Concerto di Riccardo Muti per l’80°anniversario delle Fosse Ardeatine

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Dalla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” di Roma, Riccardo Muti ha diretto il concerto per commemorare l’80° anniversario della strage delle Fosse Ardeatine. Le 335 vittime dell’eccidio perpetrato dai nazisti il 24 marzo 1944 nella Capitale sono state ricordate con un programma che, accanto alla prima italiana della Sinfonia n.9 “Le Fosse Ardeatine” del compositore americano William Schuman, è stato arricchito dall’Incompiuta di Schubert.

Riccardo Muti sul podio dell’Orchestra Cherubini (foto di Silvia Lelli)

Promosso dalla Fondazione Orchestra Giovanile Luigi Cherubini con il patrocinio del Ministero della Cultura, di Roma Capitale e della Comunità Ebraica di Roma e il contributo della Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’evento ha visto il Maestro Muti sul podio dell’Orchestra Cherubini, alla quale si sono uniti alcuni strumentisti della Banda dell’Arma dei Carabinieri, che proprio alle Fosse Ardeatine ha pagato un pesante tributo di sangue. Il concerto è stato organizzato in collaborazione con ANFIM – Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri, Accademia Nazionale di Santa Cecilia e Ravenna Festival. A conclusione del suo intervento di apertura e prima di iniziare il concerto, Muti ha chiesto un minuto di silenzio in memoria di Maurizio Pollini, uno dei più grandi pianisti contemporanei, scomparso da pochi giorni e suo grande amico. «L’Orchestra Cherubini è stata coadiuvata anche da elementi della Banda dei Carabinieri, bravissimi strumentisti, perché purtroppo anche alcuni di loro furono tra le vittime del massacro: è noto che Hitler odiava l’Arma, che non era genuflessa di fronte al fascismo – ha dichiarato Muti – Per il brano di apertura ho scelto l’Incompiuta: una sinfonia incompleta nella sua grandezza, intrisa di malinconia e di dolore e che quindi riflette, in un certo modo, la tragedia del 24 marzo 1944. Il fatto che non sia stata completata è un’imperfezione del lirismo di Schubert, morto a soli 31 anni, e a mio avviso si lega al dolore provato, a suo tempo, da Schuman quando visitò il Mausoleo delle Fosse Ardeatine». Muti, che nel 2019 aveva già eseguito l’opera del compositore americano con la Chicago Symphony Orchestra, ha voluto anche spiegare al pubblico l’origine e il significato delle note di Schuman: «Schuman è stato un musicista importante e prolifico del XX secolo, Premio Pulitzer per la musica. Quando venne a Roma negli anni Cinquanta con la moglie si recò proprio nel luogo del massacro: fu profondamente colpito da quello che vide e, quando tornò negli Stati Uniti, avvertì la necessità di tradurre in musica le dolorose sensazioni provate. La sua non è una descrizione dell’evento: la musica non descrive, non è pittura, ma evoca la paura, il terrore. Dunque è un’evocazione dei suoi sentimenti quando fu testimone nel luogo dell’azione atroce, che fu compiuta con la deportazione di 335 innocenti, tutti massacrati senza colpa alcuna. Nella sinfonia ci sono un inizio e una fine lenti, quasi esasperanti, come un’attesa di qualcosa di terrificante che è la parte centrale, tumultuosa, di estrema difficoltà ritmica. Un senso di morte interrompe quel cammino lugubre e si precipita poi in un finale ‘fortissimo’: è l’urlo, il grido lacerante dell’umanità».

Riccardo Muti si rivolge al pubblico

Non poteva mancare, infine, un passaggio sulla missione dell’orchestra giovanile che lui stesso ha creato, esattamente vent’anni fa, per il perfezionamento e la crescita di musicisti under 30. «Quando ho ricevuto la partitura, è riemerso in me il senso di dolore e ribellione per quel tragico evento. La musica dovrebbe poter suggerire la pace ma sappiamo che ad essa spesso segue la parola guerra – ha concluso Muti – Il fatto che su questo palco ci siano i giovani musicisti della Cherubini è una speranza: sono giovani che dedicano la loro vita, il loro tempo, alla musica e sono convinti che la loro non sia solo una professione ma una missione. Ho pensato che la presenza di un’orchestra di giovani fosse particolarmente significativa: i giovani rappresentano il futuro e vogliono un’Italia basata sull’armonia, la pace, la bellezza, la cultura. La presenza dei Carabinieri con la Cherubini è un atto simbolico significativo e spero che questo concerto possa aggiungere un piccolo granello di sabbia a quel processo di pace, fraternità e ragionevolezza che noi tutti, in questo mondo in fiamme, ci auguriamo».