Blind Golem: tra fantasia e realtà!

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Sembrava un sogno, quasi una boutade, ed invece cinque amici, dopo anni di fantasia, hanno trasformato in realtà, l’idea di pubblicare un album che omaggiasse il grande amore dei protagonisti, ovvero gli Uriah Heep. Amici musicisti provenienti da altre realtà, la più nota i veterani Bullfrog, trio hard blues con cinque album all’attivo, che hanno inseguito un’idea fino a trasformala in un album imponente come “A Dream Of Fantasy”, che a sei mesi dalla pubblicazione, continua a ricevere grandi recensioni e risonanza in tutto il mondo del classic rock. Impossibile quindi farsi sfuggire l’occasione per farci raccontare come sono riusciti a coinvolgere nel progetto l’ex tastierista degli Uriah Heep Ken Hensley (Purtroppo scomparso poco dopo l’uscita del disco, nda) e il grande illustratore Rodney Matthews, noto per aver lavorato tra gli altri per Asia, Diamond Head e Magnum. A tutte le nostre curiosità, risponde il chitarrista Silvano Zago.

(Copertina di Rodney Matthews)

I Blind Golem sono l’insieme di più esperienze, ma è evidente che l’anima stilistica è un omaggio agli Uriah Heep. Siete tutti fan della band inglese o qualcuno di voi ha fatto da traino ed ha convinto gli altri?

Siamo tutti fan di lunga data. Tutti noi amiamo l’hard rock anni 70 e gli Uriah Heep ne sono una delle massime espressioni. Personalmente adoro anche i loro ultimi album e non si contano le volte che li ho visti dal vivo!

Come composizione per te e Francesco, com’è stato staccarsi dallo spirito di trio blues dei Bullfrog e pensare ad una scrittura a cinque, con l’organo in primo piano?

È stata un’esperienza molto stimolante. Francesco e io abbiamo composto tutti i brani e abbiamo spaziato in territori che di solito con i Bullfrog non frequentiamo, prendendoci più libertà. Abbiamo pensato anche alle parti di tastiere, il cui arrangiamento finale è stato ovviamente opera di Simone. Mi sono trovato molto a mio agio a lavorare in accordo con le tastiere: quando suono col trio devo riempire di più e qui invece ho ragionato più sul togliere, che è sempre un bell’esercizio.

Omaggiare i propri idoli, seppur con del materiale inedito, è certamente una bella sfida. Avete calcolato il rischio di apparire solo delle copie?

Certo, ma questo in fin dei conti era l’assunto di partenza: volevamo fare un album che risultasse come una specie di tributo alla musica che amiamo. Devo dire, però, che in corso d’opera i pezzi hanno preso anche altre direzioni, e alla fine penso che la nostra personalità emerga in maniera abbastanza chiara.

(Foto di Stefania Marostica)

Nel disco c’è forse l’ultima apparizione in studio di Ken Hensley, anima degli Uriah Heep negli anni ’70, morto poco dopo l’uscita del disco. Questa cosa immagino vi emozioni, ma sentite un po’ il peso della responsabilità di avergli donato l’ultima vetrina?

Sì, certo, la responsabilità c’è tutta. Quando abbiamo appreso la notizia, eravamo increduli. Pensa che gli scatoloni col CD ci sono arrivati il giorno stesso… Resta il rammarico di non aver potuto far sentire a Ken l’opera finita, ma anche la soddisfazione di averlo avuto ospite su un nostro brano. Il nostro timore era che il tutto potesse, nostro malgrado, risultare come un’operazione di sciacallaggio, visto che l’album è uscito quasi a ridosso del triste evento; ma per fortuna anche persone a lui vicine hanno molto apprezzato il brano e hanno capito lo spirito che ha animato questa collaborazione. Ad oggi siamo orgogliosi che sul nostro album ci sia questo tributo al grande artista che è stato Ken Hensley.

Andrea, il cantante, sembra avere una voce perfetta per questo sound, è il suo registro naturale o canta in falsetto? Quanto avete lavorato per i cori?

(Risponde il cantante Andrea Vilardo). Non utilizzo il falsetto perché poco si presterebbe al nostro genere. Utilizzo per lo più il registro misto e quello di testa. Anche quello di petto ma in misura minore. Ho dovuto adattare un po’ la voce ai brani del disco poiché il mio timbro è in genere più “pulito” (vedi “Night of Broken Dreams” o “Screaming to The stars”) e su alcune canzoni non avrebbe reso più di tanto. Ho cercato anche di non imitare pedissequamente una vocalità alla Byron, ma di dare un tocco più personale. Il lavoro per i cori, opera soprattutto di Francesco e Fabio, è stato veramente estenuante, anche perché sono una parte fondamentale del sound che volevamo creare, quindi ci abbiamo dedicato molta cura.

“A Dream Of Fantasy” per ora è stato accolto in modo incredibile in tutte le recensioni, io stessa non riesco a farlo uscire dallo stereo. Ma secondo te c’è un difetto? Cosa cambieresti adesso?

Siamo molto contenti e quasi esterrefatti del consenso che stiamo raccogliendo. E anche riascoltando l’album, la soddisfazione per aver creato qualcosa di valido rimane. Forse il suo difetto è di essere un po’ troppo lungo, ma d’altronde avevamo molta carne al fuoco e, presi dall’entusiasmo, abbiamo deciso di tenere tutto. Penso che alla fine sia stata la scelta giusta.

La copertina è opera di Rodney Matthews, noto illustratore del mondo rock? Come l’avete coinvolto nel progetto? È stato complicato convincerlo?

Questo era un altro sogno nel cassetto, dal momento che Rodney Matthews è un artista che abbiamo sempre ammirato. Quindi ci siamo detti: “perché no?” e abbiamo provato a contattarlo tramite il suo sito, con una breve descrizione di quello che facciamo. Lui non è solo illustratore, ma un vero appassionato di musica e con molta disponibilità ci ha inviato una serie di immagini da vagliare. Non è stato facile, perché erano tutte molto belle e suggestive, ma alla fine la scelta è caduta su quella che ritenevamo più adatta al nostro genere. Ancora ci sembra strano che il nostro album possa stare in un’ideale galleria con quelli dei Magnum o dei Diamond Head!

Che novità ci sono per il futuro immediato? A parte la speranza di poter presentare il disco dal vivo, ci sarà un seguito discografico?

Ovviamente il primo traguardo sarà quello di poter finalmente presentare “A Dream Of Fantasy” dal vivo, non vediamo l’ora (La band presenterà l’album il 26 giugno al Giardino Music Club di Lugagnano, Verona e suonerà il 18 luglio al “Porto Antico Prog Fest” di Genova, nda)! Quella live è la dimensione ideale per la nostra musica, e aver fatto uscire un album prima ancora di suonarlo davanti al pubblico ci sembra ancora un po’ surreale, anche se fortunatamente l’accoglienza è stata ottima. Nel frattempo stiamo componendo nuovo materiale. Per ora non c’è niente di stabilito, stiamo concentrando i nostri sforzi sulla promozione del nostro album di debutto, ma in futuro non sarebbe male dargli un seguito, chissà!

Blind Golem: Andrea Vilardo: voce solista, Silvano Zago, chitarre; Simone Bistaffa, organo e tastiere; Walter Mantovanelli: batteria; Francesco Dalla Riva: basso, cori e voce solista.

Ospite speciale: Ken Hensley, Hammond B3 e chitarra slide