I diritti delle donne nella musica, intervista con Kim Erica

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A livello internazionale, in ambito di produzione musicale, il rapporto donna-uomo è 1 a 37, mentre in Italia, rispetto al 2020, si contano circa il 92% di brani maschili contro l’8,15% di brani scritti da donne. Questi sono i dati emersi nella ricerca esplorativa “Women in Music” di cui è responsabile Alessandra Micalizzi, docente, psicologa e internal lecturer di SAE.  Come combattere le disparità di genere nel settore musicale? Per offrire a giovani donne l’opportunità di formarsi nella musica SAE Institute, in collaborazione con Equaly e il collettivo POCHE Cltv, lancia due borse di studio per donne del valore di 5400 euro ciascuna, riferite ai corsi in partenza a febbraio 2023 di Urban Music Production ed Electronic Music Production. Ho rivolto delle domande in merito a Kim Erica (https://www.instagram.com/kkimerica/), una giovane producer anche lei presente anche Panel evento che cerca di sensibilizzare i media e non solo sul problema.

In Italia mediamente una donna guadagna meno rispetto ad un uomo nella stessa posizione lavorativa. Da cosa si origina secondo te questo fenomeno?

È un argomento molto complesso: una delle cause principali e su cui vale la pena riflettere è che siamo abituati a sottovalutare le competenze delle donne rispetto a quelle degli uomini, soprattutto in ambito professionale dove spesso sono richieste qualità che associamo al mondo maschile.  Per fortuna ultimamente il Gender Pay Gap è diventato un argomento molto dibattuto, vuol dire che qualcosa si sta muovendo.

Nel settore musicale immagino che non vada meglio. Quale è la situazione attuale in termini di presenza femminile?

Anche in questo ambito le donne raramente ricoprono posizioni di potere e in generale la  loro presenza è molto ridotta rispetto a quella maschile: in alcuni casi questo si può attribuire a una minore affluenza femminile ai corsi accademici di un certo tipo, o semplicemente non si avvicinano a professioni che culturalmente sono sempre state percepite “da uomini” (noi di POCHE Cltv lo sappiamo bene: la produzione musicale ne è esempio).  Ma anche quando si parla di professioni più sdoganate dalle donne, come la cantante/interprete/cantautrice, le percentuali sono comunque ancora basse: nei festival più importanti la predominanza è maschile e quando va bene le donne sono a malapena un terzo.

Quali sono le iniziative che proponete voi di Poche Cltv? Pensate che la prima donna premier italiana possa essere più sensibile a questa tematica?

Abbiamo creato una community di produttrici musicali italiane per supportarle, per unirci e scambiare opportunità. Abbiamo inoltre da poco annunciato il lancio del Contest “Women in music” in collaborazione con SAE Institute Milano ed Equaly: in palio ci sono due borse di studio dedicate alle donne tra i 18 e i 35 anni che vorranno iscriversi ai corsi di Urban Music Production ed Electronic Music Production dell’anno accademico 2022/2023. Questa è solo la prima di quella che speriamo possa essere una serie di collaborazioni e azioni concrete per aiutare le ragazze che lavorano nella musica ad emergere. Per quanto riguarda la premier italiana in carica mai dire mai, ma non sembra questa la direzione: purtroppo essere donne non vuol dire per forza interessarsi alla parità di genere, puntiamo sulla prossima!

A vostro avviso c’è solidarietà tra donne?

Sì! La convinzione che le donne non siano in grado di fare gruppo ed essere solidali è un falso mito, il detto “le donne sono le peggiori nemiche delle donne” è solo un maldestro tentativo di metterci le une contro le altre e di ghettizzarci, ma la realtà può essere e spesso è completamente diversa.  Anche noi di POCHE Cltv siamo la dimostrazione che unirsi è possibile e genera movimento.