Matteo Manzitti – Musica in Libertà (Edizioni Curci 2023)

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Bonaparte, pane rubato, Bruto a pena, A te par buon? È uno dei più famosi inviti a comporre una frase utilizzando le stesse lettere di un’altra frase; si parte dal cognome di Napoleone, la si spezzetta, cogliamo una musicalità intrinseca e le .. stupefacenti pontenzialità offerte dal gioco dell’anagramma, basato su una giustificazione matematica .. Non me vorranno quegli studenti che odiano questa materia scolastica, ma nel contempo amano suonare: il legame fra queste due discipline è vivo, forte, enzimatico! Ma nel bel libro di Matteo Manzitti gli spunti su cui riflettere (per poi insegnare la musica, magari perché docenti o semplici comunicatori) sono molteplici, arrivando a citare Igor Stravinsky e la sua celebre Piano Rag Music: molti dei suoi momenti topici, sono scaturiti soltanto dal movimento delle dita sulla tastiera. Da questa situazione, il celebre compositore arrivava a raccomandare di non disprezzare le dita ad un unico vantaggio del ragionamento e della grammatica musicale!

Il sottotitolo del libro (edito da Edizioni Curci per la collana Correnti) è una ulteriore sferzata di energia, portatrice del fine della “mission” che alla base della vita del compositore e dell’insegnante: la creatività come base della formazione musicale. Nel leggere il suo libro, mi è venuto in mente quante volte abbiamo discusso sul ruolo del buon musicista quando si esibisce o quando invece si diletta in lunghe session in studio: sono daccordo con chi afferma che non esiste un sillogismo (o osmosi) tra i due differenti ambienti e non è perciò automaticamente vero che se sai suonare in studio, poi sei anche un apprezzato animale da palcoscenico. In queste discussioni, io ho elencato tutta una serie di chitarristi che trovavo magici in studio, ma che dal vivo ci avevano deluso: ma è vero anche il contrario e quindi (altrettanti chitarristi) in concerto ti fanno impazzire, ma in studio spesso erano deludenti, se non addirittura sostituiti da riconosciuti session man. La conclusione era sempre che tra le grandi rockstar solo i Toto sono stati numeri uno sia in studio, sia in concerto!
Se la scuola diviene attività piacevole e disinteressata, al contempo si erge a spazio di libertà, sottratto alla frenesia del sistema economico e produttivo. Il sunto del pensiero di Matteo Manzitti è banale e rivoluzionario, semplice ed al contempo energicamente coinvolgente: il mondo dell’insegnamento viene perciò chiamato in primis a guardarsi dentro ed a capire che gli studenti devono essere in grado non solo di studiare in modo nozionistico, ma anche di imparare a studiare. Vale per la matematica, come per la musica: vale per anche nei rapporti che si creano tra di loro, arrivando a quelli con i loro insegnanti. Per certi versi sarebbe bello ritornare ad un modello peripatetico, seguendo il proprio magister anche quando cammina e pensa a voce alta: è quello che succede quando si partecipa ad una clinic, più che ad una banale workshop o seminario .. il musicista famoso che abbiamo di fronte non sta su uno scranno imperiale, ma è seduto davanti a noi e ci coinvolge in modo circadiano. Ben venga allora questo libro di Matteo Manzitti, il quale conclude con l’invito ad un approccio alla musica più libero, capace di raccogliere l’intimo appello alla creatività che ogni giovane sente dentro di sè: sta a noi accendere questa fiammella e renderla sempre più scoppiettante!