Bruce Cockburn in concerto all’Auditorium di Roma

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Lunedì 11 marzo, alle ore 21, all’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” di Roma ci sarà il concerto di Bruce Cockburn. Lo spettacolo, organizzato da Vincenzo Berti e Gianluca Bonanno per Ventidieci, vedrà in apertura James Meadow.

Uno tra i migliori artisti canadesi, Bruce Cockburn ha avuto una carriera illustre plasmata dalla politica, dalla spiritualità e dalla poliedricità musicale. Il suo percorso lo ha infatti portato ad abbracciare folk, jazz, rock e worldbeat, a viaggiare in luoghi come Guatemala, Mali, Mozambico e Nepal e a distillare la sua peculiare prospettiva sul mondo in brani che rimangono tuttora indelebili. “Il mio lavoro”, ha una volta spiegato, “consiste nel cercare di intrappolare lo spirito delle cose nei graffi della penna sulla carta e ad estrarre note dal metallo”. La sua poetica intensa e impegnata e la complessità compositiva hanno fatto guadagnare a Cockburn grandi elogi come eccezionale autore di canzoni e venerato chitarrista. I suoi brani spaziano dall’intimità delle relazioni personali al grido di protesta, dallo sguardo documentaristico alla ricerca spirituale, e sono tra le migliori emerse in Canada negli ultimi 50 anni. Il suo modo di suonare la chitarra, sia acustica che elettrica, lo ha collocato tra i migliori strumentisti del mondo. Inoltre, continua a essere profondamente rispettato per il suo attivismo su questioni che vanno dai diritti dei nativi alle mine antiuomo, dall’ambiente al debito del Terzo Mondo, lavorando per organizzazioni come Oxfam, Amnesty International, Medici Senza Frontiere e Friends of the Earth. Questo suo impegno sociale è riflesso anche nelle sue canzoni, che spesso sono potenti veicoli per portare l’attenzione su questioni importanti. Nel corso della sua carriera, Cockburn ha abilmente catturato nelle canzoni la gioia, il dolore, la paura e la fede dell’esperienza umana. Sia che canti di ritirarsi in campagna o di affrontare il caos, sia che affronti le menzogne dell’imperialismo o abbracci verità spirituali, ha sempre espresso una posizione dura ma piena di speranza: prendere a calci l’oscurità finché non sanguini la luce del giorno. “Non possiamo accontentarci delle cose così come sono”, ha ammonito una volta. “Se non si affrontano i problemi, questi peggioreranno”.

Foto di Daniel Keebler

Per i suoi numerosi successi, l’artista nato a Ottawa è stato premiato con 13 Juno Awards, è stato inserito nella Canadian Music Hall of Fame e nella Canadian Songwriters Hall of Fame, ha ricevuto il Governor General’s Performing Arts Award ed è stato nominato Ufficiale dell’Ordine del Canada. Ma non si è mai adagiato sugli allori. “Preferisco pensare a cosa farò dopo”, dice Cockburn. “I miei modelli per invecchiare con armonia sono persone come John Lee Hooker e Mississippi John Hurt, che non hanno mai smesso di lavorare, cercando di migliorare fino alla fine come musicisti e come esseri umani”. Vecchio o no, Cockburn mostra un’urgenza palpabile nel brano che apre il suo ultimo album O Sun O Moon. “Il tempo fa pagare il suo pedaggio, ma nella mia anima sono in piena corsa”, canta nel ritornello. Sostiene la sua voce una trascinante chitarra resofonica, suonata con tutto il vigore dei suoi veterani eroi del blues.