ieraticità e che passa in rassegna le varie declinazioni dell’amore. Ma è l’esserci l’uno per l’altro la dimostrazione più evidente del valore del sentimento che “c’è”. Un intro “filmico” di batteria solenne e intenso, quasi marziale, usato per passare in rassegna le varie declinazioni dell’amore: il brano è un continuo salire di intensità ed emotività, per poi chiudersi di nuovo con una possente marcia di rullanti.

Che cosa è successo alla nostra povera e disorientata Italia, patria di genio, esperienza, gusto e creatività? L’Italia si desta? dipinge una nazione disillusa e ferita, che ha smesso di credere in quegli stessi valori che hanno contribuito a farla conoscere al mondo come “Il bel Paese”: nella terra degli spaghetti in compagnia, dei cuori grandi e dei cieli blu, sembra si sia deciso di rinunciare pure “a pane e burro per una fetta di ipocrisia / in balia di questa democrazia cieca”. L’Italia Si Desta? è l’interrogativo che si pone Zero in questo brano dal ritmo solido composto con Danilo Madonia: il pianoforte è potente e intenso e il ritornello è molto aperto nella parte iniziale, con archi e loop ritmici. Ci si chiede cosa sia cambiato negli italiani, cosa li abbia spinti a sacrificare i propri valori identitari, perché abbiano smesso di credere negli ideali di giustizia e libertà, navigando nell’incertezza e nella fragilità più dilagante. Un invito ad assumerci, giorno per giorno, le nostre responsabilità.

Il disco prosegue con Il tuo eterno respiro, scritta con Dario Baldan Bembo, dove Zero sembra accarezzare la nostra cara Madre Terra. Un brano che è un ringraziamento sincero e misericordioso ma anche un messaggio di speranza: “Dentro di noi qualcosa si sta muovendo / forse Dio, una carezza e chissà”. Un leggero arpeggio di chitarra introduce una ballad lenta ed emozionale, che tocca con delicata attenzione una tematica più che mai attuale. Un dialogo a cuore aperto con la Terra, che è invitata a gridare forte tutto il suo dolore per risvegliare le coscienze dormienti degli uomini, che troppo spesso dimenticano di rispettare le bellezze che ci offre. Nel finale, il cinguettio degli uccelli e la presenza di cori vagamente onirici testimoniano l’importanza e l’urgenza di ristabilire un contatto più autentico con la natura. In questo brano c’è un coro di dodici voci liriche (soprani, contralti, tenori e bassi).

Dopo tanto peregrinare, “ZeroSettanta – Volume Uno” trova il suo approdo sicuro in Un Mondo Perfetto, traccia conclusiva del disco scritta interamente da Zero, attraverso cui viene dipinto, con romantiche melodie, un mondo idilliaco fatto di tolleranza, equilibrio, innocenza e rispetto. Un sognante acquerello dalle tinte pastello, costruito su sonorità che sembrano cullare l’ascoltatore, con pianoforte e archi in primo piano e strumenti a vento nell’intro. Ricongiungersi in questo locus amoenus, dove tolleranza, rispetto e solidarietà sono all’ordine del giorno, chiude perfettamente il cerchio del disegno zeriano.

Il cerchio dunque si chiude, ma il viaggio non si conclude: il 30 settembre scorso Renato Zero è partito per andare incontro al mondo con la feroce sincerità con cui si è sempre contraddistinto, ed è un viaggio, questo, che non può finire perchè è una continua ricerca, un continuo divenire. Quel Pierrot contemplativo e visionario, seduto sulla Luna, non smetterà mai di viaggiare.

ZeroSettanta – Volume Uno è disponibile dal 27 novembre in download e streaming su tutte le piattaforme digitali.

TRACKLIST

ZEROSETTANTA – VOLUME UNO

1. Amara melodia (Renatozero / M. Fabrizio)

2. Non mi stancherò mai di te (Renatozero / M. Fabrizio)

3. Orfani di cielo (Renatozero / D. Madonia / Renatozero)

4. Nemico caro (Renatozero / G. Podio / Renatozero)

5. Io e te (Renatozero / D. Madonia / Renatozero)

6. L’ultimo gigolò (Renatozero / D. Madonia / Renatozero)

7. Ti ricorderai di me (Renatozero / D. Madonia / Renatozero)

8. Finalmente te ne vai (Renatozero / A. Pennino / Renatozero)

9. Gli anni della trasparenza (L. Vizzini / Renatozero / L. Vizzini)

10. C’è  (L. Vizzini / Renatozero / L. Vizzini)

11. L’Italia si desta? (Renatozero / D. Madonia / Renatozero)

12. Il tuo eterno respiro (Renatozero / Baldan)

13. Un mondo perfetto (Renatozero)

(1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 10, 11, 13) brani prodotti e arrangiati da Danilo Madonia

(8, 9, 12) brani prodotti e arrangiati da Adriano Pennino.

Batteria: Lele Melotti

Basso: Paolo Costa, Lorenzo Poli (nei brani 6, 7, 13)

Chitarre acustiche ed elettriche: Giorgio Cocilovo (nei brani 2, 5, 7, 10, 11, 13), Flavio Ibba (nei brani 1, 3, 6), Adriano Martino (nei brani 8, 9, 12)

Chitarre elettriche: Fabrizio ‘Bicio’ Leo (nei brani 3, 4, 6, 10, 13), Danilo Madonia (nei brani 5, 7, 11), Maurizio Fiordaliso (nei brani 8, 12)
Pianoforte, Tastiere, Fisarmonica, Programmazione e Orchestrazione: Danilo Madonia (nei brani 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 10, 11, 13)

Tastiere e programmazione: M° Adriano Pennino (nei brani 8, 9, 12)
Percussioni e ammennicoli: Rosario Jermano

Flicorno solo: Giampaolo Casati (nel brano 7)
Sax tenore e alto solo: Bruno Giordana (nei brani 6, 7, 11)

Trombone: Ambrogio Frigerio (nel brano 8); Sax: Carlo Micheli (nel brano 8); Tromba e corno: Giancarlo Cominelli (nel brano 8); Arrangiamento fiati (per il brano 8): Demo Morselli

Cori: Paola Montanari, Lalú Montanari, Roberto Tiranti (nei brani 1, 2)

Voce soprano solista: Min Ji Kim (nel brano 12) Coro (nel brano 12) Soprani: Marta Vulpi, Masha Carrera, Fabrizia Carbocci, Maura Menghini; Contralti: Antonella Capurso, Michela Malagoli; Tenori: Marco Santarelli, Andrea Biscontin, Daniele Adriani; Bassi: Carlo Riccioli, Giuliano Mazzini, Cesidio Iacobone

Orchestra: Piccola Orchestra Pop (nei brani 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 10, 11, 13)

Orchestra Italiana del Cinema scritta e diretta dal M° Adriano Pennino (nei brani 8, 9, 12)