Ad un passo da Dio: i Giants of war di Rowan Robertson.

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Giants of war è un fantastico disco di hard and heavy che affonda a piene mani nelle peculiarità più specifiche del genere e ne sviscera tutti i campi sperimentati nel corso degli anni, grazie alla personalità del chitarrista Rowan Robertson che straborda, senza offuscare la band, in ogni brano. Dall’ enfant prodige buttato sotto i riflettori da R. James Dio nel 1989 non ci si poteva aspettare nulla di meno.

Lock up the wolves band

L’unica pecca, forse dovuta anche al promo che ci è arrivato, è la produzione che potrebbe indubbiamente migliorare nella masterizzazione definitiva dell’album. Facciamo una veloce carrellata descrittiva dei brani partendo da Fear, la opener del disco, che possiede la giusta grinta per accattivarsi subito l’ascolto dell’intero disco. You yourself who you really are evidenzia il gran lavoro del batterista Alessio Palizzi. Giants of war fuoriesce dalle nebbie londinesi dei primi anni ’90 e mette un po’ Piero Leporale in soggezione: non sempre sembra raggiungere le vette come nel resto del disco.

Rowan Robertson

Follow your heart è una ballad dal ritornello tanto bello quanto ruffiano, molto vicino ai mood di certi Velvet Revolver. Justicebringer si riporta sulle atmosfere di fine anni 80 come anche la successiva flessuosa The Cheater, mentre zeppeliniana è l’intro di Hey! che alterna poi con momenti più pop e melodici. Love You Hate You ci porta per mano in una cupa atmosfera. Le tastiere dell’ospite Micheal T Ross ed il basso di Caporaletti svolgono un lavoro importante per il mood di Punch in my soul, brano dalle propensioni prog, impreziosito da una chicca espressiva nell’assolo di Rowan. L’aura di Cold is the night again ci fa ripiombare nella trista realtà di un mondo che non presta sufficiente attenzione alla musica che viene dal cuore. Direi che il disco è piuttosto un valido supporto al tuor iniziato dalla band in questa primavera, che si è appena concluso nella terza decade di ottobre in Belgio, che non un lavoro che brilla di luce propria. Non ci resta che nutrire con questo la speranza di un’altra dozzina di brani, firmati da Caporaletti, Leporale, Robertson per vedere di nuovo la Lock up the wolves band dal vivo.

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