Addio a Phil Spector, l’inventore del Wall Of Sound

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Phil Spector, l’inventore del Wall Of Sound, è morto. Il celebre produttore e musicista, che ha all’attivo successi come “Be My Baby” (Ronettes), “Unchained Melody” (The Righteous Brothers), la produzione dell’album “Let It Be” dei Beatles e di alcuni dischi di John Lennon, è morto a 81 anni a causa del Covid. L’artista stava scontando una condanna per l’assassinio dell’attrice Lara Clarkson.

Spector aveva cominciato la sua carriera come musicista ed è considerato un pioniere nella storia del rock. Oltre ai Beatles e ai Rolling Stones, aveva collaborato con personaggi come Elvis Presley, Tina Turner, Cher, Leonard Cohen e i Ramones. Nel 1970 aveva prodotto l’ultimo album dei Beatles, “Let it Be”. Aveva lavorato con John Lennon a “Imagine” e con George Harrison per il Concerto per il Bangladesh. Con la vedova di Lennon, Yoko Ono, aveva messo insieme brani rimasti inediti dopo la morte del cantante nel 1980.  Negli anni ’80 e ‘90 Spector si era sempre più isolato dal mondo che l’aveva reso famoso. L’ultimo album da lui prodotto era stato per i Ramones (“End of the Century” nel 1980) e uno dei componenti del gruppo aveva raccontato che una volta, durante le registrazioni, Phil aveva minacciato lui e gli altri con una pistola.  

Nato a New York, ma trasferitosi a Los Angeles a 12 anni dopo il suicidio del padre, Spector aveva cominciato a suonare la chitarra giovanissimo, esordendo a 17 anni con il complesso dei Teddy Bears che diedero la scalata alle hit parade con “To Know Him Is To Love Him” (il titolo era ispirato all’iscrizione sulla lapide del padre suicida). A 21 anni Phil era già miliardario. Ma la sua fama nel mondo del rock Spector se la guadagnò con il Wall of Sound, una delle grandi invenzioni musicali degli anni sessanta. Questo stile di produzione trasformò la canzone in una mini-sinfonia non tanto per l’uso dell’orchestra quanto per lo spessore del contrappunto. Spector non usava una batteria, ne usava tre, non usava un pianoforte ma almeno due, a cui sovrapponeva campane, timpani e triangoli. Il risultato era un sound che prescindeva dal ritornello e dal ritmo.  Con il Wall of Sound, che fu determinante per trasformare la musica leggera in musica per teen-ager, Spector conferì al produttore un ruolo paragonabile almeno a quello dell’autore di una canzone. E in questo contesto che nascono successi per Ben E. King, Gene Pitney, le Crystals, Darlene Love e soprattutto le Ronettes, gruppo guidato da Veronica Bennett, che poi divenne la moglie di Spector, tanto da assumere il nome di Ronnie Spector. E per le Ronettes sono nate hit diventate dei classici come “Be My Baby”, “Baby I Love You” e “Walking In The Rain”.

In tempi più recenti il ritorno di Spector in qualità di produttore risale al 2002. Dopo circa 20 anni di inattività, il leggendario produttore è tornato a lavorare con la band inglese Starsailor. Il risultato della collaborazione, una intensa settimana di lavoro in uno studio londinese, è consistito in due brani, tra cui “Silence is easy”. Il momento di creatività è durato poco. Nel febbraio 2003 Spector è stato accusato di aver ucciso l’attrice Lara Clarkson, con cui aveva passato una serata. La donna è stata ritrovata senza vita nella sua vila sulle colline di Los Angeles soprannominata l’Alhambra.  

Un lungo processo, terminato nel 2009, ha sancito la colpevolezza di Spector, con una condanna che va dai 19 anni all’ergastolo. Il verdetto della corte verdetto significa che il genio musicale doveva passare dietro le sbarre almeno 19 anni prima di poter fare richiesta di libertà sulla parola. Il produttore, che negli anni Ottanta si era guadagnato la nomea di eccentrico eremita, inseguito dentro le mura del suo “castello” a Los Angeles da demoni e ossessioni interne, era rimasto per sei anni in libertà sotto cauzione dopo che un primo processo contro di lui era stato annullato nel 2007: solo il 13 aprile era stato messo sotto chiave al momento del verdetto di colpevolezza.  Spector si era sempre dichiarato innocente dell’assassinio sostenendo che la sua vittima si era accidentalmente uccisa giocando con la pistola. Lana Clarkson aveva 40 anni: dopo aver tentato di sfondare a Hollywood e aver girato qualche film di serie B come “Barbarian Queen”, si era ridotta a fare la cameriera nel nightclub House of Blues di Los Angeles. A quei tempi anche Spector era sul viale del tramonto, abbandonato e depresso. I due si erano conosciuti proprio al night e Spector aveva portato la donna nella sua stravagante villa, Pyrenees Castle, per passare assieme la notte. Alcune ore dopo la polizia riceveva la telefonata dell’autista dell’impresario: “Penso che il mio capo abbia ammazzato qualcuno”. Con la scomparsa di Spector se ne va un genio musicale e nello stesso tempo un periodo irripetibile della storia della musica.