James Joyce e la chitarra Hofner: incontro con Giorgio Coslovich, mentre la bora ..

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Trieste è una delle città più belle d’Italia. Curioso vedere che molte strade hanno delle ringhiere lungo i muri, ma è un espediente per tenersi, quando la bora decide di soffiare impietosa. Folate di vento, ma tanta creatività e voglia di tuffarsi in tante storie culturali: l’incontro con Giorgio Coslovich risente di questa aria frizzante..

Giorgio Coslovich buongiorno: mi sbaglio o questo è un momento per te molto creativo? Ciao Giancarlo: no, non ti sbagli. E’ effettivamente un periodo in cui, tra la realizzazione dei due cd, la messa in opera dei due concept (Oz e la Joyce Suite), un altro progetto in ambito rock (questo sotto pseudonimo), nonché l’avvio del nuovo cd, “Chaos”, è proprio una fase Ok. Te la senti di raccontare le peculiarità di Winter Tales e quelle di Oz? Almeno saltano agli occhi subito le differenze… Winter Tales era un po’ una “summa” di anni di cellule musicali finalmente sviluppate in una forma finalmente ben delineata, ma, proprio per questo, senza un concetto unitario creativamente. Con Oz, invece, ho seguito un percorso ben preciso e ritengo questo lavoro un deciso passo avanti.

Come sei entrato in contatto con David Jackson e John Hackett? Come avete lavorato assieme? Li ho conosciuti, come molti altri artisti sia stranieri che italiani, grazie al mio “alter ego” giornalistico ed alle interviste a RadioTeleCapodistria attraverso cui sono entrato in contatto, anche di persona, con altri ex Genesis, con Sean Lennon, la sorella di John, Donovan, ecc. Quali artisti ti piacevano da giovane? Quali invece i musicisti che ora segui con maggiore interesse? A influenzarmi decisamente i Beatles, gli stessi Genesis, i King Crimson e molti altri che ho avuto modo di seguire nei concerti. Sul piano classico un primo impatto non facile ma determinante con Dmitrij Dmitrievič Šostakovič. Oggi? Fare nomi è difficile, dico solo che non mi interessano coloro che sono diventati i monumenti di se stessi… Ma qualcosa di buono comunque c’è. Io a Firenze non c’ero nel 1933, ma forse ci saremo dati appuntamento nella centrale Via del Corso al numero 3.. Neanch’io c’ero (battutaccia), ma sicuramente ci saremmo trovati lì molto spesso: la mia elettrica Hofner (che tutt’ora uso) e relativo amplificatore, vengono proprio da mio zio, che mi incoraggiava. I figli ne hanno seguito le orme, mentre i nipoti hanno preferito cedere tutto il catalogo editoriale alla Curci…

Apriamo il tuo cassetto dei sogni: a quale progetto vorresti dedicarti nel prossimo futuro? In qualche modo l’ho già anticipato. Sto vedendo di imbastire il nuovo cd “Chaos” (a cui seguirà la “creation”, ma ho già troppo autoprodotto e vorrei trovare una forma di crowdfunding, se possibile. Ma in qualche modo ce la faremo…