Intervista all’Astro nascente Henry Novi che ci racconta la sua “Come acqua nell’Aria”

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Dopo aver partecipato con successo al Trofeo Nilla Pizzi 2020 aggiudicandosi le semifinali, nel mese del suo ventisettesimo compleanno esce “Come acqua nell’aria”. È scritta sulle orme dei parolieri italiani che Henry più apprezza come Mogol e Battiato. Tutto inizia quando Enrico Novello, a Milano prende la decisione di seguire lezioni di scrittura…

Ciao Henry, nel mese del tuo ventisettesimo compleanno esce il tuo singolo “Come acqua nell’aria”. Tanti auguri. Auguri per questa tua fulminante carriera. Vuoi dirci quando è iniziata e quale sia l’origine del tuo nome d’arte?                       

Il mio percorso da cantautore è iniziato a luglio del 2020, dopo il primo lockdown. Nonostante questo periodo difficile, negli anni precedenti avevo già maturato dei progetti ed ero quindi pronto per il mio esordio. Avevo frequentato infatti un corso di scrittura e un corso per parolieri dal 2018, sviluppando idee non solo per canzoni ma anche per romanzi, racconti e poesie. Quest’amore per la composizione letteraria mi ha sempre accompagnato ma ha avuto la sua prima espressione e intessitura con la musica solamente nel mio primo singolo in inglese “The best love crime” e le mie prime esperienze live al Trofeo Nilla Pizzi, grazie alle quali ho potuto compiere i miei primi passi in un settore tanto interessante quanto appassionante.

Ho scelto come nome d’arte Henry Novi perché Henry è il soprannome che mia madre mi affibbiò quando ero piccolo (mi chiamava sempre come il diplomatico Henry Kissinger) e corrisponde proprio alla traduzione britannica di Enrico, che è il mio nome anagrafico. Novi invece è un diminutivo del mio cognome Novello con cui mi chiamavano i miei compagni di liceo alludendo alla nota marca di cioccolato, ma è soprattutto la traduzione latina per “scrittori nuovi, scrittori moderni”. In effetti, io mi considero prima uno scrittore e poi un cantante. Però l’unione di parole e melodie fa di me un creatore, un artista completo. Di questo ringrazio anche la mia formazione di pianoforte classico, che è riemersa proprio quando ho intrapreso la composizione musicale.

Quali sono state le tue fonti di ispirazione sin da quando hai scoperto di essere un’artista? 

Nella mia vita ho seguito per la maggior parte del tempo ciò che mi portava intensità e il sangue caldo della passione. Dai libri ai dipinti, dalla moda alla fotografia, dalla musica classica a quella latina: sempre mi son fatto trasportare dalle sensazioni che mi facevano sentire vivo, che mi innalzavano a provare libertà ma anche il contatto con i forti sentimenti della sofferenza. Con le arti sin da bambino volevo crearmi un mondo, simile al velo di Maya: un’illusione che mi avrebbe nascosto la realtà più cruda e dolorosa. Ma crescendo ho scoperto come l’arte sia un’abile esploratrice degli antri più oscuri e sommersi del nostro Io, e proprio grazie ad essa si può giungere all’interpretazione della realtà e delle sue pene in materializzazioni magiche e catartiche. La musica permette questa catarsi sia nel cantautore che nell’ascoltatore. Ed in questo modo un vero e proprio incontro di animi si compie.

Come acqua nell’aria: da dove nasce e cosa significa per te?

Come acqua nell’aria nasce da un romanzo che sto scrivendo, ed in particolare dall’immagine del primo incontro con uno dei miei amori giovanili. Ero al liceo e stavo partecipando ad un torneo di tennis dell’Istituto, quando sul campo di terra rossa Winona mi guardò con i suoi occhi acquei e perlacei: era come se gli atomi si fossero cristallizzati, gocce d’acqua penetrassero l’aria e il mio sguardo fosse avvolto in un vortice diretto verso il mio petto. Mi innamorai di lei, il mio cuore fu preso e imprigionato in quel momento infinto.

Il video: come è stato realizzarlo? Ci racconti un momento saliente di questa fase?

Il video è stato realizzato nel bosco e belvedere del fiume Ticino nella frazione di Casottole a Torre d’isola nel Pavese, girato da Paolo de Matteis, diretto da me e Vincenzo Camporeale (mio producer) e scritto interamente da me. Trovare la location è stato impegnativo, ad un certo punto ci eravamo persi nella parte più fitta del sottobosco e nei pressi di un relitto, quando Vincenzo disse “Iniziamo a girare o viene notte. E poi come torniamo?”. Da lì iniziammo le riprese e percorrendo la selva trovammo campi aperti, viste spettacolari e viali: la location si stava aprendo a noi e ci permise di rendere in camera quell’atmosfera così coinvolgente, sfumandola in un articolarsi di ricordi in cui la mia amata Winona non esisteva materialmente, bensì spiritualmente come una dea che dava la linfa a fiori e arbusti, incastonando la memoria in un santuario di bellezze e riflessi di luce sull’acqua che accarezzavano ogni parte del cammino nella foresta. 

La chicca più divertente sulle riprese è proprio quella che vide me citofonare al campanello di un’immenso casale nel mezzo del bosco e sentire le indicazioni di una colf filippina che finì con l’indirizzarci dalla parte sbagliata del sentiero: quella dove ci perdemmo veramente. Niente paura, alla fine il GPS e lo straordinario senso dell’orientamento dell’attrice e ballerina Nivine ci riportarono alla macchina prima del crepuscolo.

Hai intenzione di fare un Ep o ci stai lavorando? Che progetti hai per il futuro? 

Dopo aver pubblicato i miei primi tre singoli, ho deciso di realizzare un EP di tre cover a sorpresa degli anni ’90, 2000 e 2020. L’EP si intitolerà Black Tie Gardens ovvero in italiano Giardini dall’abito da sera e la copertina verrà realizzata dall’illustratrice Anna Crema. Altri progetti sono in arrivo: due inediti di cui uno in stile pop-rock inglese e uno pop italiano, per arrivare poi ad un album in cui celebrerò la mia peculiarità e versatilità che tanto mi connota come cantautore (l’uscita è prevista per la prossima estate).