Maurizio Vaiani si racconta

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Maurizio Vaiani è un artista del quale abbiamo scritto. Il suo progetto RosGos, e il suo disco, “Lost in the desert”, la cui recensione è presente nel sito, guarda al rock di Young anche se poi i gusti musicali di Maurizio sono tanti. Abbiamo fatto una piccola chiacchierata con lui un po’ su tutto.

  1. Partiamo dal tuo disco “Lost in the desert” che io ho definito un album ispirato alla musicalità di Neil Young, come è fare un disco e non avere lo spazio (causa covid) per poi farlo ascoltare live. Questa situazione di blocco causata dal Covid in realtà non ha pesato molto sulla mia musica. Non sono un artista affermato che oltre alla pubblicazione deve vivere dei live e quindi del merchandising e di tutto quello che ci gira intorno. In realtà è stata probabilmente, al contrario, una situazione vantaggiosa, in quando dovendo rallentare per forza di cose il mio lavoro ho avuto a disposizione più tempo da dedicare al progetto RosGos. Tempo che generalmente fatico moltissimo a trovare. In questi mesi ho stretto molti contatti nuovi e quindi a conti fatti sono stati mesi molto proficui
  2. Basta guardare la tua pagina Facebook per capire che i tuoi gusti musicali sono diversi, basta citare gli ultimi video postati: dEUS, Depeche Mode, Pj Harvey. Il tuo ideale musicale quale è? Non penso di avere dei veri e propri ideali musicali da raggiungere, per lo meno quando compongo, quando con il mio produttore Toria costruiamo una canzone o un album intero non abbiamo un punto unico di riferimento. Ci parliamo, ci confrontiamo e poi nascono cose che spesso vengono rimodellate di nuovo o addirittura scartate. Ma ciò avviene solo considerando il nostro gusto musicale e il piacere che abbiamo nell’ascoltare ciò che produciamo. Poi è inevitabile che anche senza volerlo il tuo background ti porta in certi lidi che conosci bene, che quotidianamente ascolti. Ma non è una decisione presa a tavolino, non è un obiettivo che fissiamo
  3. Conosco tanti ragazzi che amano la musica: ascoltano una musica molto lontana dal rock, cosa che non va demonizzata perchè loro si esprimono così. Mi chiedo se però ci saranno per loro dei “miti” durevoli come valeva per noi, considerando la attuale liquidità della musica. La liquidità della musica credo sia una questione alla quale ogni artista, anche il più grande, debba ormai fare i conti. A mio avviso difficilmente ci potrà ancora essere un “mito” nella musica, questo perchè spesso c’è bisogno di sedimentazione. Il tempo aiuta in tal senso. Ma purtroppo di tempo ormai non ce c’è più. Esce un gruppo, un cantante e nell’immediato è sostituito da un altro gruppo o cantante. E’ la velocità dei nostri anni. Da una parte hai modo di conoscere una valangata di nuova musica ogni giorno, dall’altra difficilmente avrai modo di approfondirla a tal punto di trasformarla in “mito”.
  4. Per gli americani il nuovo rock è dato dal rap: nelle varie classifiche rock si trovano West o Lamar che riescono a mischiare i generi, cosa ne pensi di questa direzione. In effetti questa è la direzione, non solo americana. C’è da dire che in America il rap dice la sua da molto tempo, magari non nelle alte classifiche come oggi, ma la sua presenza e comunque la sua commistione con il rock è ormai cosa consolidata da molti anni. E vista la molteplicità delle etnie di quel Paese mi sembra un accadimento ovvio. Mi suona un po’ forzato qui da noi, ma è probabilmente solo un’apparenza. Con il tempo potrebbe essere un modo di far musica più naturale pure nei nostri studi di registrazione senza forzare scopiazzamenti ma acquisendo una propria identità.
  5. Quale sarà il futuro, non solo della musica, ma degli eventi nel mondo con il covid? Alcuni si sono inventati a pagamento i live in streaming. Ma secondo te esiste proprio un futuro? E non parlo solo degli artisti ma di tutto quello che c’è intorno. Domanda senza alcuna risposta certa direi. Sicuramente il futuro del mondo musicale sarà completamente diverso da quello che abbiamo conosciuto. E’ in corso una trasformazione storica e soprattutto veloce. Nel mio immaginario futuristico mi viene da pensare che ognuno di noi sarà il proprio artista preferito. Si creerà la propria musica e con aggeggi tecnologici spaziali si ritroverà su un palco che lui stesso opzionerà, sceglierà le sue luci, i suoi effetti, i suoi fonici e con un pubblico multimediale potrà fare il proprio show, da casa. Solo un sogno fantascientifico ? Lo scopriremo, a breve.