Canterò le mie canzoni a muso duro: intervista all’animato Paolo Simoni

Tempo di Lettura: 4 minuti

Il 5 Febbraio ha pubblicato Anima, nuovo album di inediti (piano e voce), uscito per Riservarossa Records e distribuito da Warner Music. Album anticipato dal singolo Porno Società. Ma la sua voglia di comunicazione, si è concretizzata anche in altri momenti: nel 2018 pubblica il suo primo libro Un pesce rosso, due lesbiche e un camper (edito da Aliberti) e nel 2019 è ospite dell’ Infinito tour di Roberto Vecchioni, così come apre alcuni concerti di Luciano Ligabue. Quando mi viene proposto di intervistarlo, credete che ci abbia pensato più di 2 secondi?

– Paolo bentrovato e complimenti per aver deciso di pubblicare Anima. Da dove nasce questo nuovo progetto discografico? Anima nasce dall’esigenza di fare un album fuori dal tempo, suonato, libero dalle convenzioni e dai dettami discografici ma soprattutto, è un disco umano. Oggi i computer imperversano anche nella musica e rubano la creatività all’uomo restituendogli un prodotto funzionale ma privo di anima. Mi sono sentito chiamato in causa e soprattutto ho messo il computer all’angolo. Sono stato io il regista totale della mia opera. La cosa interessante è che ho scoperto che mi piace e che togliere è complicatissimo. Un’arte sottile che va conquistata. Ho invocato la dea Musica e le ho detto: “stammi accanto, in cambio ti do la mia parola che niente e nessuno si intrometterà”. Così è stato.
– Mi piace un sacco aver scelto Porno Società come singolo di lancio, perché è un brano coraggioso che punta il dito contro un mondo troppo omologato… Oramai siamo in una situazione paradossale, kafkiana. La cosa triste è che mi ritrovo tutto solo a cantare certe tematiche. Mi domando il perché? Forza artisti! Cantate quello che pensate e che vi sento da anni ripetere nei corridoi! C’è bisogno di voi!!! C’è bisogno di verità. Al diavolo le visualizzazioni, che poi sono per la maggior parte comperate. Torniamo a fare musica sul serio.
– Come ti stanno trattando i mass media? Fare un disco solo voce e piano, non è proprio una cosa abituale in questi anni… Lo avevo messo in conto. Qualche radio a mia sorpresa sta trasmettendo Porno Società. Devo dire però che l’affetto che mi sta dimostrando il mondo della stampa è del tutto inaspettato e molto gratificante. Molti giornalisti in questa settimana di video dirette si sono commossi e hanno manifestato il loro apprezzamento. Soprattutto hanno capito il mio coraggio. Mi ha fatto piacere. Confido comunque in qualche buona anima del mainstream che capisca e appoggi le mie canzoni. Io, quello che dovevo fare come artista, l’ho fatto.

– Parliamo di due professionisti che stanno credendo tangibilmente nel tuo estro: Riccardo Vitanza e Claudio MaioliSono due amici veri. Con Claudio c’è un affetto che dura da undici anni. Crede nella mia musica ed è testardo come me. Mi ha donato dignità e speranza mentre il mondo discografico mi voltava le spalle. Riccardo è un grande professionista e un uomo molto intelligente. Su questo progetto è coinvolto in maniera decisiva. Questo album sta intensificando il nostro rapporto. Anche lui sa distinguere bene cos’è lo sterco dalla cioccolata. Ringrazio anche Giulia Orsi di Parole e Dintorni, che Riccardo ha indicato come referente personale del progetto. È scrupolosa, attenta e lavora sodo. Tutte qualità che apprezzo e che servono per andare d’accordo con il sottoscritto. Non sono cose scontate. In questo settore, come in altri, molti entrano in ufficio solo per portare a casa lo stipendio. E si vede, aggiungo.
– Nel backstage del concerto del Liga a Firenze, mi sono ritrovato con il tuo cd Si Narra Di Rane Che Hanno Visto Il Mare in una mano… e Maioli che parlava bene di te …
Eh lo so… Come ti ho detto prima, Claudio oltre ad essere un amico è uno che ha capito chi sono, cosa voglio e dove voglio andare. Anche questo non è scontato. Ha già avuto tanti successi e soddisfazioni nella vita. Potrebbero anche bastargli. Seguire un giovane anomalo come me comporta oggi diverse rogne. Ci crede quanto me. Siamo soci.
– Come ti ho detto telefonicamente, la prima volta che ho sentito parlare di te è stato quando votavo come giurato al Premio Tenco: che ricordi hai di quegli esordi?
Molto belli e teneri, anche se ero impreparato per il pubblico. Lavoravo come cuoco. Allora avevo ventidue anni. La settimana dopo invece di stare in cucina tra le padelle, mi sono ritrovato all’Ariston tra Conte e Ranieri. Adesso che mi ci fai pensare mi viene da esclamare: “ma come cazzo è successo?”. Allora per me era tutto assurdo. Avevo una bassa autostima. Oggi se riascolto Mala Tempora (il mio primo album) mi commuovo. Era già chiaro allora dove volevo andare. Le intenzioni c’erano tutte.
– In attesa che finisca l’emergenza sanitaria, tu sarai impegnato nel promuovere Anima: in che modo? Senza i concerti live o gli showcase, è infatti una impresa titanica…
Per ora ho creato una specie di web Tv con il pianoforte, qualche luce colorata e un buon microfono. È davvero un set carino. In questi giorni pieni riesco a cantare molto e a far sentire la mia voce anche in questo senso. Appena riapriranno andrò ovunque mi sarà possibile. Queste canzoni devono incontrare il pubblico dal vivo. È importante. Sono pieno di energia e incazzato al punto giusto. Alla mattina durante la doccia metto su “A muso duro” di Pierangelo Bertoli. Quello è il mood.