The C. Zek Band: il rock come spiritualità!

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“Samsara”, il nuovo album della The C. Zek Band, è un inno alla spiritualità del rock, un invito a smettere di correre solo dietro alla modernità, per guardare al domani con occhi nuovi.

Ciao Christian, ancora complimenti per il disco, come ho scritto in fase di recensione, è veramente bello!!

Quello che mi sorprende della vostra musica, è la totale attitudine ad un suono così lontano da noi, con cui non si entra contatto solo con la tecnica, ma soprattutto con l’emozione. Come riuscite ad essere così calati in un rock blues carico di soul?

Grazie mille per la buona impressione che hai avuto del nostro disco. Il vero motivo non lo so, credo siano molto importanti gli ascolti che ognuno fa, poi una cosa molto importante, credo sia l’amore per la natura, il rispetto per il pianeta in cui viviamo, e il sapere che al mondo ci sono un sacco di persone che soffrono!! Io stesso porto le mie sofferenze. Questo cerco di rifletterlo nella composizione.

Sei chitarrista e cantate e compositore, come riesci a gestire tutto? Quali sono gli artisti a cui fai riferimento. Io ho pensato ad Eric Clapton, ma anche a Steve Winwood dei Traffic, anche se lui è un tastierista e non un chitarrista?

Non è sempre facile gestire il tutto, io e mio fratello Enea (il batterista) siamo a stretto contatto, nel senso che abitiamo nella stessa casa, e di conseguenza riusciamo a collaborare facilmente, lui segue tutta la parte grafica, e mi aiuta nelle registrazioni, mentre io mi occupo un po’ di tutto il resto. Ascolto molta musica, adoro Eric Clapton, Doyle Bramhall II per me un ottimo compositore, poi ovviamente tutti i vecchi blues man. Mi piace molto lo stile di canto di Otis Redding e poi naturalmente c’è Carlos Santana.

Come avete scritto e costruito le nuove canzoni? Il periodo di lockdown vi ha influenzato il vostro modo di lavorare in qualche modo?

Le nuove canzoni di Samsara le ho composte in circa un anno e mezzo, a parte la title track “Samsara” che in realtà l’ho composta verso la fine delle registrazioni di “Set You Free”. Solitamente compongo di mattina, oppure la sera tardi. Il periodo del lockdown, in realtà ha rallentato di molto le registrazioni, ma ha dato anche molto più tempo per curare gli arrangiamenti, soprattutto quelli vocali, c’ha anche permesso di rifare delle parti, in quanto il disco lo abbiamo registrato noi nel mio studio.

Come mai la scelta di limitare gli interventi della cantante, che invece in “Set Your Free” domina la scena in modo meraviglioso. Tu sei molto bravo, ma non pensate di perdere qualcosa?

La scelta di limitare la voce di Roberta ha più significati: io ho sempre amato anche cantare, quindi volevo avere  la possibilità di cantare in almeno tre/quattro brani, rispetto al disco precedente che ne canto solo due. Il vero motivo è che Roberta non sa per quanto rimarrà ancora con   noi, per suoi motivi personali. Questa cosa e sorta verso febbraio 2020, non potevamo rischiare di fare uscire un disco cantato interamente da lei, e poi trovarsi senza la voce principale. Durante il lockdown ho riarrangiato gran parte delle parti vocali e adattate alla mia voce cambiandone anche la tonalità in alcuni brani, tipo “Black River”. Ecco il vero motivo.

Quando scrivete pezzi nuovi come riuscite a trovare un’intesa in sala prove? Chi ha l’ultima parola? E come registrate: insieme o ogni singolo strumento?

Una volta che ho scritto qualcosa, e mi sembra interessante, registro delle demo e le presento alla band. A volte so già come far girare la canzone, quindi ho anche qualche idea di arrangiamento, altre volte le arrangiamo insieme, mi piace ci sia libertà espressiva da parte di tutti. Diciamo che poi l’ultima parola è la mia. “Samsara” l’abbiamo registrato: batteria, basso e chitarra in diretta, con tutto in cuffia compresa la voce, poi abbiamo fatto tutto il resto.

Nel vostro sound le tastiere, l’organo Hammond sono fondamentali, pensi che la tecnologia abbia in parte fatto perdere una certa magia legata a suoni vintage, magari imperfetti, ma veri?

Trovo che i suoni vintage siano tornati alla grande ovviamente nel nostro genere. È ritornata la registrazione su bobina, ovvio molto costosa. I suoni vintage sono troppo caratteristici per generi come il nostro, abbiamo appena restaurato un Piano Fender Rhodes che sicuramente useremo nelle prossime registrazioni, poi per l’Hammond, Magari, usiamo tastiere moderne di ultima generazione che simulano molto bene l’Hammond, ovviamente non potrà mai avere lo stesso calore. In “Samsara” la parte di synth l’ho suonata io, ho usato il mio Korg MS10 di fine anni settanta. Quindi viva i suoni vintage!! Ah dimenticavo: tra i nuovi gruppi mi piacciono i Vintage Trouble!!

Quanto vi manca suonare dal vivo? E adesso a cosa state lavorando?

Suonare dal vivo ci manca molto, ma fortunatamente siamo ripratiti, e presentare i brani di “Samsara” è veramente emozionante!! Speriamo di continuare così!! Grazie, Beatrice

The C. Zek Band: Christian Zecchin: chitarra, voce; Roberta Dalla Valle: voce; Matteo Bertaiola: tastiere;

Nicola Rossin: basso; Enea Zecchin: batteria

Discografia: “Set You Free” (2017), “Samsara” (2020)