No More Code: l’obiettivo è non smettere di sognare!

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Chitarre, alieni, alienazioni ed emozioni!! Li abbiamo scoperti ascoltando “Alienation”, un debuto tutto chitarre, rock diretto e cori che non si dimenticano. Sono giovani, ambiziosi e coraggiosi. Incontrarli per farci raccontare di più era il passo successivo.

Come nasce la band? Ci fate un po’ di storia del vostro percorso?

Grazie Gianni, è un piacere essere ospiti di Musicalnews. Siamo i No More Code, una giovane band di Varese/Como nata nel 2016 inizialmente con il nome Mugshot. Attualmente siamo in cinque, Alex alla voce, Mastro alla chitarra solista, Lero alla chitarra ritmica, Erik al basso e Andre alla batteria. La band è stata fondata da Alex e Mastro e dopo numerosi cambi di line up la band ha raggiunto la sua forma attuale con l’ultimo ingresso di Andre alla batteria nel 2020. Alex si affaccia al mondo della musica come batterista e dopo aver suonato per qualche anno in una band di amici decide di dedicarsi al canto. Lero invece è entrato nella band come batterista e poi per esigenze organizzative della band è passato a suonare la chitarra ritmica. Siamo tutti in grado di comporre, generalmente Mastro e Lero si occupano della parte armonica, Andre ed Erik della parte ritmica e Alex della parte melodica e la stesura dei testi. Questo però non è uno schema fisso, Alex e Lero hanno competenze anche ritmiche, gli altri sono in grado di intervenire sulle melodie e le armonie. Nel 2018 abbiamo incontrato il produttore Pietro Foresti con cui abbiamo sviluppato il progetto che ha portato al nostro primo album “ Alienation”. Nel 2021 abbiamo firmato un contratto discografico con Vrec e abbiamo cambiato nome da Mugshot a No More Code.

Apprezzo molto la vostra idea di rock: musica diretta, semplice e melodica, che mescola Green Day , Nickelback e in generale l’attutudine del post grunge . Ultimamente mi sembra che nel mondo del rock si sia perso troppo a discutere di tecnica. Avete sempre apprezzato questo tipo di sonorità?

Per noi la musica deve essere prima di tutto emozione e sentimento. Abbiamo sempre apprezzato questo tipo di musica, più spontanea. Preferiamo dare priorità ad emozioni, energia, orecchiabilità e non ci focalizziamo sulla tecnica anche perché ci sarà sempre qualcuno tecnicamente più bravo di noi. Spesso chi da troppa importanza alla tecnica lavora su degli schemi preimpostati acquisiti con lo studio e dimentica di metterci del suo limitandosi a fare cose strumentalmente complicate ma prive di sentimento.

I brani in che modo nascono? E nei testi cosa vi divertite a trattare?

I brani nascono generalmente da un ‘idea che riteniamo interessante che può essere un riff di basso/chitarra, un groove di batteria, un accenno di melodia vocale e da li iniziamo a costruirci una attorno una struttura completando il brano dal macro al micro. Non è un processo facile, molte idee non convincono, altre vengono elaborate e poi scartate. I testi dell’ultimo album hanno toccato tematiche abbastanza introspettive, la nostra difficoltà ad esprimerci, a trovare un posto nel mondo. In futuro chissà, potremmo parlare di tutt’altro.

L’inglese perché? E perché no l’italiano?

La musica che facciamo si presta alla lingua inglese. Proponiamo “Rock internazionale”, sarebbe forzato provare a cantare in italiano. L’inglese ormai fa parte della vita di tutti, in tutto il mondo è conosciuto e noi non vogliamo avere limiti di espressività. Inoltre c’è da considerare che la fonetica inglese nel rock funziona molto di più.

Cercherete di promuovere il disco dal vivo? Com’è la situazione locali nel milanese e Lombardia? La pandemia sembra aver procurato non pochi danni?

Cercheremo di portare la nostra musica live il più possibile nonostante le difficoltà del periodo. Stiamo preparando anche un set acustico per avere maggiori possibilità di suonare questo inverno. I locali disposti a far suonare sono ormai pochissimi, la situazione è veramente difficile, ma nel nostro piccolo faremo il possibile per farci conoscere. Sulle nostre pagine instagram e Facebook potete tenervi aggiornati sulle prossime date.

Siete al vostro esordio, ma dove state guardando in questo momento? Qual è l’idea del vostro futuro artistico?

Ovviamente stiamo guardando ad un futuro in cui riempiremo stadi come San Siro oppure il Wembley Stadium (Grossa risata!!!, nda). Se pensassimo a limitarci a raggiungere obiettivi mediocri avremmo già perso in partenza. Non ci deve essere limite all’ambizione anche se sappiamo perfettamente che la possibilità di arrivarci è infinitesimale. Per ora ci concentriamo sul presente e nel breve periodo lavoreremo a nuova musica, che è la cosa che trasmette più energia.