La scomparsa di Franco Bolelli, già direttore di Muzak e Gong

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L’ultimo messaggio che ha pubblicato sul suo profilo Facebook è del 19 Settembre. Scriveva testualmente .. Una visione di Con gli Occhi della Tigre che mi è essenziale.. Isabella, la bimba di mio figlio- un giorno a nove anni mentre mi stava raccontando la personalità di una delle protagoniste delle sue fantasmagoriche storie mi ha detto: “lei non deve essere prevedibile ma neanche troppo imprevedibile. Spesso se si è troppo imprevedibili si diventa prevedibili. Si deve essere imprevedibili in modo serio, non in modo strano”. E poi Brian Eno quando diceva di cercare sonorità mai sentite prima e che al tempo stesso suonassero stranamente familiari. Datemi qualche migliaio di esseri umani che creano così, anzi che sono così (ci sono, lo so) e conquistiamo il mondo ..

Viveva a Milano ed era sposato con Manuela Mantegazza. In un suo post estivo, ne aveva parlato in modo indiretto: come vedete nell’immagine che segue, un libro a cui teneva era stato proprio scritto con lei e fa bella figura accanto a quello con Jovanotti. Nell’introdurre questo patchwork letterario, Franco Bolelli aveva aggiunto la frase .. Fra tutti i libri miei, i tre più miei di tutti ..

La sua vita (personale e lavorativa) era improntata ad una filosofia vitale, epica, erotica e sentimentale. Non ho avuto l’occasione di frequentarlo, perché apparteneva alla generazione prima della mia; le sue spinte cultural/rivoluzionarie erano naive e tipiche di quel movimento 70’s che giornalisticamente nella musica ha prodotto riviste epiche come Gong e Muzak, talmente progressiste da essere difficili da trovare nella Sondrio in cui frequentavo il mio ciclo scolastico. Ti dovevi raccomandare all’edicolante, farti presentare da un militante più grande di me o ostentare una cultura musicale che non potevi avere. Poi correvi a casa con quelle preziose riviste e spaziavi con la mente tra viaggi esoterici, poesia introspettiva ed una musica che non era solo sottofondo.
Angelo Novelli era il nocchiero di questi legni che solcavano i mari procellosi.