Concerto del 1 Maggio 2024: oltre 2 milioni di ascolto

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Oltre 2 milioni di spettatori per il Concerto del Primo Maggio, che per la prima volta si è tenuto al Circo Massimo di Roma. La diretta su Rai 3 è stata seguita dalle 20:01 alle 21:23 da 2.050.000 telespettatori, con uno share del 10.50% e dalle 21:25 alle 00:22 da 1.837.000, con il 11.85%. Bene anche la diretta del pomeriggio: dalle 15:18 alle 16:09 1.286.000, 11.11% di share e dalle 16:09 alle 18:57 1.514.000 spettatori con il 12.56% di share.

Oltre 50 gli artisti sul palco dell’evento, presentato da Ermal Meta, Noemi e BigMama, anche se i veri protagonisti sono stati la pioggia, caduta incessantemente fino alla sera, e il fango. Disagi che però non hanno fermato il pubblico, che si è goduto ogni singola esibizione. Poche le polemiche. Morgan ha fatto un appello al Governo affinché provveda alla tutela degli artisti. Qualche disagio si è creato all’inizio delle diretta televisiva, intorno alle 15. Un forte acquazzone ha provocato problemi tecnici che hanno costretto a interrompere prima l’esibizione dei Bloom di Giusy Ferreri e poi quella dei Cor Veleno. Venti minuti di silenzio, con Ermal Meta, che ha improvvisato chitarra e voce “Hallelluja” di Leonard Cohen, riuscendo nell’impresa di far smettere di piovere. BigMama ha dedicato il suo monologo ai giovani. “Ci dicono sempre ‘non mollare, non ti arrendere, devi farcela’. Siamo figli di questa generazione che ha paura di non farcela. Sbagliare non è mai qualcosa di umano, la media deve essere altissima. Invece dovete ricordare che il fallimento è qualcosa di prezioso, ti fa ragionare su quanto credi nel tuo sogno, nella tua forza interiore. Io lo chiamo desiderio di rivalsa, la cosa più bella che ho. Sbagliare è umano e fallire è prezioso. Sarà la vostra ambizione che muoverà il mondo. Credere nei propri sogni salva”.

Morgan nel backstage del Primo Maggio 2024

Per Noemi, invece, “il Primo Maggio deve essere fino in fondo la festa delle lavoratrici e dei lavoratori, per il lavoro, per la giustizia sociale e contro le violenza sulla donne. Le donne sono trattate peggio e pagate meno sul lavoro. In Italia una donna su due non ha lavoro, molte donne hanno un lavoro precario o povero costrette al part time. Nel privato lo stipendio è di circa 8 mila euro più basso di quello di un uomo. Una donna su cinque lascia il lavoro dopo un figlio. Eppure le donne si laureano dipiù e con voti più alti. In Italia si continua a dire che dovremmo fare più figli, ma non si fa abbastanza per conciliare maternità e lavoro. E solo con l’indipendenza economica le donne possono difendersi dai soprusi e dalle violenze”. Dopo la prima parte, che ha visto esibirsi tra gli altri Malika Ayane, ex-Otago, Motta, Piotta, Leo Gassmann, il concerto è ripreso con l’immancabile “Bella Ciao” in versione dance, per lasciare poi spazio a Negramaro, Coez e Frah Quintale, Rosa Linn, Rose Villain, La Rappresentante di Lista, Achille Lauro. Accolti a fuoror di popolo Geolier e Ultimo, mentre il finale è stato appannaggio di PIero Pelù.

“Una voce va a tutte quelle persone che vengono trattate in modo diverso per il luogo di provenienza o il colore della pelle, una voce per tutti quelli che sia aggrappano al lavoro senza sicurezza, una voce va alle donne che sono troppe a subire”, ha detto Geolier alla fine della sua esibizione, “Siamo tutti uguali sotto lo stesso cielo. Viva la mia città, Napoli, che mi fa da madre e da padre”. Ironico invece Dargen D’Amico secondo cui “la Rai è un lavoratore speciale di quelli che fanno il doppio lavoro, che s’impegna per sé e per la concorrenza. L’anno prossimo il concertone sarà sul Nove. Scherzooo…..ma è lo spunto per dedicare il brano al doppio ruolo delle mamme e dei papà”. Intenso l’intervento del conduttore Ermal Meta, che si è poi esibito sul finale della serata. “Domani chi di voi andrà a scuola?”, ha esordito il cantante, “E c’è qualcuno che ha smesso di andarci? Qualcuno che si sentiva escluso, che non era a suo agio? Sapete? Il mio primo mese nella scuola italiana è stato veramente difficile. Non capivo niente di quello che si diceva in classe. Non capivo i compagni, non capivo i professori. Mi sono dovuto impegnare tanto per recuperare, al punto da addormentarmi sui libri. E per fortuna mi è stata data la possibilità di mettermi al passo con gli altri. Ricordo che i professori mi parlavano più lentamente e mi davano il tempo di appuntarmi tutto ciò che non capivo su dei quaderni. Ecco, penso che sia stato questo, all’inizio, il significato della parola istruzione per me. Avere la possibilità di vivere una scuola inclusiva, quando il termine inclusivo nemmeno si utilizzava. La parola istruzione è fortemente legata ad un’altra parola: “uguaglianza”, che significa avere tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità. A volte, però, pur nell’uguaglianza siamo diversi e qualcuno può partire svantaggiato nel proprio cammino. Ed è così che ci rendiamo conto che la parola uguaglianza, da sola, non è sufficiente. È a questo punto che ci viene in soccorso un’altra bellissima parola: “equità”. Mentre l’uguaglianza ci mette tutti sullo stesso piano, l’equità si muove dalla diversità di ciascuno, per offrirgli ciò di cui ha bisogno per realizzare sé stesso, perché tutti devono poter guardare l’orizzonte del proprio futuro in egual modo. Equità è un bambino che non è costretto a studiare in un’altra classe a causa della sua disabilità. Equità è valutare il rendimento dei ragazzi in base al loro impegno, ognuno secondo le proprie possibilità. Equità è garantire a tutti, ma proprio a tutti, non gli stessi strumenti, ma gli strumenti di cui ciascuno ha bisogno. In fin dei conti, non si può valutare un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi su un albero. L’equità nell’istruzione è essenziale per garantire un futuro in cui ogni individuo possa realizzare se stesso. Dobbiamo eliminare i pregiudizi e le barriere che limitano l’inclusione, affinché nessuno venga lasciato indietro. Perché il futuro è una promessa che dev’essere mantenuta per tutti”.