Andrea Chimenti – Il deserto La notte Il mare (Vrec/Audioglobe, 2021)

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Elogio della lentezza

In un mondo dove tutti urlano, dove tutti cercano visibilità con il nulla, Andrea Chimenti è il porto sicuro dove trovare talento e serenità.

Dagli anni ’80 con i Moda (attenzione all’accento), in quel fertile catino che erano Firenze e la Toscana con una scena dark new wave che stupì l’Italia tutta (citiamo a memoria, dai locali: Tenax, Casablanca e Manila, alle band: Litfiba, Diaframma Pankow, Neon, alle etichette discografiche: Ira, Materiali Sonori, Contempo), al decennio successivo quando, nel 1992, debutta da solista con “La maschera del corvo nero ed altre storie”, Andrea ha sempre cercato una propria identità, portando avanti con convinzione ed ostinata coerenza, un’idea di musica che è stupore e mistero. Un dipinto di note e parole che ci consegna meraviglia e riflessioni.

Anche per questo nuovo album, l’undicesimo, tra omaggi ed inediti, la sua voce vellutata ci offre dieci nuove canzoni cariche di pathos ed emozione, che, per chi ha a necessità di riferimenti, agitano fantasmi di David Bowie, Iggy Pop, Lou Reed e David Sylvian.

La grande sorpresa è la presenza di David Jackson al sax e fiati, in veste di ospite. Anche in passato Chimenti si era regalato fertili intrusioni, ma mai si era concesso a spiragli, per così dire, progressivi, visto che Jackson ha alimentato la discografia dei paladini prog Van Der Graaf Generator, ma l’illuminazione è che tra questi solchi i fiati hanno una valenza diversa, tappeto magnetico per soffuse emozioni.

L’album, volutamente non disponibile in digitale, sorta di apprezzabile ripicca verso la musica regalata, si apre con il capolavoro “Dove ho posto il mio amore”, perfetto manifesto degli umori che ascolteremo, che si esaltano con i tabulati di poesia voodoo di “In eterno” e “Beatissimo”, dove il timbro affascinante di Chimenti si incunea nel tessuto di pochi e meravigliosi accordi.

“Bimbo” è una filastrocca sinuosa, che suona terribile e notturna pur nella sua grazia. L’intero album non mostra lacune, ma citiamo anche “Milioni” dove Jackson ricama un altro intervento superlativo e “Allodola nera” con Chimenti che duetta con la superba voce di Ginevra Di Marco, ospite di lusso che si affianca al musicista dai mille volti Saro Cosentino (chitarra), poi Fabio Galavotti (basso; Moda), Antonio Aiazzi (pianoforte, fisarmonica; Litfiba) e Francesco Magnelli (pianoforte, CSI e CCCP), a documentare una trasversalità, pur nella coerenza stilistica. Come conferma la solenne “Felice” dove Chimenti declama versi come se stesse leggendo uno dei suoi libri, l’altro vestito con cui è noto l’artista.  

Come dicevano non disponibile in digitale, l’album è racchiuso in una stupenda copertina, opera di Nicola Vinci, particolare della serie “Il nodo” e vanta la produzione di Cristiano Roversi (anche al basso, synth), meraviglioso musicista mutante, leader dei Moongarden e collaboratore di tanti altri progetti.

Ma chiudiamo citando “Oltremare”, il brano conclusivo, che echeggia di sabbia, conchiglie e di pensieri portati da sirene che tra le onde hanno visto meraviglie, ma anche tanto dolore.

Con “Il deserto La notte Il mare” Andrea Chimenti si riconsegna al suo pubblico con un album che esalta la bellezza della pacatezza, il silenzio dell’eccesso e il talento brutale della dolcezza.