Tra Mark Twain ed i Pearl Jam: con noi la scrittrice Cinzia Milite

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Nel recensire un suo libro, ero tra Space Oddity di David Bowie e Central di John Frusciante: logico chiedersi se fossero le due fonti di ispirazione o il canovaccio su cui il romanzo si snocciolava. Poi il suo racconto Alright, vince il Premio Letterario Note D’Inchiostro e la notizia mi arriva da Francoforte …
Cinzia Milite, che momento stai vivendo? Intendo sia personalmente, ma anche dal punto di vista letterario. Un buon momento direi, da tutti i punti di vista. Passato il periodo d’incertezza sul futuro e di reclusione dovuti al lockdown, si sono aperte nuove opportunità d’incontro con i lettori sia adulti che bambini. Sono ricominciate le rassegne letterarie, le presentazioni e gli incontri nelle scuole che hanno visto protagoniste le mie opere. La dottoressa Gaia e la cura della paziente Terra è davvero un bel libro: che soddisfazione ti ha dato? La soddisfazione più grande per un autore è ricevere il feedback positivo dei lettori, in questo caso si tratta di bambini e bambine dai 9 agli 11 anni. Il personaggio della dottoressa Gaia, una bambina di dieci anni che si rivolge ai coetanei dispensando consigli per uno stile di vita che salvaguardi il pianeta, è piaciuto molto.

Come hai letto dalla mia recensione, anche Solo due dita – Can you hear me, Major Tom? è un tuo lavoro (pubblicato da OneReed Edizioni) davvero emozionante: come è nato? I miei romanzi e anche qualche racconto sono ispirati a brani musicali. In questo caso si tratta di due canzoni “Space Oddity” di David Bowie e “Central” di John Frusciante. I testi dei brani sono stati il canovaccio utile per la stesura del romanzo. Cinzia Milite donna e Cinzia Milite scrittrice: riescono le due entità a convivere? C’è il tempo di coltivare un hobby? Le due identità spesso si fondono e si confondono, diciamo che il confine tra le due è labile, penso succeda quando l’attività che svolgi è una passione a cui dedichi anima e corpo. Ad ogni modo, oltre alla scrittura, ascolto musica rock e prendo lezioni di canto. Quali artisti hai amato in gioventù e quali invece ti convincono di più ora? Musicalmente in gioventù ho amato i colossi del panorama rock/punk inglese e americano anni ’70,’80 e ’90: quindi ti cito i Clash e Bad Religion, ma anche Tool e Pink Floyd! Ora, oltre questi, mi diverto ad esplorare anche nuove musicalità, tra gli artisti che seguo ad esempio c’è il musicista belga Tamino.

Alla recente Fiera Internazionale del Libro di Francoforte era presente l’antologia di Note D’Inchiostro e quindi anche tu, pensando ai Pearl Jam … Sì, c’ero anch’io con il racconto Alright, vincitore del Premio Letterario Note D’Inchiostro e ispirato al brano omonimo dei Pearl Jam, un gruppo che seguo dagli esordi e che non smette di regalarmi emozioni. Se ti offro una macchina del tempo, dove vai e ad incontrare chi? Girerei il mondo per incontrare tantissimi artisti, ne cito solo alcuni: Italo Calvino, Mark Twain, ma anche Hermann Hesse, Fernando Pessoa, Anne Sexton e tornando molto indietro nel tempo, Ludovico Ariosto.