Marco Massa ci racconta la sua Milano

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E’ disponibile sulle piattaforme digitali e in digital download “Cara Milano”, il nuovo brano del cantautore milanese Marco Massa. E’ uscito anche il video del brano vincitore nel 2011 del Premio Sergio Endrigo e oggi riproposto in una nuova versione riarrangiata dal Maestro Marco Grasso. L’opera racconta attraverso gli occhi e la voce dell’autore una vecchia Milano ormai dimenticata, con l’obiettivo di risvegliare un’umanità sacrificata a favore del forsennato progresso degli ultimi anni. Tra ricordi, emozioni e rimpianti, “Cara Milano” parla di un amore in continua evoluzione, che segna una vita.

Marco Massa © Roberto Cifarelli

Sono migliaia le canzoni che citano o sono dedicate alla città di Milano. “Cara Milano” si inserisce in questo filone, ma con una prospettiva diversa. Si guarda a una città che forse non c’è più, sostituita da quella moderna e frenetica. Sei d’accordo?
Milano è sempre più moderna e frenetica, ma aveva una caratteristica che al momento faccio fatica a ritrovare: era anche generosa e all’avanguardia, ora è sfacciata e appariscente. Ma sono convinto che ci sia sempre qualcosa di buono da scoprire in una città “moderna”, che cambia.
“Cara Milano” vinse nel 2011 il Premio Sergio Endrigo. Come è nata l’idea di riprenderla a distanza di 12 anni?
Nell’ultimo decennio ho colto il nuovo suono di questa città, in un certo senso mi ha incuriosito e portato a sperimentare nuove forme di sonorità nei miei progetti musicali. L’idea che mi sono fatto, e che mi ha sempre affascinato, è che le città nel corso dei decenni subiscono un cambiamento che riguarda anche i suoni, nel tempo si trasformano in nuove atmosfere sonore. Da questa prospettiva è nata la rielaborazione armonica di “Cara Milano”, lasciando però il testo immutato proprio perché il mio desiderio che “ritorni come prima tra la gente” rimane ed é ancora più forte. Chissà, forse accadrà. Abbiamo davvero bisogno di quel mondo solidale che caratterizzava la mia città.


Parlando di Milano non si può non citare Giorgio Gaber, di cui quest’anno ricorrono 20 anni dalla scomparsa. Cosa rimane oggi della Milano di Giorgio Gaber?
Credo proprio nulla, Milano come ho detto ha subito trasformazioni radicali nell’aspetto ma anche nell’anima, per chi l’ha conosciuta ed ha vissuto quel meraviglioso periodo storico culturale se lo tenga stretto nel cuore senza mai farlo morire, omaggiandolo proprio come avviene in questa occasione, e ricordando non solo lui ma tutta quella scuola milanese che oramai non c’è più . Non ne ho alcuna nostalgia, l’ho vissuta e mi ha cresciuto spiritualmente; fa parte, e lo sarà sempre, del mio bagaglio culturale.
Tornando indietro nel tempo, sei stato vincitore nel 1999 del Premio Città di Recanati (l’attuale Musicultura). Che ricordo hai di quell’esperienza? Hai continuato a seguire la manifestazione? Ci sono artisti che ti sono piaciuti in questi ultimi anni?
Ho chiaramente un bellissimo ricordo, mi sono esibito con una inusuale formazione: un quartetto d’archi d’eccezione – L’Erasmus Quartet – e con il suo arrangiatore e contrabbassista Stefano Dall’Ora. Il brano si intitolava “Come un Tuareg”, che tra l’altro ripresento nell’attuale progetto, anch’esso con nuova veste sonora. Non ho più seguito la manifestazione, se non sporadicamente, anche perché a mio parere i vincitori non vengono mai valorizzati come meriterebbero, nel senso che non viene dato loro lo spazio necessario per farsi conoscere dal pubblico. Alla fine, la visibilità viene data ai soliti big.
Dopo “Cara Milano”, quali sono i tuoi prossimi progetti e impegni?
Usciranno altri brani in digitale su tutte le piattaforme, che faranno parte di un unico disco. Lo si potrà quindi ascoltare per intero, magari anche in vinile e come CD, a settembre. Nel frattempo, molti live stanno per arrivare, e di questo sono molto felice, perché la vita del palco é la vita che prediligo.