Flavio Ferri: un disco con Luca Ragagnin, Gianni Maroccolo, Livio Magnini e molti altri.

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E’ disponibile da oggi il disco “Testimone di passaggio” (cd e vinile Vrec/Audioglobe) il nuovo album di Flavio Ferri, fondatore e sound designer dei Delta V. Dieci canzoni tra rock d’autore e sperimentazioni sonore, con numerosi ospiti:  dal compagno di avventura dei Delta V Carlo Bertotti a Gianni Maroccolo (Litfiba / CSI / PGR), Livio Magnini (Bluvertigo), Marco Trentacoste (Deasonika), fino a Codice Ego, Elle, Mia Ferri, Paolo Gozzetti, Valerio Michetti, Olden, Marco Olivotto, Fabrizio Rossetti, Ulrich Sandner, a costruire un cast composito e variegato. I testi di Luca Ragagnin (scrittore e celebre per la collaborazione nei testi degli album dei Subsonica), disegnano paesaggi di vera e propria poesia contemporanea, e riflettono il nostro presente assieme alle tensioni che attraversano l’animo di molte persone.

“Testimone di passaggio”, ad eccezione dei tre singoli scelti “Odio”, “Le verità roventi” e “Bambina da canzone”, non è disponibile in nessuno store digitale ma solamente nei negozi (fisici e online): www.vrec.it (dove sono disponibili anche alcune copie autografate), Amazon, IBS o lo store stesso del distributore audioglobe.it .

“Testimone di passaggio” è «una collezione di dieci canzoni che appartengono inequivocabilmente al nostro presente. Impossibile inquadrarle in un genere, perché echi di ogni tipo si rincorrono tra loro, senza mai emulare un sound specifico, ma dimostrando che tutte le influenze musicali di una vita sono state digerite e metabolizzate. Il risultato è un paesaggio sonoro che non suona in alcun modo derivativo» afferma Ferri. 

Flavio Ferri ha affidato alla propria voce il compito di dare suono alle parole mai scontate di Luca Ragagnin, definite “furibonde”. Non tanto una narrazione, quanto uno scavo nel proprio sentire, che suona sufficientemente universale da permettere a chiunque di immedesimarsi in esso. Difficile segnalare i brani più importanti, perché l’album è in realtà un tutt’uno a prescindere dalla varietà sonora che lo caratterizza. “Bambina da canzone”è un quadretto ironico ma tristissimo sull’eccessiva importanza dell’immagine nei nostri tempi. “Le verità roventi” si rifà a suggestioni kingcrimsoniane ben rielaborate. “Houdini”è probabilmente la ballata che Ivano Fossati avrebbe potuto scrivere come suo capolavoro interiore. “Odio”(primo singolo) è un brano che suona come asfalto liquido e riflette in maniera ruvida sulla relatività di concetti come gioia e pace. “Scoppio di dio” è però la vera pietra miliare, anche dal punto di vista del testo: monumentale, per lunghezza e densità, supportato dalle sonorità geniali evocate da Flavio Ferri, sospese tra i synth e le dissonanze di Paolo Gozzetti e il basso inconfondibile di Gianni Maroccolo, ospite anche in altri due brani. Per molti versi, il significato dell’album è suggerito dalla copertina, un’elaborazione della giovane artista Giada Cardillo che ha curato anche le illustrazioni interne. Nell’immagine, il protagonista sale lungo una scala che conduce a un treno, che a sua volta necessariamente condurrà altrove. È lui il testimone di passaggio evocato dal titolo, colui che osserva e riflette su ciò che lo circonda? O è la scala a essere testimone del suo, del nostro passaggio, come se fossimo figurine in un gioco assai più ampio di noi, che non comprendiamo a fondo? La copertina non dà risposte, e neppure l’album si spinge in quella direzione. Certamente però pone domande importanti, spesso in maniera sottile, ed è ciò che la musica vera dovrebbe fare oggi. In questo senso, è difficile immaginare un lavoro più riuscito di “Testimone di passaggio”, un album in grado di proiettare una grande immagine nitida a partire da una serie di dettagli disperatamente sfocati.