Roberto Molinelli: da Mahmood ai Queen

Tempo di Lettura: 7 minuti

Musicista versatile ed eclettico, direttore d’orchestra in più edizioni del Festival di Sanremo, il Maestro Roberto Molinelli sta vivendo un’estate a pieno ritmo. Numerosi i progetti che lo vedono protagonista in questo periodo. Prosegue l’impegno come direttore di alcune delle più importanti orchestre italiane per speciali progetti che lo vedono coinvolto anche come autore degli arrangiamenti orchestrali. Ne abbiamo parlato.

Foto di Luigi Angelucci

Maestro Molinelli, per lei è un’estate decisamente piena di impegni. Innanzitutto come riesce a conciliare tutti questi appuntamenti?
Eh, non è semplice… solo a luglio farò 21 concerti, con spostamenti logistici che vanno da Firenze, Milano e altre località del Nord Italia fino ad arrivare a Taormina, in Sicilia e quindi è tutto un incastro di aerei, di auto o di treni. Insomma, confido sempre nel fatto che Trenitalia o le compagnie aere e di trasporti non scioperino o che non facciano dei ritardi.
Di recente ha curato gli arrangiamenti e diretto l’orchestra per “Indimenticabile Whitney”, il primo tour italiano di Belinda Devis. Come è nato questo progetto?
Ho conosciuto Belinda tanti anni fa all’estero, abbiamo fatto tanti concerti insieme e mi ricordo che la prima volta che collaborammo insieme pensai subito “ma questa cantante da dove viene?” Mi stupì tantissimo la sua grandissima tecnica vocale, la sua estensione di quattro ottave, la sua musicalità. Lei veramente riesce a modulare la voce come un musicista, come uno strumentista fa col proprio strumento, in maniera molto molto varia, variegata ed espressiva. Tra l’altro il progetto legato a Whitney è un progetto che ho veramente a cuore perché “The Voice”, come venne soprannominato Whitney Houston, è sicuramente una delle figure iconiche, più incredibili della storia contemporanea che purtroppo è scomparso troppo presto e come tutti gli artisti che naturalmente poi fanno un percorso di vita e poi scompaiono o perlomeno passano ad altra vita e non fanno più parte del percorso terreno su questa terra, come diceva una famosa canzone di Battiato cosa succede? Succede che altri musicisti devono omaggiarli. Questa cosa succede anche nel campo della musica classica, ricordiamo Chopin che scriveva dei concerti per pianoforte per se stesso, Paganini scriveva dei concerti per violino dei capricci per se stesso e una volta venuti meno questi artisti altri artisti devono interpretare le loro canzoni. In questo caso credo che Belinda sia senza dubbio la miglior interprete di Whitney Houston che io abbia mai ascoltato, e non solo io visto che fa concerti e tournee continuamente in tutto il mondo.
Questo aspetto ci tengo molto a sottolinearlo perché molte volte si “criticano” i tributi agli artisti, ma i tributi agli artisti sono sempre avvenuti nella storia e in qualsiasi genere musicale, a cominciare dalla classica. Un qualsiasi pianista che suona Chopin fa un tributo a quello che Chopin aveva scritto a se stesso, per se stesso. Un qualsiasi violinista che suoni Paganini, fa un tributo a quello che Paganini aveva scritto per se stesso. Molte volte perché questa cosa si lega solo al settore del pop ma non è così.
Prosegue invece la collaborazione con Mahmood, per il quale ha realizzato gli arrangiamenti orchestrali per la speciale tappa del “Ghettolimpo Summer Tour” in programma il 22 luglio sul palco della Cava del Sole di Matera. Appuntamento in cui lei dirigerà l’Orchestra della Magna Grecia. In cosa si caratterizzerà questo appuntamento?
Anche questo appuntamento mi sta tantissimo a cuore perché Alessandro, Mahmood, è un cantante secondo me straordinario e un autore di canzoni straordinarie. Mi sono subito appassionato a questo progetto. Grazie alla collaborazione che ormai protraggo da tanti anni con l’orchestra della Magna Grecia, l’anno scorso per il Medita Festival a Taranto facemmo un concerto in piena era covid sold out a Taranto, nel quale con l’orchestra accompagnammo alcune canzoni del suo ultimo album Ghettolimpo.
Quest’album mi ha subito colpito perché lui è un autore straordinario che riesce a unire cantabilità e melodismo. Riesce a scrivere delle melodie molto belle, molto accattivanti, molto orecchiabili unendole a temi storici anche importanti. In Ghettolimpo lui ricorda tantissime figure, tematiche del mondo antico, dell’antica Grecia e non solo; quindi lo considero un grande autore di canzoni ed è anche un grande cantante. Tutto quello che sentite nei dischi lui lo fa dal vivo, senza nessun tipo di aiuto della tecnica, quindi è anche un grandissimo cantante con una voce particolare che, non sono certo io a doverlo sponsorizzare, per questo motivo è diventato una delle grandi icone contemporanee della musica italiana. Tra l’altro lavorai con lui già prima dell’anno scorso, quando a Sanremo fece l’Accademia della canzone a Sanremo Lab (concorso che porta i giovanissimi alla ribalta per andare ad esibirsi a Sanremo). Quando lui fece quel concorso, facemmo un tour di concerti estivi con l’orchestra sinfonica di Sanremo e già quella volta, anche se non era appunto il Mahmood che oggi tutti conosciamo, aveva tutte le qualità che ha oggi e quindi anche in quel caso fu una collaborazione molto molto bella e molto importante per me.

