Lemuri Il Visionario – Viaggio al centro di un cuore blu (Vrec, 2021)

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“La vita va osservata con gli occhi colmi di meraviglia e stupore” (Lemuri) Il capolavoro magnetico di un sognatore idealista. Basterebbe “Niente da dire”, terzo brano in scaletta, per capire che siamo davanti ad un grandissimo artista. Un testo struggente (“Come invecchiano i sogni ad ogni nuovo dolore…”), cucito su una melodia docile di pianoforte, che citando dubbi e ferite, diventa un meraviglioso un inno alla vita. Un brano che in un mondo normale dovrebbe essere il più grande successo dell’anno. Ma Lemuri Il Visionario; una storia piena di storie, che ci faremo raccontare presto in un’intervista (Se dico Sanremo, Tre Allegri Ragazzi Morti e Haiducii vi incuriosisco?); è molto di più. Questo secondo che ha avuto una lunga gestazione, passando prima da una splendida opera a fumetti con risonanza mondiale, realizzato all’illustratore Giulio De Vita (a cui il libretto del cd è naturalmente ispirato), ce lo conferma canzone dopo canzone, esibite con una voce sicura e bella, in possesso di una timbrica seducente e con una pronuncia impeccabile. La maturità di scrittura, ingigantita da una produzione importante e da musicisti realmente connessi con l’artista, è evidente in ogni singola canzone.

Pensiamo alla dichiarazione di indipendenza “Sarò diverso”, il reggae di “Malinconia rivoluzionaria”, l’emozione di “Mentre piove” con uno splendido solo di chitarra acustica, il pop teatrale di “Don Chisciotte”, la confessione ipnotica di “Il viaggiatore immobile” e quella idealista di “Controcorrente”. A dirla tutta, non c’è un solo brano da trascurare e citare Giorgio Gaber, Lucio Dalla, Lucio Battisti fino a Giulio Casale, non credo sia offensivo. Ed anzi il coraggioso rifacimento di “Ha tutte le carte in regola” di Piero Ciampi, conferma che siamo al cospetto di un vero talento, un grande artista che ci arriva nel pieno della sua maturità creativa e che merita l’attenzione di chi la musica italiana la ama davvero. Pur nel dualismo di artista e persona (vero nome Vittorio Centrone), l’impressione è che il viso scolpito dal tempo di Lemuri sia lo stesso dell’uomo, perché è davvero impossibile che nelle sue canzoni ci sia finzione. E quando lo vediamo allontanarsi in copertina, dopo aver ascoltato questo album, abbiamo la certezza che in quella valigia c’è anche un po’ di noi.