Patrick Paulin – Memorie dal futuro (Private Artists Records 2021)

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Come al solito quando un disco è coraggioso e l’artista è nuovo, le recensioni non abbondano! Usando un qualsiasi motore di ricerca e cercando cosa la stampa specializzata (!) ha scritto su Memorie dal futuro, si rimane basiti: pochi sono andati oltre il “compitino”, basato sul maledetto copia/incolla del comunicato stampa. Tralascio le considerazioni se questa tendenza italiota sia veramente fare giornalismo musicale o meno, perché vi annoierei e passo nel dire subito che quello di Patrick Paulin è un concept album che parte da una vena lirica, fatta di sogni e voli (più o meno pindarici) che si appoggiano su un tappeto di elettronica soft: ne esce un disco fatto di farfalle che volano in una stanza, dove l’artista cammina con passo lieve, con in mano un quaderno su cui prende appunti. Il look è ultra moderno, ma poi improvvisamente la scena cambia: il deja-vu ci porta ad una biblioteca egizia del periodo d’oro dei faraoni, per poi diventare un antro dei più ancestrali nuraghi.

Siamo però lontani dagli esperimenti del primo Battiato, ma anche del pop di Thom Yorke: quella che esce da Memorie dal futuro è una produzione chic per essere un disco d’esordio, ma che forse non necessariamente doveva presentarsi nella forma cd solo musicale. Magari poteva essere la colonna sonora di un docufilm o la semplice sonorizzazione di un progetto artistico a tutto tondo. Brani come Echi del silenzio o la title track, stanno bene come tappeto sonoro di una installazione artistica, in cui (ad esempio) sculture e videoclip riempiono una stanza, ma anche quella dove neofiti pittori si cimentano in diretta a realizzare micro dipinti o affrontano (intimorito) pareti tutte da affrescare. Se chiudo gli occhi, vedo Patrick Paulin immerso in questo tipo di sperimentazioni circadiane, piuttosto che sopra un palco e davanti ad un microfono. Per un mio personale volo della fantasia, ascoltando Memorie dal futuro mi viene in mente Hermann Keyserling ed un libro come Diario di viaggio: le canzoni di Paulin mi suggeriscono momenti in cui ci muoviamo, spinti dalla fantasia e dalla voglia di scoprire, ma anche (come sosteneva Keyserling) quella polarità dinamica fra anima e spirito.


Tracklist: Memorie dal futuro 5,51 / 200 Anni 4,35 / Cacciatori di stelle 6,43 / Civiltà dei numeri 5,03 / Vuoti di coscienza 3,58 / Echi nel silenzio 7,00 / Esodo 6,57 / Terrestri 6,16