Steven Brown e il canto degli invisibili

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Nuovo disco solista per il fondatore dei Tuxedomoon

Steven Brown (foto: Philippe Levy)

Agitatore culturale, artista poliedrico e protagonista inquieto di innumerevoli progetti paralleli, il fondatore dei Tuxedomoon riscopre il piacere spartano del viaggio in solitaria, dando alle stampe una sorta di concept album liberamente ispirato al romanzo “The Invisible Man” di Ralph Ellison, ove il protagonista assume di volta in volta le sembianze del solitario, del diverso, del povero, dello sconfitto, di chi non è allineato al pensiero dominante. Sullo sfondo, la patria d’adozione di Brown – il Messico – con la sua storia, i suoi contrasti, i suoi colori, le sue asprezze e, soprattutto, la sua variegata, imprevedibile e straordinaria umanità. Il suono è glabro, essenziale, con la voce, sostenuta dall’impalcatura minimale di un pianoforte o di una chitarra, a tirare le fila tra le incursioni sghembe di fiati processionali e pochi altri strumenti, mentre le canzoni si dispiegano lentamente, come grani di un rosario laico, come mantra allucinati, intagliando parole nel silenzio con gesto cerimoniale.

Questo senso di marginalità si riflette nella musica, con una prevalenza del minore e di un’esposizione dimessa, e negli arrangiamenti, che alternano un suono rarefatto, gravido di attese, e improvvise deflagrazioni di suoni freddi, stridenti, alienati.

Una sola raccomandazione: non fermatevi davanti alla porta socchiusa del primo ascolto, ma fidatevi ed entrate: non ve ne pentirete.

Steven Brown – El Hombre Invisible (Crammed Disc/Materiali Sonori, 2022)