“Un avatar di noi”, il nuovo singolo di Matilde, 29enne cantautrice toscana prodotta da Marco Falagiani oggi diventa anche un videoclip che presentiamo in anteprima sul nostro portale. Con lei piacevolmente si chiude un cerchio iniziato l’anno scorso, quando la nostra redazione le attribuì un premio durante l’AVC Anime Vocal Contest, nell’ambito di Lucca Comics & Games 2020. Abbiamo chiacchierato con lei di questo e di altre cose che la riguardano, trovando una giovane donna ricca di spunti, di riferimenti illustri e armata di una passione bruciante per la musica e per la vita.
Ciao Matilde, complimenti per il video! Ci dai qualche maggiore dettaglio sulla sua realizzazione? Grazie! Sì, mi sono divertita molto durante le riprese per le vie di Prato, è stata un’esperienza nuova, molto interessante, che sono felice di condividere coi vostri lettori. L’idea è stata quella di rendere abbastanza fedelmente la canzone, mostrando due lati della protagonista: uno di tristezza per la fine di un rapporto ma, soprattutto, quello della sua “rinascita” in giro per la città, intendendo simboleggiare una sua reazione positiva. Ne approfitto per ringraziare il videomaker Duccio Brunetti, Marzio Benelli che si è occupato del montaggio e Filippo Quaresimi per il suo – come si dice in gergo – “trucco e parrucco”. Senza dimenticare un ringraziamento specialissimo a Fashionsourcing srl che, col suo appoggio, mi ha permesso di realizzarlo in totale tranquillità. Spero davvero che vi piaccia…
Cosa rappresenta per te questa canzone? Un mio personale contributo nell’affrontare il tema della diversità, che mi sta molto a cuore. Non si può amare qualcuno e volerlo diverso, perché vorrebbe dire amare qualcun altro o, meglio, non amare proprio nessuno tranne se stessi! Se si tenta di cambiare qualcuno fino a piegarlo e schiacciarlo su paradigmi che gli sono totalmente estranei e che finiscono per svilirne la personalità e affossarne sensibilità ed espressione, anche solo di plasmarlo a nostra immagine… questo è egoismo, è costrizione. L’amore è tutta un’altra cosa.
A proposito di amore… il sentimento più celebrato nella storia della canzone di ogni tempo, Matilde come lo vive? Wow, che domandona! Lo definirei un’emozione sconvolgente e quasi totalizzante. Ti rispondo con una canzone di Lucio Dalla, scritta a 4 mani con Ron, “Chissà se lo sai”. Personalmente non ho mai sentito un’altra poesia d’amore come quella: quando uno è in grado di riassumere l’amore nel gesto di perdersi nella profonda solitudine degli occhi dell’altra persona e la verità diventa una sola, quando uno sa raccontare un’emozione così, per me ha vinto tutto! E tutto questo binario di storie e di emozioni che si intrecciano fa parte del mio percorso non solo musicale ma anche personale, di vita. Le mie esperienze di studio prima, la mia professione di Avvocata poi, mi hanno portato a essere quello che sono e non sarei così se non le avessi fatte.
Il tuo brano è co-firmato con Marco Falagiani, come ti trovi a lavorare con un personaggio importante dell’autoralità e della produzione musicale italiana? Non lo dico per darmi importanza o ricevere consensi: Marco, insieme a Giancarlo Bigazzi, è stato in grado di rivoluzionare letteralmente la musica italiana! Nutro una grandissima stima nei suoi confronti. Per me scrivere con lui è un’esperienza di vita, prima ancora che musicale. Direi che la scrittura con Marco, per la sua profondità d’animo e la sua sensibilità, è tesa all’attribuire una precisa emozione in musica e restituirla a chi ascolta, cercando di fargliela vivere con la medesima intensità. E speriamo proprio di riuscire nell’impresa.
Nella vita tu sei un’Avvocato che, ad un certo punto, ha deciso di concentrarsi pure sulle aspirazioni musicali: come vivi queste due realtà parallele? Parallelo è un attributo calzante, perché le due cose si sono sempre mosse di pari passo. La musica non è stata relegata a un mero sogno nel cassetto, aspettando passivamente che passasse un treno o un colpo di fortuna. Ho lavorato sodo per cercare di migliorarmi e ancora m’impegno per farlo, per condividerle e – come diceva Jannacci – “vedere di nascosto l’effetto che fa” una mia canzone su chi ascolta.
Se ti chiedessi di nominarci di getto qualche nome della musica che ti sta particolarmente a cuore… chi citeresti? Direi nuovamente… Lucio Dalla! “Com’è profondo il mare” è uno dei suoi brani che mi ha toccato di più perché esprime una concezione perfetta del mondo attuale e contiene tanti temi: la mancanza di lavoro e, quindi, di decoro, la figura del mistico che inventa la commozione per rimetterci d’accordo tutti – e ce ne sono tanti, troppi in giro – mentre i pesci assistono curiosi al dramma che l’umanità vive quotidianamente. Su tutto rimane il pensiero, quello che dà fastidio ma che non si può circoscrivere né fermare. Altri nomi di riferimento per me sono sicuramente Francesco De Gregori, Edoardo Bennato, il blues partenopeo di Pino Daniele, la fusione perfetta fra testo e musica della coppia Battisti/Mogol e le imagini piacevolmente retrò di Paolo Conte… illustre “collega” Avvocato! A livello internazionale mi affascina il jazz storico di Ella Fitzgerlad, Billie Holiday, Etta James, Louis Armstrong, Aretha Franklin, Duke Ellington – per citarne solo alcuni – che sono delle stelle polari nel mio cielo musicale.
Che ricordi hai del premio che MusicalNews ti diede l’anno scorso per il duetto con l’allora 12enne Giulia Corsini, una sorta di incontro musical-generazionale? Quello di un’esperienza che ricordo con grande piacere, che mi ha permesso di sperimentare nuove strade musicali, aspetto che reputo fondamentale perché tutto serve per arricchire il percorso artistico di ognuno e consentire una sintesi tra i diversi mondi che lo hanno toccato e che ha sperimentato, per approdare infine al suo più intimo. A proposito di premi… sto pensando di iscrivermi a una serie di festival e manifestazioni pensati per i cantautori e le cantautrici, in modo da promuovere sempre di più la mia musica. Il futuro è aperto…