Il Segno Del Comando – Il domenicano bianco (Nadir Music, 2023)

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I liguri Il Segno Del Comando sono riusciti nell’impresa di vincere l’irritante predisposizione a guardare al passato e ad elogiare solo band storiche, tipica del pubblico prog. Infatti con i suoi quasi tre decenni di storia, il gruppo ligure, guidato dal talentuoso bassista Diego Banchero, ha saputo costruire una credibilità solida, grazie ad un suono originale, misto di prog, dark e sfumature esoteriche, dando lustro al meraviglioso sceneggiato, trasmesso in cinque puntate dalla Rai nel 1971, con protagonisti Carla Gravina e Ugo Pagliai, da cui hanno preso il nome.

Questo “Il domenicano bianco” è il sesto album, se contiamo anche il live misto a pezzi di studio “Al passato, al presente, al futuro…” del 2017 ed ancora una volta marchia a fuoco un percorso fatto di grande musica mai banale, capace di citare giganti come High Tide, Black Widow e i più recenti Bigelf, anche se non mancano evoluzione barocche, che rievocano i giganti EL&P, senza dimenticare la scuola prog italiana con PFM e Le Orme in testa, evitando comunque di cadere nell’imitazione ed anzi fornendo elementi di totale originalità, al punto di diventare essi stessi, un punto di riferimento per nuovi gruppi.

Il bilanciamento tra le tastiere, sempre vive e presenti, modulate spesso su accenti oscuri, una ritmica variegata che offre anche spunti jazzati, gli inserti di chitarra ritmica ed una solista che lavoro nel costruire linee melodiche bellissime e la splendida voce di Riccardo Morello, in possesso di una timbrica pastosa e calda, conferendo ai brani un tocco di morbidezza, anche quando sono strumentalmente intricati.

Nonostante la complessità dell’opera, il gruppo è abile nel svincolarsi dal tecnicismo, preferendo un approccio melodico, con una scrittura che tra ghirigori e saliscendi, non perde comunque mai di vista la melodia.

Le iniziali “Il libro color cinabro” e “La bianca strada sono pezzi che certificano la solidità della scrittura del sestetto, il brano che intitola il disco si apre quasi come una filastrocca horror, per poi offrire una cavalcata che mi ha ricordato il Banco. Se “Ofelia” rimembra una ballata folk, “La testa di Medusa” è un tumultuoso ricamo di un organo, che introduce e sfuma nella successiva “Il dissolvimento del corpo con la spada”, il brano (ottimo) forse più classicamente prog della scaletta, con “Missa Nigra 2023”, rilettura di uno dei loro pezzi più celebri, ascoltato nel debutto del 1997. In chiusura i gorgheggi di basso di Diego Banchero che mettono la firma e la parola fine ad un album intenso, che dimostra non solo la validità del Segno Del Comando, ma lo stato di buona salute dell’intera scena prog italiana targata terzo millennio. Scena che, sia chiaro, è assolutamente competitiva a livello mondiale.

Un suggerimento: restano poche copie sia in cd che in vinile dell’album, quindi affrettatevi. Perdere una gemma di questo livello sarebbe davvero delittuoso.

Il Segno Del Comando: Diego Banchero – Basso; Riccardo Morello – Voce; Roberto Lucanato – Chitarre; Davide Bruzzi – Chitarre e tastiere; Beppi Menozzi – Tastiere; Fernando Cherchi – Batteria