Il batterista originale Albert Bouchard coinvolto nel disco tributo, perché il mantovano Giancarlo Bolther si è trasformato in discografico pur di soddisfare la sua passione giovanile per i Blue Oyster Cult. Da noi apprezzato (da tempi non sospetti) per il suo sito Rock Impressions in questa intervista ci aiuta a capire se la radiofonia avrà un futuro o si evolverà in una compilation di podcast..
Giancarlo Bolther bentrovato: corre voce che tu sia diventato un discografico? Ma di che progetto si tratta? Grazie, sembra di sì, ho prodotto il disco The Dark Side of the Cult – A Tribute to Blue Öyster Cult per la Black Widow, un progetto ambizioso, doppio cd con 29 band coinvolte, tra cui spicca il batterista Albert Bouchard. La maggior parte sono artisti italiani, ma non mancano anche nomi stranieri. Inizialmente avevo pensato ad un libro, ma poi mi è venuta l’idea che un disco fosse il modo migliore per accendere i riflettori su questa storica formazione, che nel nostro paese è rimasta poco conosciuta e che invece vorrei far conoscere a più gente possibile. È stato molto emozionante vedere l’entusiasmo dei gruppi che hanno aderito al mio invito. In realtà ho scoperto che i B.Ö.C. sono molto più amati di quanto si pensi.
La domanda nasce spontanea: sono i Blue Öyster Cult la tua band preferita in assoluto? Assolutamente sì, da teen ager avevo una “lista della spesa” con diversi nomi. Quando potevo andare in città mi fiondavo nei negozi di dischi per cercare i nomi segnati, siccome sono passati diversi anni, non c’era internet, non avevo fratelli maggiori, non avevo accesso a riviste… era tutto molto naif. Spulciavo i pacchi di dischi e tutto era una scoperta. Un giorno comprai insieme Secret Treaties e Cultosaurus Erectus. È stata una fulminazione, non avevo mai sentito una band così creativa. Non hanno mai fatto due brani uguali, pare che siano la band che ha fatto più concerti in assoluto, ad ogni concerto cambiano scaletta, cambiano continuamente gli arrangiamenti dei pezzi, hanno fatto dischi solo quando avevano qualcosa da dire, non come certe band che fanno dischi fotocopia (che in realtà sono molto apprezzati dai fans).
Il tuo sito Rock Impressions ci ha deliziato con le sue recensioni: a te che soddisfazioni ha dato? Davvero molte, tra l’altro mi ha fatto conoscere mia moglie, che era una mia assidua lettrice. Musicalmente parlando per me è ancora emozionante quando un artista mi manda un suo lavoro chiedendomi di recensirlo. Una volta mi è capitato un disco di un’artista greca, Olivia Hadjiioannou, quando l’ho contattata ho scoperto che mi conosceva già e che apprezzava i miei scritti. Mi piace poter essere in contatto sia con chi fa musica che con chi la consuma e di contatti il sito me ne ha dati tanti.
Te la senti di dare un giudizio sullo stato di salute del rock italico? Vedi segni di ripresa o vuoi suggerire qualche soluzione per dargli nuova linfa? È difficile parlare di ripresa, quando vado ai concerti rock il pubblico non è proprio giovanissimo, però conosco molti giovani che suonano rock, mio figlio è musicista ha vent’anni e quindi grazie a lui vedo questi giovani a cui piace ancora la musica “suonata”. Il successo dei Maneskin sta sicuramente aiutando, ma non è facile capire fino a che punto. Però voglio dirti una cosa che mi sembra di aver capito. Oggi il sistema spinge su musiche usa e getta coma la trap, come i talent, che di fatto bruciano molti talenti, oggi se vuoi veramente essere “contro” il sistema devi tornare a fare rock, perché il rock è ancora il modo migliore per rompere gli schemi.
Doug Pinnick dei King’s X
Quale futuro vedi per la comunicazione? Spariranno le radio, avremo un melting pot tra tv ed altri canali? Ed i social? Qui ci vuole la sfera di cristallo per rispondere. È tutto così veloce, esce un nuovo social e dopo tre anni viene soppiantato da uno nuovo e più trendy! Non credo che le radio spariranno del tutto, però adesso i giovani ascoltano i podcast, che sono un po’ come dei programmi radio. Oggi le recensioni si fanno coi video, che devono essere brevi ed incisivi, ti devono catturare nei primi secondi altrimenti hai già perso il pubblico. Non è per nulla facile e dopo tanti anni a volte ho l’impressione che oggi scrivo più per chi fa musica piuttosto che per chi la consuma. Paradossalmente oggi ha più successo un buon algoritmo che ti consiglia gli ascolti in base ai tuoi gusti, piuttosto dei suggerimenti di un appassionato. Siamo in un mondo in piena evoluzione ed è difficile anche stare al passo. Però non sono pessimista, perché le persone continueranno ad ascoltare musica.