Foto di Luigi Angelucci

Tornando alla collaborazione con Mahmood, come valuta l’impatto che questo giovane artista ha avuto nel panorama della musica pop italiana?
L’impatto che Mahmood ha è quello di essere un grande autore che tratta tematiche particolari, non percorse da altri. Tematiche legate alla storia, per lo meno insomma nel suo Ghettolimpo album, poi dopo il prossimo album non lo so… come tutti gli autori geniali sicuramente per il prossimo album ci riserverà ancora nuovi temi e altre innovazioni. Dal mio punto di vista lui è un abilissimo scrittore, autore di melodie, quindi della cantabilità e di un qualcosa che immediatamente ti colpisce già primo ascolto di una canzone, unita a tematiche non scontate, originali, testi elaborati, colti che fanno riferimento a un periodo della storia antica dei grandi classici che naturalmente sono sempre attuali.
Tra i suoi impegni anche “Queen – Barcelona Opera Rock”, che si terrà tra il 3 e il 6 agosto in tre bellissime location, quali il Teatro Antico di Taormina. il Teatro di Verdura di Palermo e l’Anfiteatro Villa a Mare di Terrasini. Show in cui verrà riproposto il celebre album “Barcelona” di Freddie Mercury e Montserrat Caballè. Come nasce questo progetto?
Questo progetto nasce perché sono sempre stato innamorato della figura iconica di Freddie Mercury, che naturalmente tutti conosciamo come grandissimo star del rock, ma dobbiamo sempre ricordare che Freddie Mercury ha sempre voluto in tutta la sua carriera, o perlomeno sin da subito dopo gli inizi, percorrere altre strade. Già il disco A Night at the Opera contenente il capolavoro assoluto Bohemian Rhapsody, voleva già andare un po’ a parare altrove. Bohemian Rhapsody, ricordiamolo, è una canzone formata da tre forse canzoni diverse. Si comincia con un classico, poi si continua con una parodia dell’opera nella quale Freddie vuole in qualche modo parodizzare anche i libretti d’opera che certe volte ripetono le stesse frasi per tanto tempo, pur non succedendo nulla sulla scena, perché poi i cantanti devono gorgheggiarci sopra e devono vocalizzare e fare delle improvvisazioni e degli assoli. Ecco, in Bohemian Rhapsody c’è tutto questo. E poi c’è una parte centrale che è proprio rock puro, assolutamente rock puro, con chitarra, improvvisazioni, eccetera, per tornare poi al classico finale, il famoso nothing really matters to me, il finale della canzone che ritorna assolutamente al classico. Questa figura iconica di Freddie Mercury, a me, che vengo da studi classici di conservatorio, ha sempre colpito fin dagli anni ottanta, fin da quando loro erano alla ribalta di tutti i palcoscenici del mondo perché voleva andare altrove e questo disco Barcelona fatto e voluto con l’icona della musica lirica dell’epoca Montserrat Caballé, grandissimo soprano recentemente scomparso, è stata veramente a oggi ineguagliata in tantissimi repertori che poi ha percorso. Questo disco che lui ha voluto fare è proprio non rock, non c’è nessun brano rock in tutto questo disco, ci sono brani di grandissimo spessore orchestrale sinfonico anche se poi nel disco erano fatti con un’orchestra campionata perché era probabilmente una produzione alla quale Freddie teneva, ma che