Chianluca – Vivere all’infinito (VRec, 2024)

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Gianluca Chiarelli nell’insolito e, mi si conceda, poco efficace pseudonimo di Chianluca, debutta su album, dopo alcuni anni spesi a studiare, suonare e a cementare una propria identità. Il tempo non è trascorso invano perché oggi Chianluca ha trasformato l’amore per la musica in qualcosa di personale, offrendo un’impronta stilistica talmente fuori dal tempo, da apparire forse obsoleta, ma totalmente unica. Infatti chi si sognerebbe di presentarsi davanti ad una tastiera a cantare brani tra il pop e il prog? Ricamati con un’enfasi che ricorda Alan Parsons, Meat Loaf, John Miles, e gli Electric Light Orchestra e, se vogliamo restare in Italia, l’Umberto Tozzi anni ’80 e il meno noto, ma bravissimo Gianni Togni. Musicisti che cercano la forma canzone, ma la tessono con un vestito fatto di parti strumentali ricercate.

Otto brani con il pezzo che intitola l’album (300 copie in tiratura limitate con busta a cartoncino), che si dimostra il più equilibrato con il suo crescendo armonico. “La zucca nel castello”, che apre il cd, è una sorta di danza fiabesca con tratti progressivi, “Disco Sapiens” gioca invece con i ritmi dance anni ’70. Se la rilettura reggae di “Emozioni” il classico di Lucio Battisti è interessante, molto meglio “Tu vuo’ fa’ l’americano”, classico senza tempo di Renato Carosone, proposta con lo stesso ritmo in levare.

Tornando ai pezzi a sua firma, piace il tocco oscuro di “Eclissi di marzo” e la malinconia lunare di “Girasoli”. Tocca a “Il buio nel deserto rosso”, tenue strumentale dal sapore di colonna sonora, chiudere un album che offre momenti di pura bellezza e qualche passaggio nella banalità. Ed è in quegli spazi vuoti che Chianluca dovrà cercare di dare il meglio, magari incentivando la parte progressiva, che gli garantirebbe un seguito di pubblico schierato e più fedele che al momento ancora non c’è. E, compresa la qualità della sua proposta, è uno spreco che un vero artista non merita.

Chianluca: voce, synth bass, tastiere

Stefano Cozzi: chitarre ed effetti

Andrea Morando: batteria