Addio a Milva, interprete che amava Brecht e Strehler

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Addio a Milva, una delle più grandi interpreti della musica italiana. L’artista, nota per i suoi folti capelli rossi, aveva 81 anni. Il decesso è avvenuto ieri a Milano. A darne notizia è stata la figlia Martina Corgnani.

Maria Ilvia Biolcati, in arte Milva, soprannominata fin dagli esordi la Pantera di Goro (la località sul delta del Po dove è nata il 17 luglio del 1939), ha avuto una intensa e luminosa carriera nel corso della quale è passata dalla canzone leggera alle opere liriche (ha lavorato con Luciano Berio), dal teatro leggero (con Gino Bramieri e Davide Riondino) a quello impegnato (famosissime le sue interpretazioni brechtiane sotto la regia di Giorgio Strehler, che ne hanno fatto un vero personaggio cult in Germania), passando per spettacoli televisivi (“Palcoscenico” con Oreste Lionello e “Al Paradise” con Heather Parisi) e commedie musicali (“Mai di sabato”, “Signora Lisistrata” e “Un mandarino per Teo”).  Milva ha fatto anche incursioni cinematografiche: tra queste “La bellezza di Ippolita” con Gina Lollobrigida e “Via degli specchi” di Giovanna Gagliardo. 

Il 23 ottobre 2007 è stata tra gli 89 milanesi insigniti delle onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana”, conferite dal Presidente della Repubblica nel corso del 2006. L’11 settembre 2009, invece, ha ricevuto la Legion d’Onore dall’ambasciatore di Francia in Italia, Jean-Marc de La Sabliere. L’onorificenza, consegnata a Palazzo Farnese, sede dell’ambasciata, è “un riconoscimento alla diversità del suo talento, dalle performance teatrali alle sue musiche, offrendo uno splendido panorama di generi e forme espressive”. L’ambasciatore de La Sabliere sottolineò i legami intimi che “Milva ha intrattenuto con la Francia dall’inizio della sua carriera, conferendole da parte della critica italiana il titolo di nuovo Edith Piaf”.

Ben 15 volte in gara al Festival di Sanremo, ha collaborato con i principali autori e cantautori italiani. Molto conosciuta e apprezzata è stata la sua collaborazione con Franco Battiato. Proprio con quest’ultimo decise nel 2010 di chiudere il suo percorso artistico con un ultimo disco, dal titolo “Non conosco nessun Patrizio”. In quell’occasione l’artista spiegò che “credo sia veramente il momento di dire basta, quello che ho dato, ho dato e con questo lavoro, a cui tenevo moltissimo, ho esaurito i miei desideri”. Nell’album sono contenuti dieci brani di Battiato, scelti nella vastità del suo repertorio, arrangiati da lui e interpretati dalla “Pantera di Goro”. Fra “Le Aquile”, “Il Ballo del Potere”, “Una Storia Inventata” e “Segnali di Vita”, i due artisti si sono trovati a lavorare insieme per la terza volta, in un connubio e una stima reciproca che durano dall’inizio degli anni ’80 (i precedenti lavori sono stati “Milva e dintorni” nel 1982, che contiene la celebre “Alexander Platz” e “Svegliando l’amante che dorme” del 1989, dove c’è anche – nell’edizione internazionale – una versione di “Centro di gravità permanente” cantata con Juri Camisasca).

L’artista era afflitta da alcuni anni da problemi di salute. In occasione del Festival di Sanremo 2018 ci fu un’ondata popolare per farle conferire il Premio alla Carriera. Riconoscimento che venne poi consegnato il 9 febbraio alla figlia Martina Corgnani, che spiegò: “Mia madre è felice, grata, riconoscente e anche un po’ commossa. Mi associo ai ringraziamenti a Claudio Baglioni, al Comune di Sanremo e alla migliaia di voci che si sono alzate a sostegno di questa iniziativa lanciata da Cristiano Malgioglio. Penso all’hashtag #PremioCarrieraMilva, alla petizione su Change.Org, ai tweet e ai messaggi di Laura Pausini, Syria, Iva Zanicchi, Franco Mussida, Giovanni Nuti, Mario Tutino, Sergio Escobar e dei tanti che hanno colto l’occasione per esprimere affetto e riconoscenza per l’unicità di mia madre, non solo al festival, ma anche fuori da Sanremo. E’ un omaggio alla sua storia, alla sua vita, al suo lavoro”.