lui la realizzò con solo pianoforte. Io invece ho preso tutta questa bellissima musica che c’è in Barcelona e l’ho tradotta, orchestrata, riarrangiata, ripensata in alcuni casi per orchestra sinfonica e devo dire che l’effetto è travolgente. Poi in questo progetto avrò due grandissimi solisti: una è Desiree Rancatore, un soprano di fama mondiale, internazionale che calca i palcoscenici più famosi e rinomati di tutto il mondo. E Johan Boding un cantante svedese conosciuto all’estero, con il quale ho collaborato tantissime volte all’estero e che è, secondo me, uno degli interpreti dei Queen e della musica di Freddie Mercury più accreditati a livello internazionale. È un grandissimo cantante dotato della sensibilità che ci vuole per duettare con una voce importante come il soprano Rancatore in un repertorio molto importante che è quello appunto di Barcelona che si staglia completamente dal rock. Poi nella seconda parte del concerto faremo delle hit, dei Queen rock del loro repertorio che tutti conosciamo.
Terminata l’estate quali progetti la vedranno impegnata in autunno?
Ho tantissimi progetti per l’autunno e per l’inverno. Posso citare l’appuntamento a Milano con l’orchestra civica di Milano che vedrà due prime assolute. Faremo un brano molto famoso è ben conosciuto di Fred Gulda Friedrich Gulda che è il concerto per violoncello, poi faremo un mio concerto per viola e orchestra di fiati che si intitola “Movie concert. Scene scritte in forma di colonna sonora” dove a differenza di quando si va ad ascoltare un concerto di musica di pellicole celebri come Morricone, Rota e tanti altri autori nazionali e internazionali che quando ascolti la musica ti ricordi le scene del film, in questo caso il movie concert tenta di fare l’esperimento posto. Cioè non esiste un film creato su queste musiche, ma ascoltando le musiche ogni spettatore è invitato a crearsi una propria sceneggiatura, un proprio film semplicemente partendo dalle musiche. È l’esperimento opposto, inverso, rispetto a un concerto con musiche di grandi autori che hanno scritto per il cinema. Poi faremo l’ultimo brano “Viola Sings Rolling Stones”. I Rolling Stones hanno appena fatto un grandissimo concerto a Milano per cui ho scritto questo brano con tanti successi dei Rolling Stones da Satisfashion a Angie, Pentblack e tanti altri successi scritti per viola elettrica che duetterà con l’orchestra di fiati, l’orchestra civica di Milano usando proprio gli stessi effetti della chitarra elettrica e cantando le canzoni dei Rolling Stones. Poi ho bellissimo progetto col balletto di Roma. Il due ottobre faremo al Festival Bellini di Catania, nella patria di Vincenzo Bellini, il primo balletto in assoluto mai realizzato su musiche di Bellini naturalmente con musiche riviste dal sottoscritto, riarrangiate, ripensate, non necessariamente tutte nella forma originale belliniana anzi cercheremo di metterci delle contaminazioni anche di altri generi e naturalmente sarà una prima assoluta che poi ci impegneremo a replicare. Una prima assoluta il due ottobre al teatro Bellini di Catania che replicheremo subito anche a Messina con il balletto di Roma che è una delle realtà più importanti riguardo la danza in Italia.